ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 27 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Era passato qualche giorno dall'Incidente con madre Ildegarda e l'architetta sembrava essere tornata abbastanza in buona salute. Purtroppo sia per la ragazza, sia per L'Arcadiana, il piccolo incidente non era passato inosservato agli occhi dei giornalisti del Nibelungen.
Evelyn stava tenendo in mano una copia del giornale del giorno prima che aveva ben stampate in prima pagina una sua foto, durante il discorso nella cattedrale ed una di madre Ildegarda svenuta a terra. Il titolo recitava a caratteri cubitali: "Shock a Chiardiluna: una semplice allergia o un attentato?"
Il testo raccontava le vicende del giorno del funerale, ovviamente esagerando ogni minimo particolare, come era solito ai Miraggi, per poi concludere con delle frasi che fecero storcere il naso alla giovane donna.

"Una semplice allergia ai ragni o un attentato che l'ambasciata vuole nasconderci? Madama Evelyn dichiara che non c'è nulla da temere, ma possiamo continuare a fidarci delle abilità di Madre Ildegarda data la sua cagionevole condizione?"

Non era un mistero che a molti Miraggi non andassero a genio i profitti che Ildegarda ricavava grazie a clessidre o alle sue costruzioni e la stampa non perdeva occasione per screditarla. Tuttavia l'intera gerarchia e struttura di Città-cielo si reggevano sul lavoro dell'architetta e in fin dei conti nessuno aveva realmente un interesse nel farle chiudere l'attività definitivamente.
Un'altra cosa che mise di malumore Evelyn fu la sua presenza in prima pagina, non le importava particolarmente quello che l'articolo diceva su di lei, in fin dei conti era solo gossip inutile, ma non le era mai piaciuto particolarmente attirare l'attenzione della gente.

Evelyn prese un sospiro e lanciò il giornale sul suo letto per poi dirigersi fuori dalla propria stanza.
Quella sera si sarebbe svolta l'Opera di primavera in onore di Faruk e nonostante lei si fosse rifiutata categoricamente di prender parte alla troupe di attrici insieme a Berenilde e le sue cugine, che dal canto loro si preparavano da settimane, aveva comunque molto lavoro da svolgere per quanto riguardava i preparativi.
La ragazza stava percorrendo il corridoio che portava alla sala teatrale dove si svolgevano le prove quando sentí la voce di Archibald.

"Cuginetta... abbiamo un piccolo problema. Raggiungimi subito."

Il tono della voce dell'ambasciatore era chiaramente teso ed Eve non perse un momento nel controllare dove si trovasse per andare da lui immediatamente.

Gli appartamenti della servitù erano estremamente scialbi di illusioni rispetto al resto di Chiardiluna, lì nessuno si prendeva la briga di salvare le apparenze e quasi tutto appariva per quello che era. Corridoi e stanze polverosi, maleodoranti e sempre affollati.
Evelyn provava una certa malinconia nel vedere le condizioni in cui i servitori erano costretti a vivere, forse avrebbe dovuto parlare ad Archibald della questione più tardi.
Valletti e cameriere, prima indaffarati a portare vassoi o litigare fra di loro, al passaggio della giovane donna sbiancavano e facevano profonde riverenze. Le liti cessavano, tutti sembravano di colpo servitù modello,  nessuno voleva essere colto in fallo dagli occhi della Rete. Evelyn corrugò le sopracciglia alla scena, si sentiva abbastanza ingrata per non aver mai rivolto un pensiero a tutta quella gente.
Dopo quella lunga camminata in parecchi corridoi che sembravano quasi cadere a pezzi la ragazza giunse davanti ad una porta accanto alla quale l'attendeva l'Ambasciatore, un uomo imparruccato che indossava la classica divisa degli impiegati dell'Intendenza ed una domestica dai capelli corvini e dal viso cosparso di lentiggini, Ethel.

<Che succede?>
Chiese Eve incrociando le braccia mentre squadrava le tre figure.

<Un maggiordomo si è impiccato.>
Rispose Archibald con un gesto distratto della mano.

<Cosa?>
Esclamò Eve alzando le sopracciglia. Era già capitato in passato un avvenimento simile, ma la ragazza non riusciva a contenere lo stupore. Da quando era stato introdotto il sistema di clessidre di Madre Ildegarda i servitori non avevano più mostrato segno di proteste.

Vedendo che Evelyn stava aspettando chiarificazioni Archibald continuò a parlare.

<Si tratta di Gustavo. Il corpo lo ha ritrovato questa domestica...>
Il cugino indicò Ethel, che al momento aveva un colorito alquanto verdognolo e si teneva le mani sullo stomaco, la vista del cadavere doveva averla turbata.

<Ripeti pure quello che hai detto a me, cara.>
Archibald si rivolse alla ragazza, anche se il suo sguardo era fisso sulla manica macchiata del suo cappotto.
Intanto Ethel pareva essersi fatta piccola piccola, sembrava quasi cercasse di sparire.
<S-stavo portando da bere a G-gustavo, ho aperto la porta e  ho trovato il suo cadavere a-appeso ad una trave...>
La ragazza smise di parlare e portò le mani alla bocca, aveva proprio un'aria sconvolta.

<Vai pure a riposare, Ethel, grazie mille.>
Disse allora Eve poggiando una mano sulla spalla della ragazza.
Questa si affrettò subito a correre in direzione dei bagni.

<Sulla scrivania del maggiordomo abbiamo trovato delle convocazioni per detenzione illegale di clessidre gialle e appropriazione indebita.>
Disse il cugino metre apriva la porta della stanza con un sospiro.

<Posso confermare che quei documenti sono stati mandati dalla Camera di Giustizia, ambasciatore. Ma se volete posso eseguire ulteriori controlli.>
A parlare per la prima volta era stato l'uomo con la divisa dell'Intendenza, aveva un tono smielato e servizievole che ad Evelyn faceva venir voglia di vomitare.
Non appena la porta della stanza fu aperta Eve entrò con passo deciso nella stanza.
La prima cosa che saltò all'occhio della giovane donna una volta entrata nella camera del defunto Gustavo fu il cadavere del maggiordomo.
Il corpo era stato disteso sul letto con un telo che lo copriva, fatta eccezione per il viso. Il faccione del cadavere era bianco e gli occhi vitrei fissavano il vuoto con un'espressione quasi impaurita, negli ultimi istanti di vita probabilmente l'istinto di sopravvivenza dell'uomo doveva averlo fatto agitare.
Sul collo del cadavere erano ben visibili i segni scarlatti che il cappio aveva lasciato.

<Dovrebbe arrivare un medico a breve per effettuare un'autopsia. Anche se la causa di morte è abbastanza ovvia...>
Disse Archibald mentre consegnava dei documenti all'uomo imparruccato.

Evelyn distolse lo sguardo dal corpo senza vita, non era la prima volta che vedeva un cadavere, ma la scena e l'odore di morte la inorridivano.

Per il resto la stanza era tenuta decisamente meglio rispetto a quelle del resto della servitù, l'uomo  aveva i suoi contatti, questo lo sapeva anche Evelyn. Gustavo era noto per i sotterfugi e i doppiogiochi che spesso metteva in atto per arricchirsi.
L'unica cosa che stonava in mezzo a tutto quell'ordine era una sedia rovesciata a terra proprio al centro della stanza.

<Madama, se non le dispiace mi serve che firmiate questo certificato di morte, in quanto seconda impiegata dell'ambasciata.>
Chiese con voce sempre più smielata l'impiegato dell'Intendenza ad Eve porgendole dei documenti.

<Non appena l'autopsia ci confermerà che si tratta di un suicidio tutta questa storia sarà chiusa,> sospirò Archibald, <ma non voglio trattenerti oltre, sono sicuro che con l'opera alle porte hai il tuo da fare, cuginetta.>

Eve, mentre firmava le scartoffie di fronte a lei, lanciò un'occhiataccia al cugino, non le piaceva quando usava quel nomignolo davanti ad altre persone, la faceva sentire piccola.

Una volta finito di leggere i documenti e salutati i due uomini Eve riprese la sua strada cercando di non pensare alla vista di quel cadavere, del resto l'opera era quella sera e c'era ancora molto lavoro da fare.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora