ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 36 ℙ𝕠𝕧. ℕ𝕒𝕥𝕙𝕒𝕟𝕚𝕖̈𝕝

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Qualche ora prima...

L'ascensore nel quale si trovava Nathaniël era di una lentezza sconcertante, o forse era soltanto lui ad essere particolarmente di fretta.
Il Miraggio si era appoggiato ad una parete e batteva nervosamente il tacco della scarpa sul pavimento.
Aveva bisogno di trovare Evelyn e il più in fretta possibile, probabilmente erano state già perse molte vite e non si poteva permettere di indugiare in certe circostanze.
Quando era tornato nel salone del Sole non aveva trovato traccia di lei ed aveva dovuto chiedere a dei valletti per scoprire che la giovane donna era tornata a Chiardiluna.
Oltre all'agitazione causata dalla situazione in cui si trovava era anche abbastanza irritato, il cugino sembrava determinato a non fargli passare neanche una giornata piacevole.

Dopo quella che era sembrata un' eternità finalmente le porte dell'ascensore si aprirono con un sonoro rumore di ferro.
Il lift aveva appena iniziato ad annunciare l'arrivo a destinazione che il visconte si era già precipitato  fuori.
Dopo aver superato con passo svelto i giardini di Chiardiluna ed essere entrato nell'imponente villa il Miraggio si rese conto di non avere la minima idea sul dove si trovasse la camera che cercava.

<Dove si trovano le stanze di Madama Evelyn?>
Il valletto a cui Nathaniël aveva fatto la domanda quasi fece un salto al tono di voce brusco.
Il Miraggio sapeva che si sarebbero sparse voci, ma onestamente non gli importava, non era mai stato particolarmente attento alla propria reputazione e non avrebbe certo iniziato quella sera.
Il valletto si convinse a parlare non appena il giovane uomo gli lanciò uno sguardo truce.
Non aveva tempo da perdere.

<P-prendete la Rosa dei venti del corridoio a sinistra, è la settima uscita sempre a s-sinistra.>

Nathaniël imboccò velocemente il corridoio che gli era stato indicato e prese la Rosa dei venti per poi ritrovarsi davanti ad un piccolo squadrone di gendarmi che controllava il corridoio deserto.

<Solo il personale e La Rete sono ammessi negli appartamenti privati. Avete un permesso?>
A parargli la strada c'era un gendarme grosso e nerboruto che lo squadrava con aria seria.
Nathaniël prese un respiro fra i denti.
Sapeva che dopo l'incidente di Madre Ildegarda avevano aumentato la sicurezza, se voleva passare velocemente avrebbe dovuto ricorrere ad altri metodi.

Nathaniël prese dalla tasca una clessidra blu e la mise in mano all'uomo che di tutta risposta lo guardò con un sopracciglio alzato.
Dandogli altre due clessidre il gendarme si convinse finalmente a lasciarlo passare, facendosi da parte.
Finalmente, dopo qualche passo il visconte trovò una porta con su scritto il nome della giovane che stava cercando e bussò insistentemente. Ora doveva solo sperare che Evelyn fosse in camera e che avrebbe effettivamente sentito il bussare alla porta.
I pochi secondi di attesa lo stavano facendo preoccupare, l'intera situazione era a dir poco snervante.
Quando il Miraggio sentí finalmente la chiave girare dall'altra parte del legno e lo scricchiolio della porta tirò un sospiro di sollievo, per poi cercare di sistemarsi e aggiustare la postura come meglio poteva, doveva sembrare quantomeno sicuro, non voleva far preoccupare la ragazza più del necessario.
Se c'era una cosa che aveva imparato con gli anni a corte era che bisogna sempre apparire in controllo della situazione.

<Chi è?>
La voce di Evelyn dall'altra parte della porta accostata era ovattata, ma Nathaniël poteva sentirla ancora impastata dal sonno. Se la situazione non fosse stata urgente gli sarebbe dispiaciuto averla strappata dal riposo.

<Sono Nathaniël, madama dovete aprirmi, è urgente.>
Appena pronunciate quelle parole dall'altra parte del legno si sentí un po' di rumore e poi la porta si aprí lentamente.
Evelyn lo guardava dell'uscio con gli occhi ancora appiccicati dal sonno, i capelli sciolti e arruffati ed un vecchio pigiama che teneva stretto a sè, quasi come non volesse farsi vedere in quello stato.
Con quella poca luce lunare che filtrava dalle finestre del corridoio, Nathaniël poteva intuire il colorito roseo del viso della ragazza, era imbarazzata e non poteva biasimarla.
Lo sarebbe stato anche lui se fosse stato svegliato senza essere vestito in maniera presentabile.

<La caccia dei Draghi, mio cugino vuole sabotarla.>
Alle sue parole tutto il grazioso colorito sulle guance della ragazza svaní in un istante per lasciare posto ad un viso pallido e a degli occhi sgranati.

<C-cosa?>
Mormorò Evelyn con voce strozzata per poi fare cenno al Miraggio di entrare, chiudendo la porta dietro.

<Vi ricordate quando sono andato a cercare mio cugino? Ho faticato a trovarlo e quando l'ho fatto ho ascoltato mio malgrado una conversazione che stava avendo con un gruppo di gendarmi.
Per farla breve, li ha pagati per ottenere una slitta per il bosco di caccia.>
Nathaniël aveva appena finito la sua spiegazione che la giovane gli stava già ponendo una domanda con voce alterata.

<P-perchè? Cosa vuole fare?>
Alle parole della giovane i muscoli del ragazzo si rilassarono impercettibilmente. Per un momento aveva pensato che Evelyn non gli avrebbe creduto.

<Non lo so di preciso. Ma so a cosa sta lavorando ultimamente con il nostro potere familiare, esperimenti sulle bestie, ho visto animali impazziti. Se consideri questo e la sua ossesione per Berenilde, non so quanto possano resistere i Draghi.>
Nathaniël notò che il labbro inferiore di Evelyn stava tremando, aveva paura.

<Jane...>
Un mormorio flebile uscí dalla bocca della giovane.

Nathaniël diede qualche secondo alla ragazza e poi decise di continuare.

<Siete della Rete. Potete avvertire la vostra famiglia? Forse abbiamo ancora tempo per fermare quel pazzo di mio cugino.>
Nathaniël aveva sempre considerato l'ossessione di Stanislav malsana, ma non gli era mai importato particolarmente opporsi ai capricci del Cavaliere, come si faceva chiamare. In quel momento si sentiva terribilmente in colpa, non si aspettava che quel bambino dall'aspetto angelico potesse arrivare a tanto.
Svolgere esperimenti su bestie durante una caccia, l'esito poteva essere peggiore dello sterminio dei Nichilisti.

<H-ho comunicato tutto.>
La voce della giovane di fronte a lui lo riportò alla realtà, prese un altro respiro.

Controllo.

Concentrazione.

Metodicità.

Le parole che ripetè velocemente nella sua testa.

<Io devo andare... Devo vedere se Jane sta bene, non posso rimanere qui senza fare nulla!>
Nathaniël aveva perso di vista per due secondi la giovane e lei si era già infilata un pesante cappotto nero e si stava legando gli stivali ai piedi.
Alla frase di Evelyn il Miraggio sgranò gli occhi.

<Non potete uscire nel bosco da sola! Vi farete uccidere!>
Nathaniël prese le spalle della giovane donna per fermarla dalla frenesia che sembrava essersi impossessata di lei.
Gli tornò in mente la giovane Drago che spesso aveva visto al fianco di Evelyn.

<Non posso lasciare Jane da sola! Lei si farà uccidere!>
Evelyn gli aveva preso i polsi e lo stava fissando con sguardo triste.

<Vi prego, Nathaniël, lasciatemi andare...>

Il giovane Miraggio passò mentalmente in rassegna tutte le sue opzioni. Non poteva credere a quello che stava per fare...

<Vengo con voi.>
Il giovane tolse le mani dalle spalle della ragazza e si sistemò il colletto della giacca.

<Cosa? Non siete obbli->
Le proteste della ragazza furono interrotte dalla voce del Miraggio.

<Avete sentito, vengo con voi. Se ci sbrighiamo abbiamo ancora qualche possibilità.>
E detto questo Nathaniël prese un sospiro, aprí la porta della stanza e si voltò verso la giovane donna.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora