ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 19 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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Dopo qualche ora Jane finalmente aveva finito tutti i compiti assegnati da Thorn, lanciò un sospiro di sollievo, era esausta, guardò l'orologio, era ancora presto.
Si alzò dalla sedia per poi decidere di cambiarsi, indossò un vestito molto semplice, aveva un corpetto  nero che, a differenza di quelli che portava di solito, le stringeva solo la vita grazie a delle fibbie dorate. Il vestito che indossava sotto aveva delle maniche larghe, strette solo ai polsi, che tuttavia le lasciavano scoperti il collo e le spalle. La lunga gonna bianca invece era molto semplice e il tessuto ricadeva formando qualche piega.
Si sciolse i capelli, che gli ricaddero dolcemente sulle spalle, per poi chiamare una cameriera per essere truccata. Una volta finito decise di raggiungere la zia Berenilde alla festa organizzata da Archibald, sistemò velocemente tutte le scartoffie che aveva lanciato disordinatamente sulla scrivania per poi uscire dalla stanza.
Arrivò in una sala da gioco, la festa era iniziata da un bel po' e quasi tutti gli invitati erano ormai ubriachi, Jane scrutò velocemente la stanza per poi scorgere la zia in lontananza che giocava a scacchi con un bambino. La ragazza tossì leggermente, l'aria era impregnata di tabacco e vapori narcotici, cosa che gli dava molto fastidio. Non si stupì di non scorgere l'amica in mezzo a tutta quella gente, si pentì però di essere venuta senza trascinarsela dietro, sbuffò per poi avvicinarsi alla zia.
Stava giocando con il cavaliere, Jane sgranò gli occhi quando lo riconobbe, quel bambino non aveva affatto una bella reputazione a corte, oltrettutto era totalmente ossessionato dalla zia Berenilde, infatti Jane sospettava di ritrovarselo tra i piedi uno di questi giorni.
<Salve zia, buonasera cavaliere>
Disse Jane facendo una piccola riverenza, la zia si voltò rivolgendo un sorriso alla nipote, mentre il cavaliere continuò a guardare la donna di fronte a lui con un sorriso di ammirazione,
<Attento, cavaliere>
Mormorò la zia ritornando al gioco, nel frattempo Jane si sedè su un divanetto vicino a lei e afferrò un bicchiere di cognac,
<Scacco al re>
Annunciò la zia, il cavaliere si imbronciò tornando a guardare la scacchiera,
<Se per precettore avessi il signor Thorn giocherei a scacchi molto meglio>
Disse con voce impastata il bambino,
<Andiamo, cavaliere, vi ho procurato il miglior precettore che ci sia. Avete fatto innegabili progressi, ve lo assicuro. E in tutta franchezza non augurerei a nessun bambino di avere mio nipote come insegnate>
Jane roteò gli occhi, si era già stufata di quella conversazione, perciò si alzò per andare a far un giro, tenendo sempre d'occhio la zia che non sembrava stare in ottime condizioni.
Jane si accorse poco più in là di Archibald seduto al contrario su una poltrona, con la testa sul sedile e le gambe sullo schienale mentre teneva tra le labbra un narghilè. Aveva lo sguardo perso, malinconico, Jane non lo aveva mai visto così, si avvicinò a lui per poi inginocchiarsi di fianco ,
<Non hai una bella cera>
Archibald si voltò a guardare la ragazza, la scrutò per poi accennare un piccolo sorriso,
<Sei venuta, ovviamente splendida come sempre >
Disse semplicemente, Jane sospirò per poi guardarlo male, chissà quante sostanze aveva in circolazione.
La ragazza si voltò per poi accorgersi  che la zia si era alzata dalla poltrona, barcollava un po', sicuramente anche lei aveva esagerato con l'alcool e il fumo, la ragazza stava per precipitarsi ad assistere la zia, ma un valletto la precedette, porgendo un braccio alla signora che accettò.
Quando la zia passò davanti alla poltrona, dove c'era Archibard seduto a testa in giù e Jane inginocchiata di fianco a lui, li guardò incuriosita,
<Voi che fate così?>
Si rivolse all'ambasciatore che staccò il narghilè dalle labbra,
<osservo la mia esistenza da un'angolatura diversa>
Disse guardando il vuoto, Jane lo guardò, non aveva mai sentito Archibal dire cose così profonde,
<Questa è bella, e cosa ne deducete?>
Disse la zia ridendo e continuando a reggersi al braccio del valletto,
<Che al dritto o al rovescio è priva di senso. E che questa posizione fa venire il sangue al cervello.>
Disse storcendo la bocca in un sorriso,
<Ci lasciate già? Volete che vi riaccompagni?>
Continuò a dire lui,
<Zia vengo con voi?>
Intervenne anche Jane, la zia sorrise,
<No continuate pure la vostra meditazione>
Disse rivolgendosi all'ambasciatore,
<Tranquilla Jane, tu se vuoi resta un altro po', vado da sola in stanza>
Continuò poi rivolgendo un sorriso alla nipote, che annuì per poi guardare la zia andarsene.
Scrutò  Archibard, sbuffò, anche se non lo sopportava vederlo in quel modo gli faceva pena,
<Archibald, dovresti smettere di bere>
Disse Jane, Archibard si rigirò sulla sedia per poi mettersi al dritto,
<Mi hai chiamato Archibald...niente più Augustin?>
Disse divertito, Jane non se ne era neanche resa conto, arrossì,
<Solo per oggi...dai se vuoi ti do una mano ad andare in stanza>
Archibald sorrise,
<Non sono così tanto ubriaco come credi>
Jane alzò un sopracciglio, per poi afferrare un'altro bicchiere di cognac che gli porgeva un valletto,
<adesso quella che sta esagerando con l'alcool sei tu mia cara>
La giovane  sbuffò,
<Non rompere Augustin>
Disse scocciata per poi alzarsi, Archibald si alzò insieme a lei un po' barcollante, per poi raggiungerla lentamente,
<Ti andrebbe una partita a scacchi?>
Disse sedendosi nel posto dove poco prima giocavano la zia e il cavaliere,
<Non ti conviene, sono molto brava a scacchi>
Disse Jane ridendo leggermente della camminata goffa di Archibard, lui sorrise,
<Tranquilla anch'io me la cavo>
Poi si rialzò di scatto per avvicinarsi alla sedia opposta e scostarla leggermente per far sedere Jane,
<Prego madame>
Disse facendo un piccolo inchino e tornando al suo opposto, Jane pensò che  dopotutto non era così male passare del tempo con lui ma si ricredette subito. Neanche il tempo di sedersi che Archibald cominciò a guardare interessato dall'altra parte della sala,
<Mi scuso, ma credo che questa partita di scacchi dovremmo rimandarla, ho un dovere urgente da compiere>
E detto questo si alzò andando in quella direzione, Jane inarcò le sopracciglia per poi girarsi e accorgersi che il "dovere urgente " di Archibard era  flirtate con la signora Malodina, donna sposata e nettamente più grande di lui. Ovviamente l'ambasciatore non si smentiva mai, ogni volta che c'era l'occasione di far commettere adulterio a qualche donna lui era sempre pronto, Jane lo guardò male per poi alzarsi e tornarsene in camera sua molto arrabbiata.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora