ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 5 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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Jane arrivò davanti alla grande villa della zia, doveva trovare un modo per entrare senza farsi vedere. Entrò nel giardino, la serata era tranquilla e il cielo era limpido senza nuvole, questo significava che la zia era tranquilla e probabilmente non aveva ancora scoperto la nuova fuga di Jane, il meteo all'interno della casa, infatti, rispecchiava le emozioni della zia Berenilde, quindi se fosse stata arrabbiata il cielo sarebbe stato coperto di nuvole. Jane sospirò per poi decidere di entrare attraverso la finestra delle sua stanza, per fortuna la sua camera era a pian terreno e quindi non sarebbe stato difficile scavalcare.
Dopo aver trovato la finestra giusta, che per fortuna aveva lasciato aperta, con l'aiuto di qualche pietra trovata lì vicino, riuscì ad attraversarla senza troppi problemi.
Passò qualche ora, erano quasi le dieci di sera e Jane era sdraiata sul letto a leggere qualche libro che aveva preso dalla libreria di Chiardiluna, quando qualcuno bussò alla porta, Jane senza smettere di leggere disse
<Avanti>
La porta si spalancò, un uomo molto alto dallo sguardo di ghiaccio era piazzato sulla soglia con le braccia incrociate come in attesa di un ulteriore permesso di entrare, Jane alzò lo sguardo dal suo libro per poi sorridere alla vista del cugino,
<Entra pure Thorn>
Lui fece qualche passo in avanti per poi richiudere la porta alle sue spalle, si guardò in torno per poi fare una faccia disgustata, effettivamente la stanza era abbastanza in disordine, la maggior parte dei vestiti erano accatastati sulla sedia in mogano o per terra, il letto era ricoperto di libri aperti e vari fogli accartocciati. Jane sapeva bene che il cugino era fissato con l'ordine e la precisione, esattamente il contrario di lei,
<Che c'è?>
Aggiunse poi Jane divertita, Thorn gli lanciò un'occhiata come di rimprovero,
<Dovresti mettere a posto>
Aggiunse avvicinandosi ancora di qualche passo alla cugina, Jane sorrise
<Probabilmente>
La ragazza si scostò un po' più in là per lasciare un po' di spazio per far sedere il cugino, lui sbuffò per poi sedersi,
<Che volevi dirmi?>
Chiese Jane, anche se sapeva benissimo di cosa il cugino voleva parlare, cioè della sua imminente partenza per Anima,
<Domani mattina presto partirò, anche se tu già lo saprai>
Disse lui dando un'occhiata al suo orologio da taschino, Jane alzò un sopracciglio,
<Ehm, di cosa stai parlando?>
Disse Jane distogliendo lo sguardo da quello del cugino,
<Ti ho vista mentre origliavi la mia conversazione con la zia>
Disse semplicemente lui, Jane non rispose, Thorn lanciò un'occhiata alla finestra ancora spalancata,
<Sei anche andata a farti un altro giro, vero?>
Non sembrava arrabbiato, quindi Jane annuì, Thorn tornò a guardare la ragazza,
<Jane, ormai sei un'adulta, dovresti cominciare a comportarti come tale>
Disse lui in tono freddo, Jane conosceva bene il cugino e sapeva quanto lui ci tenesse a lei anche se non lo dava mai a vedere,
<Forse dovresti cominciare a pensare a un lavoro serio e stabile per la tua vita>
Continuò lui lanciando un'altra veloce occhiata all'ora, Jane non disse niente ma continuò ad ascoltare in silenzio quello che Thorn diceva,
<Sai avrei preferito aspettare ancora un po', ma credo che sia arrivato il momento>
Thorn lanciò un altra occhiata disgustata alla pila di vestiti sulla sedia,
<Il momento per cosa?>
Chiese Jane, Thorn tornò a guardarla,
<Mi serve aiuto all'intendenza, soprattutto adesso che sto per sposarmi...>
Pronunciando l'ultima parola fece una smorfia, per poi continuare a parlare,
<Potresti aiutarmi tu, ne ho già parlato con la zia e lei crede che sia un ottima idea>
Jane sgranò gli occhi, di solito quasi nessuno si fidava di lei per affidarle dei compiti, dicevano tutti che era troppo immatura e impulsiva,
<Non credo di essere all'altezza Thorn, dovresti trovare qualcun altro per aiutarti>
Jane abbassò lo sguardo, Thorn gli lanciò un'occhiata,
<Io credo invece che tu sia in grado, sei più intelligente di quanto pensi e io mi fido di te>
Detto questo lanciò un altra occhiata all'orologio, Jane alzò lo sguardo verso il cugino e gli sorrise,
<Ora è veramente tardi devo andare, ero venuto solamente per dirti questo e salutarti>
Disse lui alzandosi dal letto,
<Salutarmi?>
Ripeté Jane alzandosi anche lei, Thorn annuì,
<Domani mattina presto parto per Anima, probabilmente tu dormirai ancora quando me ne andrò>
Jane smise di sorridere, adesso sembrava tutto così reale, Thorn stava veramente per sposarsi,
<Quando tornerai?>
Chiese lei,
<Tra qualche giorno, non mi fermerò a lungo>
Jane annuì,
<Bhe, allora fai buon viaggio>
Disse al cugino rivolgendogli un grande sorriso, lui annuì per poi uscire dalla stanza.

Passarono diversi giorni e Jane non era più uscita di nascosto, aveva anche chiesto scusa alla zia per la sua fuga notturna ed era andata a parlare con Evelyn della proposta di Thorn, l'amica appoggiava pienamente l'idea.
Un giorno Jane si trovò nel salotto a prendere il tè con la zia mentre chiacchieravano un po',
<Allora pensi di accettare?>
Chiese improvvisamente la zia Berenilde mentre passava lo zucchero alla nipote,
<Che cosa?>
Chiese Jane anche se sapeva a cosa si riferisse, la zia non ne aveva ancora mai parlato ma Jane sapeva che era solo questione di tempo prima che tirasse fuori il discorso "lavoro all'intendenza",
<Intendi accettare il ruolo da vice-intendente?>
Chiese tranquilla la zia sorseggiando il suo tè,
<Credo di sì, non sono molto sicura di quanto io possa aiutare Thorn, ma lui ha detto che si fida di me e non voglio deluderlo>
Esclamò Jane sorridente, la zia gli rivolse un dolce sorriso per poi sporgersi leggermente dal divanetto per accarezzargli la guancia,
<Tesoro, noi crediamo che tu possa farcela, devi solamente cominciare a crederlo anche tu>
Disse affettuosamente la zia, Jane si sentì subito molto più sicura di sé e annuendo rivolse un sorriso alla zia.
Continuarono a chiacchierare per un po' fino a quando il grande portone di legno si spalancò, Jane si voltò a guardare incuriosita, dalla porta entrarono Thorn seguito poi da una ragazza molto bassa dai capelli ricci e scuri e occhi castani incorniciati da un vecchio paio di occhiali, al collo portava una vecchia e stravagante sciarpa, al suo fianco una donna poco più alta di lei, aveva dei grandi denti sporgenti e i suoi capelli grigi erano raccolti in uno chignon, erano tutti e tre completamente zuppi. Dopo poco entrò anche la nonna che era fuori in giardino sulla sua sedia a dondolo. La zia Berenilde fece un dolce sorriso compiaciuto per poi alzarsi,
<Mia cara ragazza>
Fece la zia per accogliere la dama dai capelli ricci,
<Avvicinatevi, fatevi ammirare>
Disse dolcemente porgendo una mano alla ragazza, che continuava a guardare incuriosita i tatuaggi sulle braccia della zia, Jane  rise leggermente per poi alzarsi anche lei dalla poltrona, ma non disse niente, aveva promesso al cugino che si sarebbe comportata bene,
<Credo di essere troppo una qualunque per essere osservata>
Disse un po' timidamente la ragazza, la zia sorrise ancora di più, Jane capì che aveva qualcosa in mente,
<Non mancate certo di franchezza, in compenso. Una novità, eh, mammà?>
Disse poi la zia lanciando un'occhiata alla nonna che si era seduta su una sedia un po' più lontana,
<Te lo dicevo, figlia mia. Questa fanciulla è di una semplicità candida>
Rispose la nonna sorridendo, la zia sorrise per poi rivolgersi nuovamente alla ragazza,
<Ma sto dimenticando i mie doveri>
Affermò,
<Non mi sono neache presentata, sono Berenilde, la zia di Thorn e di Janette>
Disse indicando Jane e Thorn con un veloce movimento della mano, la ragazza con gli occhiali guardò curiosa Jane come se non l'avesse ancora notata,
<Gli voglio bene come dei figli, e sono sicura che presto vorrò bene anche a voi come una figlia. Potete quindi rivolgervi a me come a una madre. Accomodatevi, dunque, cara ragazza e anche a voi signora Roseline>
Disse la zia sorridendo alla donna dai denti sporgenti.
Prima che si sedettero tutti a tavola Jane si avvicinò alla ragazza, accertandosi che la zia e Thorn fossero abbastanza lontani da non sentire,
<Piacere, io sono Janette, ma tutti mi chiamano Jane, tu come ti chiami?>
Disse Jane facendo una piccola riverenza quasi impercettibile, come gli ricordava sempre di fare la zia,
<Mi chiamo Ofelia>
Disse la ragazza un pò timidamente, Jane sorrise,
<Bene Ofelia, per qualsiasi cosa può rivolgersi a me, adesso andiamo a tavola>
Disse Jane notando che ormai quasi tutti si erano seduti al lungo tavolo, Ofelia annuì per poi andarsi a sedere.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora