ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 1 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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<Sveglia cara cuginetta, abbiamo da fare!>

Quelle parole rimbombarono rumorosamente nella testa di Evelyn facendola destare di soprassalto dal suo sonno. Con un sospiro la giovane donna si mise a sedere sul grande letto, massaggiandosi la tempia e il piccolo tatuaggio a forma di goccia posizionato come un gioiello fra le sue sopracciglia.
Aveva detto almeno una decina di volte ad Archibald che se la voleva svegliare l'avrebbe potuto fare con un tono più moderato, ma evidentemente al cugino piaceva parecchio farle venire il mal di testa appena svegliata.
"Come se a questo non ci pensassero già tutti gli ospiti" pensò Evelyn mettendosi in piedi con un sonoro sbadiglio.

La camera della ragazza era spaziosa, la carta da parati, o almeno l'illusione che ne faceva le veci, era tendente al lilla.
Sulla parete di fronte a quella al quale era appoggiato il letto a baldacchino si trovava la porta di una cabina armadio con accanto una scrivania di legno chiaro e finemente intarsiato. L'intera stanza era perennemente illuminata dalla pallida luce della falsa luna che filtrava attraverso la grande finestra e le sottili tende candide.
La giovane donna si diresse proprio verso quelle, scostandole di più per illuminare meglio e per osservare la perenne notte d'estate che avvolgeva Chiardiluna.
A Eve piacevano la luna e le ombre che portava la notte, era un vero peccato che non si trattasse di un paesaggio vero, ciò nonostante quella era come un'opera di un artista agli occhi della giovane e valeva la pena apprezzarla.

Rendendosi conto di essersi persa nei propri pensieri osservando il finto cielo, Evelyn si diresse a passo spedito nella cabina armadio per prendere un vestito da mettere.
Era una tortura infilarsi e allacciare il corsetto, ma lei si rifiutava per principio di chiedere aiuto ai domestici e dopo anni e anni era riuscita a perfezionare la tecnica, riuscendo nell'impresa in soli cinque minuti.
Una volta sistematasi, Eve si voltò verso il suo specchio. Aveva raccolto i capelli biondo scuro in uno chignon da cui uscivano alcuni ciuffi ribelli che le si arricciavano sul viso. Aveva indossato una gonna lilla e una camicia bianca ricamata con sopra un corsetto nero di tessuto barocco.
Finalmente presentabile, la giovane donna diede una veloce occhiata al cugino per vedere dove doveva dirigersi e fatto ciò uscì dalla sua stanza.

Archibald la aspettava in una delle sale da tè mentre, seduto scompostamente su una poltrona di velluto, prendeva sorsi distratti della bevanda in una tazzina.
<Ah, eccola la dormigliona!>
Esclamò l'ambasciatore vedendola arrivare e sedersi sul divanetto accanto al suo.
<Ma salve anche a te> Rispose sarcastica Eve.
<Quali sono i programmi?> Chiese per poi addentare un biscotto che aveva preso dal tavolino davanti a lei.

<Dovrebbero arrivare alcuni nuovi ospiti fra qualche ora, ci penso io ad accoglierli. Sta per iniziare una partita di croquet nella parte orientale del giardino però, credo che ormai avrai visto l'astio che c'è fra la baronessa Clotilde e la duchessa Reginalda. Magari fa in modo che quelle due non diano problemi.>
Rispose Archibald rivolgendo alla cugina un sorriso spensierato.

<Certo, non c'è problema. Fammi avere il prima possibile il registro dei nuovi ospiti che lo sistemo in archivio.>
Mangiato un altro biscotto e finita in un sorso una tazzina di tè, Evelyn si rimise in piedi e, salutando il cugino, si diresse verso i giardini.

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A Evelyn il croquet non dispiaceva, era il giocarlo circondata da nobili pettegole che sfruttavano qualsiasi occasione per darsi noia l'un l'altra che rendeva il tutto particolarmente irritante.
Fortunatamente la legge di Chiardiluna era chiara e nessuno l'aveva mai infranta, nonostante ciò, sia lei che il cugino facevano in modo di tenere sempre la situazione sotto controllo.
Finita la partita Evelyn tirò un sospiro di sollievo e si congedò dal giardino mentre tutti gli altri nobili si affrettavano ad arrivare alle sale da ballo.
Una volta passati i lunghi corridoi e attraversata qualche Rosa dei venti Eve si trovò nuovamente nella sua camera.
Solo una volta seduta sul letto si accorse della lettera poggiata sulle coperte, la carta era rosata ed era talmente impregnata di profumo che alla giovane dava il voltastomaco, non aveva dubbi sul mittente.
Con un sospiro esasperato Evelyn aprì la busta e i suoi sospetti vennero confermati.

Inviti ad eventi dei cortigiani di Faruk ed una proposta di matrimonio con un lontano nobile della Rete che probabilmente aveva una trentina d'anni più di lei.

Erano passati sei anni da quando Evelyn era diventata maggiorenne e si era lasciata alle spalle le folli idee che la madre aveva per il suo futuro. Aveva trovato un lavoro rispettabile con il cugino ed era più che determinata ad essere la sola responsabile del proprio destino.
Nonostante tutto, nonostante i continui rifiuti, la madre continuava ossessivamente a spingerla verso il modello di perfetta figlia nobile che si aspettava da lei.
Se fosse stato per quella donna probabilmente sarebbe finita sposa a qualche barone ricco e vecchio della Rete, avrebbe ereditato una fortuna alla morte del consorte e si sarebbe dedicata alla frivola vita da favorita nelle grazie di Faruk. Solo a pensarci la giovane donna ribolliva di rabbia.
Consapevole che probabilmente la madre la stesse osservando, prese la lettera e con un gesto disinvolto la strappò in due per poi gettarla in un cestino.
Non era la prima volta che Evelyn stracciava le lettere della madre e questa non sembrava intenzionata a contattarla, a questo punto la giovane sperava solamente di non doversi trovare faccia a faccia con lei tanto presto.
Per calmarsi e rilassarsi allora Eve decise di approfittare del tempo libero dirigendosi in uno dei suoi luoghi preferiti, la libreria di Chiardiluna.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora