ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 37 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Freddo.
Il vento gelido del Polo, tanto diverso dal tepore che si avvertiva dentro Città-cielo, sembrava penetrare fino alle ossa di Evelyn, facendola tremare come una foglia.
La giovane donna cercava inutilmente rifugio dal gelo avvolgendosi il più possibile nel cappotto che era riuscita ad afferrare nella fretta del momento.
Accanto a lei, seduto sulla slitta che erano fortunatamente riusciti a recuperare con qualche clessidra, c'era Nathaniël.
Ancora vestito negli abiti dell'opera, aveva per proteggersi dal freddo un vecchio cappotto sbiadito di Archibald che Evelyn era riuscita a procurargli.
Il monocolo del Miraggio era rimasto a Chiardiluna e i capelli biondi del giovane, prima sistemati alla perfezione, erano tutti arruffati a causa del vento.
In un certo senso Eve si sentiva meglio nel sapere che non era l'unica ad avere un aspetto che rivaleggiava gli outfit più trasandati del cugino.
Nonostante ciò, il viaggio sembrava interminabile e la giovane donna non riusciva a fermare il turbine di pensieri che aveva nella testa.
La sensazione di puro panico alle parole del visconte era rimasta ed Eve stava cercando in tutti i modi di non pensare a quello che poteva essere già successo a Jane e al resto dei Draghi.
Evelyn, appena saputa la notizia, aveva allertato immediatamente il resto della Rete, ma non aveva idea di quanto tempo avrebbe impiegato l'ambasciatore a mandare dei gendarmi per controllare la situazione.

La giovane fu subito distolta dai suoi pensieri nel sentire del movimento alla sua destra.
Il visconte si era alzato e stava tirando le redini della slitta per direzionare i lupi bianchi che la trainavano.
La giovane donna si rese conto in quel momento di quanto era grata del suo aiuto; non solo l'aveva avvertita del pericolo, ma aveva insistito per accompagnarla in quella missione quasi suicida.
E lei cosa aveva fatto?
Si era limitata a versargli del vino addosso, si sentiva abbastanza in colpa per averlo trascinato con lei.
Se Nathaniël non le avesse ispirato un certo senso di fiducia avrebbe interpretato tutta quella gentilezza gratuita come un segno di potenziale minaccia.

<Grazie>
Evelyn, a causa di tutto quel vento, dovette alzare un po' la voce per farsi sentire dal Miraggio, ma quando questo la sentí si girò verso di lei con il suo solito sguardo indecifrabile.

<Perchè mi aiutate?>
La voce della giovane, un po' per via dello shock della situazione un po' per via del vento, suonava estremamente flebile.

Il visconte, dopo essersi seduto di nuovo, rimase con sguardo pensieroso per qualche secondo prima di rispondere.

<Direi che mi sento responsabile per l'accaduto, in un certo senso. Stanislav fa parte della mia famiglia, ed io ho lasciato correre fino ad ora.
E poi non vi avrei certo lasciata buttarvi da sola incontro a morte certa. Non per dubitare della vostra forza madama,> continuò Nathaniël lanciandole un veloce sguardo, <ma non mi sembra che il vostro potere familiare vi possa aiutare in qualche modo contro una bestia.>

Evelyn alzò un sopracciglio con aria scettica,
<Perchè, il vostro può qualcosa contro quelle creature? C'è un motivo per cui la caccia è affidata ai Draghi.>

A Nathaniël si fece largo sul viso il barlume di un ghigno.

<Ne sareste sorpresa...>
Ribattè il giovane Miraggio quando la slittà frenò di colpo, fermandosi davanti ad una fitta foresta innevata.

<...Spero solo di non avere necessità di usarlo.>
Colcluse il giovane uomo alzandosí e mettendo piede sul fitto strato di neve sotto di loro.
Eve, con il cuore che le martellava nel petto, fece lo stesso.
Era forse la prima volta che si trovava cosí lontana da Città-cielo e la paura di quello che avrebbe potuto trovare in quella foresta la divorava.

C'era silenzio.
Dopo pochi passi, a confermare le paure dei due giovani un nauseabondo odore di sangue li raggiunse facendo rivoltare lo stomaco di Evelyn.

<Dobbiamo correre a controllare!>
Disse Evelyn rivolta verso il Miraggio per poi correre in direzione dei primi alberi della foresta, sentendo l'odore di morte sempre più intenso.

Lo spettacolo che accolse i due ai margini della foresta per poco non fece cedere le gambe alla giovane donna.
Rosso.
La candida neve era tinta di scarlatto e molti corpi erano sparsi per terra.
Alcuni quasi completamente coperti nella neve impregnata del loro sangue, altri invece erano talmente trasfigurati che era praticamente impossibile riconoscerli come persone.
Evelyn era pietrificata, sentí un conato di vomito risalirle in gola e velocemente si tappò la bocca per distogliere lo sguardo.
Era quasi come ingoiare un masso, la giovane donna pregava con tutta sè stessa che uno di quei cadaveri non fosse l'amica.
Da dietro di lei sentí una mano sulla spalla, ma a giudicare dal viso pallido di Nathaniël non si capiva chi stesse cercando di sostenersi con la presenza dell'altro.

<Devo... cercare Jane...>
L'unica speranza che rimaneva alla ragazza era che l'amica fosse da qualche parte ancora viva e non poteva abbandonarla.

<Evelyn, le bestie non ci sono, ma potrebbero tornare in qualsia->
La frase di Nathaniël venne interrotta da un forte grido di dolore e da un ruggito, non poco lontani da dove si trovavano i due in quel momento.
Il suono di quella voce le era familiare.

Gettando all'aria qualsiasi istinto di sopravvivenza ancora si trovasse in lei, Evelyn corse a perdifiato verso il punto d'origine del grido.
Arrivata lo vide.
Un gigantesco animale dalle zanne appuntite e gli occhi infuocati era a pochi centimetri dal corpo sanguinante dell'amica.
La bocca della bestia stava per spalancarsi sulla cacciatrice, ora diventata preda, quando il rumore dei passi di Evelyn la distrassero.
L'attenzione della bestia, prima sul corpo martoriato di Jane, era ora completamente su Evelyn e il gigantesco animale si avvicinava a lei con un sonoro ruggito.
Proprio quando Eve stava iniziando a pensare che se non escogitava un piano in fretta quelli sarebbero stati i suoi ultimi istanti di vita la bestia si immobilizzò.
Gli occhi dell'animale da rabbiosi e affamati si rilassarono, la bocca irta di zanne si richiuse in un'espressione quasi felice e l'animale si rotolò al suolo come avrebbe fatto un docile cagnolino.
Evelyn, che era rimasta impietrita sul posto, ci mise qualche secondo a processare l'accaduto, quando sentí la voce ansimante del visconte alle sue spalle.

<Ve lo avevo detto...>
Disse Nathaniël per poi prendere dei profondi respiri e appoggiare le mani sulle ginocchia.

<...Che sareste rimasta sorpresa.>
Concluse con un piccolo sorriso trafelato.

Appena Evelyn si riprese dallo spavento si precipitó accanto all'amica incosciente distesa a terra.
Il cappotto candido di Jane era ormai scarlatto, la spalla della ragazza aveva una brutta ferita e una gamba era piegata in un angolo innaturale, ma respirava.

Jane respirava.
Evelyn per poco non si mise a piangere.

<Non so quanto durerà la mia illusione sulla bestia, dovremmo sbrigarci finchè è in questo stato e non se ne vedono altre in giro!>
Nathaniël, che sembrava essersi ripreso, si stava avvicinando alle due giovani.

<È ancora viva, la porto alla slitta.>
Disse Evelyn cercando di caricarsi l'amica sulle spalle, sporcandosi tutta di sangue nel processo.
Nathaniël si avvicinò, mettendosi sulle spalle il braccio sano della giovane Drago.
I tre erano quasi arrivati quando dei ruggiti risuonarono per tutta la foresta.

<Dobbiamo sbrigarci>
Disse il visconte mentre Evelyn faceva stendere l'amica sulla slitta.
Presto dalla foresta emersero i musi e le zanne di numerose bestie che calpestavano i cadaveri dei Draghi senza ritegno.
Evelyn tese la mano a Nathaniël per farlo salire sulla slitta e presto questa partí, allontanandosi dal bosco e seminando le bestie.
Non potendo dare assistenza medica immediata all'amica Eve si strappò dei brandelli di stoffa dai pantaloni del pigiama e con mani tremanti pulí le ferite con della neve e cercò di bendarle come meglio poteva per fermare l'emorragia.
Per ora non poteva fare niente per la gamba se non rimettergliela dritta, ed una volta finito il rudimentale lavoro di pronto soccorso la ragazza prese dei profondi respiri.

"Archibald, prepara una camera e chiama dei medici al più presto.
Sto tornando a Chiardiluna con Jane, è viva, ma è ferita."
E dopo aver comunicato al cugino questo messaggio la giovane donna si appoggiò al legno della slitta.

Una vita si poteva ancora salvare.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora