ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 25 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Quando Eve tornò nella cattedrale dopo la chiacchierata con l'amica trovò una scena alquanto preoccupante.
Madre Ildegarda giaceva al suolo con un'arancia accanto, tutti i nobili si stavano accanendo contro un valletto che portava un cesto dei frutti arancioni. Regnava un caos generale di grida.
C'era il panico e i gendarmi, senza perdere neanche un secondo, si erano già avventati sul colpevole dell'omicidio e lo avevano trascinato via.
Con grande sollievo di Evelyn, che non appena aveva visto l'Arcadiana a terra si era lanciata a controllarle le pulsazioni, Madre Ildegarda era viva e probabilmente il frutto accanto a lei doveva essere stato avvelenato.
Un medico accorse momenti dopo per portare la sfortunata donna nella sua camera e visitarla, mentre tutti gli ospiti continuavano a protestare scandalizzati. Tutte quelle urla erano abbastanza stordenti, considerato che la cattedrale ne rimandava gli echi creando una cacofonia che non aiutava certo Eve a concentrarsi.
Jane intanto era uscita nel giardino e lei si ritrovava a dover fronteggiare la situazione con il cugino che al momento le si trovava accanto.
Quando la giovane si soffermò a guardarlo notò che aveva l'aria molto provata e malinconica, non era da lui.

<Esci pure a prendere un po' d'aria,> disse Evelyn rivolgendosi all'uomo accanto a lei <Qui me la sbrigo io!>
Concluse la giovane dando una leggera pacca sulla spalla al cugino.
Stava cercando di sembrare il più determinata possibile, questa volta era il suo turno di essere forte per tutti e due.

Archibald si girò verso la cugina per poi rivolgerle un sorriso.
<Grazie Evelyn... ti devo un favore.>
E riaggiustandosi il cappello, questa volta nero, l'ambasciatore uscí dalla cappella.
Ora Evelyn si trovava da sola insieme ad una folla di nobili che non vedevano l'ora di lamentarsi il più possibile con lei.
La giovane donna prese un profondo respiro e si fece largo nella cattedrale per salire sul piccolo palchetto dove era situato l'altare di Odino.

<Cari ospiti, vi prego di mantenere la calma! Madama Ildegarda è viva e sta venendo controllata da un medico competente in questo momento. Il colpevole di questo attentato verrà punito adeguatamente, non c'è ragione di temere. Vi ricordo che Chiardiluna è luogo di asilo politico nonchè il posto più sicuro di tutta Città-cielo!>
Evelyn aveva dichiarato ciò con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre osservava la folla di nobili in nero di fronte a lei.
Fra un gruppo di Miraggi la giovane donna scorse Nathaniël, anche lui vestito in gilet e pantaloni color pece, che dal canto suo sembrava più interessato al marmo del pavimento che all'attentato. Eve non potè far a meno di notare che al Miraggio mancava la giacca, per poi ricordarsi che non gliel'aveva ancora restituita.
Si annotò mentalmente di farlo non appena la situazione si fosse calmata.
Intanto fra la folla di ospiti si stava levando del brusio.

<C'è appena stato un attentato! Come potete sostenere di garantirci sicurezza se chiunque può avvelenare chiunque!>
Un anziana donna dalla faccia incipriata aveva alzato la voce.

<Vi ricordo che nessuno è morto, Chiardiluna possiede stanze di massima sicurezza ed è soggetta a continui controlli. Se quel veleno è passato inosservato vuol dire che non era abbastanza forte da uccidere qualcuno. Nessuno, da quanto è stata costruita questa dimora, è stato mai assassinato sotto questo tetto, non si inizierà di certo ora!>
Evelyn stava iniziando a perdere la pazienza, ma doveva cercare di difendere l'ambasciata.
Un flash per poco non l'accecò, probabilmente domani il fatto sarebbe stato sulla prima pagina del Nibelungen.

Qualche momento dopo entrò a grandi passi nella cappella il medico che prima stava visitando Madre Ildegarda. Tutta l'attenzione si spostò automaticamente su di lui. Evelyn era contenta di aver finalmente un momento per respirare.

<La madama si è svegliata qualche minuto fa, mi ha detto che ha qualcosa di urgente da comunicare, ma si è riaddormentata dopo poco, colpa dell'anestetico che le abbiamo somministrato.>
A quelle parole Evelyn si fece largo fra la folla e si fermò davanti al dottore.

<Fra quanto sarà sveglia?>
Chiese la giovane con tono autoritario.

<Prevedo fra qualche ora. Se volete seguirmi vi mostro i risultati delle analisi fatte.>

Un mormorio si levò da dietro la giovane mentre lei si affrettava a seguire i passi del dottore.

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Erano ormai passate tre ore. Il dottore aveva mostrato ad Evelyn i dati clinici dell'Arcadiana, che nel complesso sembrava essersi ripresa abbastanza bene, a questo Eve aveva tirato un sospiro di sollievo. Per il resto la giovane donna si era limitata ad aspettare davanti alla porta della camera di Madre Ildegarda e a tenere a bada una folla di nobili curiosi, fra cui alcuni giornalisti, che si erano ammassati con lei di fronte alla porta. Tutti aspettavano l'importante dichiarazione della madama.
Evelyn avvertí un leggero cigolio alle sue spalle.

<Si è svegliata>

Il dottore aveva aperto leggermente la porta della camera e aveva fatto cenno ad Eve di entrare.

Distesa sul letto della stanza e con la schiena poggiata su numerosi cuscini c'era Ildegarda, era più pallida e dall'aria stanca, ma non sembrava mostrare altri segni di debolezza, era sempre stata una donna forte.

<Ed Augustin? Vi ha lasciata da sola a tenere a bada quel branco di imbecilli imparruccati?>
L'accento Arcadiano dell'anziano donna risuonava inconfondibile, ma Evelyn non ebbe difficoltà a capirla, non era la prima volta che conversava con la donna.

<È il mio lavoro, come state?>
Chiese allora Evelyn con tono educato accostandosi al letto della madama.

<Sarei potuta stare meglio, niña.>
Rispose la donna con una sonora risata <Ma veniamo al dunque.>
Disse Ildegarda qualche secondo dopo con aria più seria.

<Ho ordinato io il cesto di arance, quel povero valletto non c'entra niente, la causa del mio malore è stata solo la reazione allergica alla puntura di un ragno.>
La madama aveva parlato velocemente e con tono brusco.
Evelyn guardò perplessa la donna, la storia le sembrava alquanto campata in aria, ma sembrava che Ildegarda volesse assolutamente difendere quel valletto delle arance.
La giovane tirò poi un sospiro.

<Grazie della testimonianza, Madre Ildegarda, le dispiacerebbe porla per iscritto?>
E detto ciò Eve si affrettò a cercare carta e penna e a porgerli alla donna.
In fin dei conti Ildegarda era un'architetta fidata e quella testimonianza avrebbe decisamente tolto dai guai Chiardiluna.
Dopo che la donna finí di scrivere Evelyn prese il foglio scritto e firmato.

<Grazie mille Madre Ildegarda, il dottore di Chiardiluna vi seguirà finché non vi sarete ripresa del tutto. Ora se volete scusarmi, vado a consegnare questa all'ambasciatore.>
Dopo aver rivolto queste parole all'Arcadiana la giovane donna si affrettò a precipitarsi fuori dalla stanza in cerca del cugino.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora