ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 45 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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In uno degli spaziosi corridoi di Chiardiluna risuonavano i passi di Evelyn, prima che questa, colta dall'esitazione si fermasse di nuovo per contemplare il vuoto con aria assente.
Era da parecchio che il cugino non la contattava e lei stava davvero iniziando a preoccuparsi. Le sue scappatelle con alcune ospiti si erano fatte più che frequenti, cosa che sarebbe probabilmente passata inosservata a qualcuno che non conosceva Archibald come lei.
Insomma, Eve, dopo numerosi ripensamenti e indecisioni, era giunta alla conclusione che era arrivato il momento di chiarirsi con l'ambasciatore.
Archibald, sempre sorridente e dall'aria spensierata e maliziosa, non era mai stato qualcuno con cui era facile parlare di questioni serie. Era anche questo uno dei motivi per cui Evelyn si era sorpresa tanto quando lo aveva visto infuriarsi davanti a lei qualche giorno prima.

Conoscendolo da anni ed avendo un legame di parentela forte come solo il clan della Rete può, la giovane aveva capito che il cugino le nascondeva certe cose.
Dal canto suo, Evelyn, non aveva mai cercato di forzarlo a raccontarr tutto quello che gli passava per la mente, lei in primis capiva quanto poteva essere necessario conservare un po' di riservatezza.
Nonostante questo, pensò Eve riprendendo a camminare, doveva cercare di parlare con lui seriamente, almeno per riuscire a trovare un modo per mettere da parte le divergenze dei giorni precedenti.
Evelyn era stata male, certo, ancora non si era abituata allo svegliarsi con il cuore che le batteva a mille per la paura o ai sensi di colpa che provava ogni volta che vedeva l'amica faticare per azioni che prima poteva svolgere con facilità.
Tuttavia questo non le avrebbe certo impedito  di camminare a testa alta e confrontarsi con qualcuno.
Del resto, pensò una volta arrivata al portone che conduceva al fumoir comune, lavorava all'ambasciata, la mediazione era il suo campo di lavoro.
Quando Eve entrò nel salone fu subito colpita dall'odore nauseante di un fumo cosí denso che la giovane donna vedeva a malapena a due metri da lei.
I profumi più dolci di rosa o lavanda si mischiavano a quelli più forti creando un'accozzaglia cosí fastidiosa che le fece coprire la bocca e il naso con una mano.
Per quello che poteva vedere, sulle sedie di velluto blu disposte intorno a numerosi narghilè vi erano accasciati alcuni nobili. Un uomo dagli enormi baffi tinti di blu e dalla parrucca voluminosa era sdraiato in una sorta di trance. Delle donne, in una delle poltroncine accanto, prendevano abbondanti boccate di fumo mentre ridacchiavano per poi coprirsi il volto con dei ventagli.
Tutti sembravano alquanto storditi dalle esalazioni dei fumi condensati in quella stanza.
Facendosi strada a tastoni e sentendo la testa sempre più leggera, Evelyn riuscí finalmente ad individuare il cugino.
Archibald era sdraiato su un divanetto, con gli stivali bucati che pendevano oltre il bracciolo e la testa appoggiata sulle gambe di una donna dal voluminoso, ma altrettanto scollato, abito rosso. Mentre la dama dormiva placidamente con la testa poggiata allo schienale, l'ambasciatore si portava frequentemente il narghilè alla bocca, facendo uscire nuvole di fumo violaceo che andavano piano piano a mischiarsi alla foschia generale che aleggiava già nella sala.

<Archibald...>
Una volta sentita la voce familiare il cugino girò la testa verso la fonte del suono per poi strizzare gli occhi azzurri con aria assente, tentando di mettere a fuoco la figura davanti a lui.
Dopo qualche secondo l'espressione dell'ambasciatore diventò più lucida, quasi malinconica finché un pigro sorriso non si fece largo sul suo volto mal rasato.

<Cosa posso fare per te, Evelyn?>
Chiese di rimando Archibald, soffiando una piccola nuvoletta di fumo viola, aveva iniziato a chiamarla per nome da quando lei ed il visconte erano tornati dal bosco della caccia.

<Dobbiamo parlare...>
Disse la giovane prima di afferrare il braccio del cugino, il quale, sorpreso dal gesto brusco, per poco non finí per terra barcollando.
Cosí Evelyn, tenendo per le spalle l'ambasciatore, che al momento si reggeva in piedi per miracolo, si fece strada fuori dal salone richiudendosi poi la porta alle spalle. La boccata di aria pulita che prese Eve una volta fuori le fece tornare colorito al viso pallido e cosí si affrettò a chiamare un cameriere per farsi portare un bicchiere d'acqua.

Una decina di minuti dopo Archibald, seduto sul letto della stanza di Evelyn, beveva l'ennesimo bicchiere d'acqua, fortunatamente più in sè di quando aveva lasciato il fumoir.

<Sei un caso perso...>
Sospirò Eve guardando il cugino che posava il bicchiere di cristallo sul suo comò.

<Non sono l'unico.>
Rispose l'ambasciatore con una risatina pungente per poi guardarla con occhi severi, senza abbandonare però il sorriso tirato.
Alla frecciatina del cugino la ragazza si strinse nelle spalle per poi accennare un sorriso amaro.

< Suppongo di si...>
Passò qualche secondo di silenzio prima che lei riprese a parlare...

<Ascolta, mi rendo conto di essere stata imprudente,> a questo Archibald fece un verso di scherno, <va bene, decisamente avventata, ma era l'unica soluzione! Archibald, ero nel panico, puoi biasimarmi?>

L'ambasciatore con un sospiro si mise a gambe incrociate sulle coperte del letto, cosa che gli fece guadagnare un'occhiataccia, per poi abbassarsi il cilindro bucato quasi fino agli occhi.
Il suo sorriso era ancora evidente, ma l'ombra del cappello gli copriva la parte superiore del viso.

<Mi hai fatto preoccupare lo sai? Non sapevo se aspettarmi di ritrovare voi o solo i vostri cadaveri. Ma...>
Il cugino fece una breve pausa in cui si guardò con intensità la suola bucata delle scarpe.

<Ti ringrazio per essere tornata viva, e per aver salvato Janette quando io non ho potuto... Promettimi di non metterti più in pericolo cosí, però!>
L'ultima frase Archibald l'aveva detta ridendo, per smorzare il tono serio della conversazione, ma era evidente che non stesse scherzando.

<Posso provarci...> Mormorò Evelyn accennando un sorriso, <Ma c'è qualcun altro che dovresti ringraziare...>
Concluse la giovane con tono di rimprovero, il cugino scoppiò in una fragorosa risata.

<Devo ammettere che ti ha riportata tutta intera, il nostro caro visconte. Questo non cambia il fatto che non lo gradisco affatto... ma l'hai visto? Sembra sempre vestito per un funerale!>

<Hey!>
Esclamò Evelyn dando un piccolo schiaffo sulla spalla del biondo.
Si sentiva più rilassata, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco.
Era contenta che Archibald l'avesse presa abbastanza bene.
Per quanto riguardava la sua antipatia per Nathaniël, non era una sorpresa, l'ambasciatore sembrava nutrire astio per chiunque osasse avvicinarsi troppo alle sue sorelle o a lei.

<Non interferirò troppo con le tue discutibili scelte in compagnie, ma non aspettarti che non vi tenga d'occhio...>
Concluse Archibald con un sospiro, alzandosi da letto... sembrava stanco.
Eve capiva perfettamente a cosa stava pensando.

"Cercherò di parlare con Jane della questione. E tu, fammi il favore di raccogliere un po' di coraggio e andare a chiarire la questione anche con lei."

Evelyn aveva comunicato con Archibald attraverso la Rete, mentre lui apriva la porta della stanza.
Non appena le parole lo raggiunsero il cugino le fece un sorriso e con una piccola riverenza uscí dalla stanza.

"Ci proverò, cuginetta."

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora