ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 26 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

106 15 0
                                    


Jane decise che dopo quel avvenimento alquanto insolito aveva voglia di stare un po' da sola. Voleva in realtà uscire da Chiardiluna e andare a fare una passeggiata, ma sapeva che se la zia l'avesse scoperta non l'avrebbe perdonata tanto facilmente, e poi aveva promesso di comportarsi bene. Sbuffò per poi sedersi su una delle panchine del grande parco di Chiardiluna, ripensò a quello che poco prima era successo all'architetta, non ci si poteva fidare proprio di nessuno, addirittura un valletto si era spinto a tanto, chissà forse era stato corrotto o forse madre Ildegarda aveva trattato male anche lui...
<È bello a volte stare un po' da soli, non è vero?>
Mentre Jane era assorta nei suoi pensieri qualcuno le si avvicinò alle spalle, riconobbe subito la voce e stranamente le fece piacere risentirla dopo un po' di tempo,
<Che fai mi segui Augustin?>
Jane non perse l'occasione di infastidire l'ambasciatore, lui accennò un sorriso ma non la corresse, ormai aveva perso le speranze. Si sedette vicino alla giovane e cominciò a guardare interessato un bell'albero di pesche che si ergeva davanti a loro. I due rimasero in silenzio per un po'. Jane si sentiva in pace, le piaceva stare in compagnia di Archibald quando non si comportava da idiota, lei lo guardò con la coda dell'occhio per poi sorridere, lui era ancora pensieroso a guardare difronte a sé, era come se notasse solo in quel momento la bellezza dell'uomo, ecco perché così tante donne perdevano la testa per lui. L'ambasciatore tutto d'un tratto si girò e puntò gli occhi sulla giovane donna vicino a lui, Jane imbarazzata distolse subito lo sguardo diventando paonazza,
<Posso farti una domanda?>
Jane rimase sorpresa, non c'era nessun accento divertito o di malizia nel tono dell'uomo, non era da lui,
<Sì certo, ma Archibard ti senti bene?>
Chiese preoccupata Jane, lui sorrise leggermente,
<Non capisco perché non mi sopporti...c'è un motivo preciso?>
Chiese l'uomo ignorando la domanda posta dalla ragazza, la giovane donna sgranò gli occhi, perché se ne usciva così? Non sapeva che dire,
<Io...ehm...bhe...>
Cominciò a balbettare Jane, era successo di nuovo... Balbettava di nuovo, l'ultima volta che le era successo era sempre in presenza dell'ambasciatore, ma Jane si rifiutava di credere che stava cominciando a provare qualcosa per lui.
Archibald la guardò e accorgendosi che la ragazza continuava a balbettare scoppiò a ridere, la prima volta durante tutto il giorno, Jane lo guardò stupefatta per poi sorridere, era contenta di rivederlo sorridere anche se questo era significato mettersi in ridicolo, lo osservò...era veramente bello mentre rideva.
<Ti ho colto alla sprovvista eh?>
Chiese lui dopo aver smesso di ridere, Jane annuì per evitare di riaprire bocca e magari ricominciare a balbettare,
<In questi giorni mi sento spesso giù di morale, anche prima che Madama Frida ci lasciasse>
Spiegò lui, tornò a guardare la ragazza vicino a lui,
<Ma mi è bastato vederti e già mi sento meglio>
Jane si imbarazzò, guardò Archibard, non capiva se stava scherzando come suo solito o diceva sul serio,
<Ecco, come al solito cominci a scherzare, stavi cominciando a essere tollerabile>
Disse Jane fingendo di essere scocciata per nascondere in realtà l'imbarazzo, lui però non fece i suoi soliti sorrisetti e non scoppiò a ridere, rimase serio a guardare la ragazza,
<Cosa pensi di me Jane?>
E ecco che tornava a fare domande strane, Jane però stavolta si sforzò di non cominciare a balbettare,
<In che senso?>
Chiese però cercando di evitare lo sguardo di Archibard,
<Non lo so, in tutti i sensi forse>
Jane incurvò le sopracciglia, forse Archibald aveva assunto più sostanze del solito, lo guardò incuriosita, aveva intenzione di parlare così per tutto il resto del giorno?
<Certo che oggi sei proprio strano>
Borbottò Jane, Archibald fece un'alzata di spalle per poi continuare a guardare imperterrito gli occhi smeraldo della ragazza come in attesa di una risposta,
<Ok... Allora... A volte penso che tu sia veramente insopportabile e mi dai sui nervi... Ma...>
Jane fece una pausa per guardare l'ambasciatore che attendeva il continuo, lei sbuffò,
<...ma altre volte invece non è così male passare del tempo con te>
Concluse lei, lui sorrise soddisfatto, ecco che ritornava il solito sorrisetto,
<Quindi alla fine ti piaccio?>
Disse divertito lui, Jane sbuffò,
<No, per niente>
E detto questo si alzò mentre l'ambasciatore rideva per poi andarsene verso la sua stanza.

~~~~~~~~~

Jane  spalancò la porta della sua stanza, all'interno si trovava la zia che era intenta a prepararsi,
<Che fai?>
Chiese la ragazza dopo aver chiuso la porta, la donna si voltò notando solo in quel momento la presenza della ragazza,
<Oh eccoti cara,  sei arrivata giusto in tempo. Sto andando a prendere il tè con Archibald, volevo che mi accompagnassi, da quando siamo a Chiardiluna stai la maggior parte del tempo chiusa nella stanza a lavorare...>
Fece una pausa mentre si infilava delle scarpe con il tacco,
<È da maleducati non interagire mai con i padroni di casa>
Jane sbuffò, sapeva che non aveva scelta,
<Ok vengo, dammi il tempo di cambiarmi>
E detto questo andò ad aprire l'armadio in cerca di qualcosa da mettersi.

~~~~~~~~

Mentre era seduta su un tavolino all'interno dello studio dell'ambasciatore Jane pensava a quanto voleva trovarsi in un altro posto in quel momento, Archibard e la zia conversavano di cose per lei noiosissime, così aveva smesso di ascoltarli sin da subito, aveva solo capito che stavano organizzando uno spettacolo  al quale la zia stava aiutando la preparazione. Jane avrebbe preferito lavorare un'altra ora  all'intendenza che ascoltare i due che chiacchieravano della relazione amorosa della zia con il sire Faruk. Mentre la giovane era presa ad ascoltare una bambina grassottella suonare al piano qualcuno bussò alla porta della stanza, Jane riconobbe subito il valletto che era stato accusato dell'attentato a madre Ildegarda, la zia e Archibald invece sembravano non accorgersi della sua presenza e continuavano tranquilli a chiacchierare,
<Signori, l'accusato è qui>
Proclamò un signore dal lato della stanza, Archibard finalmente alzò lo sguardo verso l'uomo,
<Finiamola con questa storia, prego Philibert>
Disse l'ambasciatore facendo un segno all'uomo nell'angolo, lui prese una busta e dopo essersi infilati gli occhiali cominciò a leggere,
"Io sottoscritta Meredith Ildegarda dichiaro sul mio onore di assumermi la responsabilità di quanto successo durante la cerimonia funebre della fu madama Frida. Sono stata io a ordinare il cestino di arance per la circostanza, e né il suo contenuto né il latore dello stesso hanno nessuna colpa. Il mio malore è stato provocato da una violenta allergia a una puntura di ragno. Sperando con la presente di aver chiarito ogni malinteso vi prego, signor ambasciatore, di gradire..."
<Eccetera eccetera>
Lo interruppe Archibald,
<Grazie Philibert>
Jane guardò il valletto che aveva appena finito di leggere, la storia le sembrava molto una scusa invetata, ma dopotutto non era una cosa che le interessava quindi lasciò correre,
<Bene, l'incidente è chiuso, vogliate accettare le mie più sentite scuse, cara amica>
Disse Archibard rivolto alla zia Berenilde, la zia sorrise,
<È stato solo uno spiacevole malinteso>
Sussurrò sorridente,
<Povera signora Ildegarda, questi ragni sono una vera piaga. Non si vedono per via delle illusioni ma brulicano dappertutto. Qualche giorno di riposo e non avrà più niente. Tu puoi andare>
Disse rivolgendosi al valletto, Jane lanciò un ultimo sguardo al povero uomo che era stato accusato e buttato in cella senza prove concrete, un po' gli faceva pena,
<Ti dò libertà per un giorno>
Aggiunse poi la zia prima che il valletto lasciasse la stanza.
Subito dopo la zia e Archibald ricominciarono a parlare dello spettacolo ma Jane si era veramente stufata,
<Me ne torno nella mia stanza, devo ancora sistemare alcune pratiche per lavoro>
Disse alzandosi, la zia annuì compiaciuta,
<Va bene Madama, a presto allora>
Disse Archibard alzandosi e facendo il baciamano alla giovane donna, lei  stranamente lo lasciò fare per poi rivolgergli un sorriso educato e andarsene.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora