ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 31 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Evelyn si faceva strada fra la folla di nobili ammassati nella grande hall del teatro per riuscire ad arrivare alle scalinate, cercando anche di non farsi accecare dall'abbagliante luce dei lampadari di cristallo.
La giovane donna indossava un abito nero e blu notte con le piccole maniche che lasciavano scoperte  le spalle e parte del petto. Portava un girocollo di pizzo corvino ed aveva i capelli raccolti in una treccia.
Accanto a lei c'era Jane, lei indossava l'abito bianco e rosso dalle ampie maniche che le aveva visto portare quella mattina e i capelli sciolti le ricadevano sulle spalle.
Entrambe avevano deciso di prendere i primi ascensori disponibili per il teatro, dato che sarebbe stato Archibald a guidare tutta la troupe di attori con l'ultimo.
Mentre le due giovani camminavano Eve notò che l'amica aveva un' espressione piuttosto accigliata e le posò una mano sulla spalla.
Jane, durante il loro viaggio in ascensore, le aveva raccontato la breve riunione di famiglia ed Evelyn si sentiva abbastanza in colpa per non essere stata presente ad aiutare l'amica. Sapeva quanto potevano essere estemi e crudeli i Draghi ed averli come famiglia doveva essere altrettanto difficile.

<Stai bene?>
Chiese Eve, mentre l'amica si girava al contatto.
Jane sbuffò per poi girarsi verso di lei.
<Certo che sto bene!> Esclamò, per poi aggiungere, <Solo che l'opera è veramente noiosa...>

<Il teatro non è male! E poi tutti gli attori si sono impegnati molto...>
Ribattè Evelyn ripensando ai giorni di prove e preparativi.

<Certo, certo, ma è comunque una noia...>

Proprio quando Evelyn stava per rivolgersi di nuovo all'amica vide avvicinarsi a loro con passo deciso un grosso uomo dalla pelle abbronzata con dei visibili tatuaggi sulle braccia, un Drago.
La giovane donna allora lanciò un' occhiata a Jane che a giudicare dalle sopracciglia inarcate doveva aver notato anch'essa l'uomo.
Ci vollero pochi secondi perchè questo le raggiungesse, parandosi poi davanti a loro.

<Godefroy,> disse Jane incrociando le braccia, senza distogliere lo sguardo dal viso dell'uomo <Cosa vuoi?>
Allo sguardo interrogativo della ragazza il Drago scoppiò in una fragorosa risata.
<Ah, Janette,  cinque anni e non sei proprio cambiata! Beh, padre Vladimir vuole che ti unisca a noi sul nostro palco, sei un Drago e fra non molto c'è la caccia.>
Alle parole di Godefroy Evelyn sentí l'amica irrigidirsi visibilmente.
Effettivamente Eve non ci aveva pensato, la caccia dei Draghi si stava avvicinando.
Ogni anno era sempre più stressante recarsi a casa dell'amica dopo questa e non sapere se avrebbe ritrovato Jane o solo qualche brandello insanguinato.
Avrebbe decisamente dovuto parlare della questione con lei, ma per ora avrebbe aspettato la fine dell'opera.
Eve lanciò un altro sguardo alla ragazza accanto a lei, che dal canto suo fissava ancora il cugino.
<Fammi strada.>
Sospirò Jane poggiando le mani sui fianchi per poi girarsi verso Evelyn con sguardo determinato.
<Allora ci vediamo dopo, Eve!>
Evelyn sapeva che lo stava dicendo perchè non aveva scelta, la sua famiglia non le stava dando scelta, e la giovane della Rete sapeva anche di non poter fare niente contro i Draghi, non fuori Chiardiluna.

<Va bene, per favore sta attenta...>
Rispose Eve con un sospiro, guardando prima la ragazza e poi Godefroy.

I due Draghi ci misero poco a sparire fra la folla ed Evelyn decise di riprendere la strada verso il suo palco.
Dopo aver superato la gigantesca hall e aver salito qualche rampa di scale, la giovane scostò finalmente le tende in velluto rosso che l'avrebbero portata al suo palco sopraelevato.
Sotto richiesta del cugino, Eve sarebbe stata in compagnia di Archibald, Thorn, del sire Faruk e tutta la sua schiera di favorite. La presenza del sire Faruk rendeva la giovane donna alquanto ansiosa, ma era sempre meglio del dover sedersi insieme alla propria madre.
Accostato il velluto Eve entrò nel palco d'onore, c'erano posizionate numerose poltrone, una più grande delle altre ed il soffitto era particolarmente alto.
Le rifiniture del muro nonchè la ringhiera che divideva la stanza dal teatro erano in oro scintillante e vi erano numerosi tavolini sui quali erano appoggiati dolciumi, scacchiere o carte da gioco.
L'unica persona presente oltre a lei era Thorn che ricurvo su una poltrona fissava il suo orologio da taschino con intensità.
<Intendente.>
Salutò Eve per poi andare a sedersi una poltrona dopo quella su cui era Thorn.
L'intendente, dopo essersi girato verso di lei la salutò con un veloce cenno della testa per poi tornare assorto nei propri pensieri.
Dopo svariati minuti i due vennero raggiunti da Archibald e successivamente dal sire Faruk che, con gesti lenti e pigri si accasciò sulla sua poltrona insieme al suo seguito di donne ingioiellate che sembravano seguire ogni suo movimento.
Il sire Faruk era immenso, non era la prima volta che Evelyn lo vedeva cosí da vicino, ma ne rimaneva comunque intimidita. Il suo volto era senza tempo e brillava di un candore tutto suo, ma nonostante i lineamenti lisci e lo status da immortale, aveva il carattere di un bambino viziato, la giovane donna sapeva che era sempre meglio assecondarlo.
La sua presenza cosí ravvicinata faceva venire ad Eve un leggero mal di testa a causa delle onde mentali e a giudicare dalle espressioni del cugino e dell'intendente anche loro dovevano aver percepito il fastidio. Le favorite al contrario sembravano abituate al potere mentale dello spirito di famiglia e sedevano sulle loro poltrone con aria annoiata.

Ad un certo punto le luci si abbassarono e le voci del coro risuonarono per tutto il teatro.
Come succedeva ogni anno nessuno si degnava di guardare lo spettacolo, c'era chi parlottava, chi giocava a carte. Nessuno sembrava interessato all'opera, cosa che fece alquanto innervosire Evelyn, alla quale il teatro interessava molto.
L'attenzione di tutti i nobili nella sala si destò solamente dopo un commento dello spirito di famiglia.
Erano appena entrate in scena le sette cugine di Evelyn, più entusiaste che mai, quando Faruk fece un apprezzamento verso le ragazze che presto raggiunse tutti gli angoli del teatro dell'opera.
Tutti iniziarono ad applaudire fragorosamente alle giovani ed Eve, lanciando un occhiata verso Archibald, si accorse che il cugino si stava alzando con aria stizzita.

<Archi, se la possono cavare da sole, ne abbiamo parlato...>
Sussurrò la giovane cercando di trattenerlo.

<Devo assicurarmi che stiamo bene, non voglio che un'orda di imbecilli si approfitti delle mie sorelline!>
Ribattè il cugino con un poco caratteristico tono brusco, per poi sparire fra le tende scarlatte.
Una volta andato via il cugino, Evelyn si rigirò verso il palcoscenico con un sospiro, per poi accorgersi del fruscio di stoffe bianche dall'altra parte del palco d'onore.
Faruk, che prima sembrava quasi dormire, ora rivolgeva tutta la propria attenzione alla donna che aveva iniziato a cantare sotto le luci del palcoscenico.
Madama Berenilde era raggiante e la sua voce dolce stava per intonare la nuova lirica quando parecchi nobili in prima fila sulle poltrone sottostanti scoppiarono in risatine soffocate.
Solo allora Evelyn si accorse che il valletto delle arance, quello che avrebbe dovuto interpretare il gondoliere, si era dimenticato il proprio remo e stava mimando il gesto con aria impacciata.
Il rumore dell'orologio da taschino di Thorn accanto a lei la fece girare, l'intendente fissava il valletto con aria accigliata. Eve si domandò se lo aveva già visto nel Nibelungen o se semplicemente fosse contrariato dall'errore.
Nonostante le risate ed il disappunto generale, Berenilde prese ad intonare la canzone come niente fosse, riuscendo a zittire tutti i nobili e riguadagnare di diritto il suo titolo di favorita fra le favorite.
Lo spettacolo continuava.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora