ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 39 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Evelyn era stanca, non importava quanto cercasse invano di schiarirsi la mente, di distendersi un secondo e provare a pensare a niente, continuava a non riuscire a prender sonno.
Le immagini dei corpi insanguinati dei Draghi cosí come tutto quello che era successo recentemente non le davano pace.
Appena lei e Nathaniël erano tornati, su una slitta innevata, vestiti come dei sopravvissuti a un uragano e sostenendo Jane sanguinante fra le braccia, Archibald aveva fatto ricoverare Jane immediatamente e se ne era sparito per andare ad avvisare Berenilde della tragedia, non si erano più incrociati da allora.
Mentre Eve si vestiva e ripuliva aveva avuto modo di assistere al piccolo colloquio che si era tenuto in camera della favorita fra le favorite attraverso La Rete.
Non solo non sembravano venir mosse accuse contro il Cavaliere nonostante il suo palese coinvolgimento nell'omicidio di massa, ma la fidanzata dell'Intendente, che lei aveva riconosciuto come la ragazza che aveva spiato per conto di Jane al ballo del conte, a quanto pare era sempre stata sotto il loro naso travestita da valletto e presto sarebbe stata introdotta a corte. Evelyn provava una certa pietà per la malcapitata, dalla tranquilla arca di Anima era precipitata nella pericolosa vita di corte e presto si sarebbe trovata alla mercè del sire Faruk.

Era passato un giorno ed Eve era nel corridoio dove si trovava la stanza in cui era ricoverata l'amica, che il giorno prima si era svegliata, aveva delle gigantesche occhiaie scure anche se non riusciva a chiudere occhio. Stava aspettando di poter entrare a parlare con l'amica, ma i medici appena arrivata le avevano detto che la ragazza aveva già un ospite e che avrebbe dovuto aspettare fuori.

Passò qualche minuto e la giovane donna udí dei passi farsi sempre più vicini.
Archibald, che ormai era quasi di fronte a lei, teneva con una mano il cappello a cilindro abbassato, gettando cosí un'ombra che non permetteva di vedere il suo viso.
Quando l'uomo si fermò davanti ad Eve, incrociando le braccia, la giovane notò con sorpresa che non c'era traccia di alcun sorriso gioviale nel volto del cugino.
L'espressione accigliata era una che la giovane donna aveva visto soltanto nelle rare occasioni nelle quali qualcuno osava avvicinarsi troppo alle sue sorelle.

<Che cosa ti è saltato in mente?>
La voce del cugino mancava il classico tono ironico che la contraddistingueva.

<Come, prego?>
Chiese Evelyn corrugando la fronte mentre il cugino la guardava.

<Ricapitoliamo,> iniziò l'ambasciatore con una risata priva di gioia, <Decidi di fidarti alla cieca della testimonianza di un Miraggio, esci da Città-cielo nel cuore della notte per raggiungere la Caccia dei Draghi, vai in una foresta piena di bestie assetate di sangue e ne esci viva per un pelo. Cosa di tutto ciò ti sembra anche lontanamente prudente?>

Evelyn era senza parole, il cugino le stava facendo la ramanzina, come se fosse ancora una bambina, per aver provato a salvare delle vite.

<Fino a prova contraria, Archibald, ho fatto quello che potevo per evitare uno sterminio di massa. Sentiamo, cosa di tutto ciò ti sembra sbagliato?>
Evelyn aveva risposto con tono di voce irritato, incrociando le braccia e facendo un passo avanti verso il cugino.

<Oh, non so...> ribattè il cugino con voce dura < Il fatto che invece di aspettare che i gendarmi si occupassero della situazione hai deciso che fosse una buona idea gettarsi in pasto alle bestie?!>
La voce di Archibald si stava facendo sempre più alterata e aveva enfatizzato la frase con un gesto stizzito delle mani.

<Ho salvato Jan->
Disse Evelyn tornando verso il muro per appoggiarvisi. La giovane però non riuscí che a fare un passo quando la mano di Archibald le prese un braccio facendola voltare.

<Saresti potuta morire!>

Evelyn all'urlo del cugino strinse i pugni e liberó il braccio dalla stretta, Archibald si permetteva di dirle quello che doveva fare quando lei e il visconte erano stati gli unici a preoccuparsi della sorte dei Draghi e a intervenire. Eve stava iniziando ad arrabbiarsi.

<Oh beh! Allora me ne sarei dovuta restare in stanza buona buona mentre là fuorí si compiva un massacro! Ho solo fatto il mio dovere! Sono IO a decidere quello che è bene per me.>
Ormai la giovane aveva smesso di preoccuparsi del volume della sua voce, il cugino la stava facendo infuriare con il suo comportamento iperprotettivo. Sperava che l'avrebbe compresa, ma evidentemente non era quello il caso. Sembrava quasi di star avendo una conversazione con la madre.

<Beh,> iniziò Archibald con un'altra risata priva di alcuna felicità, voltandosi a guardare fuori dalla vetrata del corridoio, < a quanto pare non ne sei molto in grado! Avresti dovuto lasciar gestire la situazione a ME e ai gendarmi!>

<I gendarmi ci avrebbero impiegato troppo!>
Sbraitò la giovane alzando gli occhi al cielo.

<Se fosse per voi a quest'ora Jane sarebbe morta!>

Evelyn, dopo l'ultima frase, si accorse di aver toccato un tasto dolente quando il viso del cugino assunse un espressione di rimorso. Archibald era ammutolito e lei aveva decisamente detto troppo. In fondo era la verità, pensò Evelyn fra sè e sè, ma qualcosa, nell'averlo urlato al cugino le pesava.
Il silenzio che era calato fra i due fu interrotto solamente dal rumore di una porta che si apriva.
Dalla camera di Jane uscí Nathaniël, del tutto ignaro, o forse noncurante, della tensione che avrebbe potuto essere tagliata con un coltello.
Alla vista del Miraggio, Archibald sembrò recuperare tutta l'irritazione che gli si era spenta con la frase della giovane donna.

<Ah, visconte! Speravo di riuscire a fare una chiacchierata anche con voi.>
Il cugino si era piazzato sulla strada del giovane uomo e lo fissava con un sguardo che non prometteva niente di buono. I due uomini erano più o meno della stessa altezza ma il cilindro di Archibald lo rendeva più imponente di quanto non fosse veramente.
Se il visconte aveva percepito l'aria di ostilità e protettività che emanava l'ambasciatore non lo dava a vedere.

<Ambasciatore...>
Rispose Nathaniël in tono neutro.

<Quando vi avevo detto di rivolgervi a me in caso di qualsiasi problema non stavo certo scherzando,> iniziò Archibald con tono freddo, <Allora perchè avete preferito disturbare la mia cara cugina?>

<Archi->
Quando Eve cercò di chiamare il cugino, lo sguardo del Miraggio si spostò brevemente dall'ambasciatore a lei, prima che Archibald si spostasse dandole le spalle e oscurandole alla vista il visconte.

<Se vi avessi visto vi avrei riferito tutto, ambasciatore. Anche se onestamente dubito mi avreste mai creduto, ed io non avevo tempo per spiegazioni.>
Eve non poteva vedere il viso del giovane ma la voce che sentiva era calma.

<Ma avevate certamente tempo per mettere in pericolo mia cugina!>
Ribattè Archibald con una finta risata.

Evelyn non accettava che Archibald incolpasse Nathaniël delle sue iniziative e prese il coraggio di intervenire.

<Sono stata io a deciderlo! Lui mi ha salvata!>
Esclamò la giovane con voce esasperata facendo qualche passo verso il cugino.
L'ambasciatore ignorò bellamente le sue proteste per  continuare a parlare con il Miraggio di fronte a lui.

<Non so che intenzioni abbiate, visconte, ma vi consiglierei di star lontano da mia cugina. Vi terrò d'occhio.>
E detto questo il cugino si indicò il tatuaggio sulla fronte con sguardo serio.

Evelyn ora ribolliva. Come si permetteva di decidere con chi poteva parlare lei?

<Jane è viva grazie a lui!>
Esclamò Eve avvicinandosi sempre di più al cugino, che stavolta si girò verso di lei.

<Ma->
Archibald stava per ribattere quando si aggiunse una nuova voce.

<Mi preferivi morta?>

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora