ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 41 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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Jane era ancora sdraiata sul suo letto, fissava il soffitto senza riuscire a pensare a niente, dopo essersi sfogata il suo cervello si era come svuotato del tutto, in quel momento non provava niente. Niente pensieri, niente dolore. Stava bene in quel momento, ma ad interrompere il suo stato di trance fu un fastidioso rumore che rimbombò in tutta la stanza. Si alzò a sedere e guardò per qualche secondo il telefono che squillava ininterrottamente sul comodino vicino al letto. Dopo poco decise di rispondere, si allungò sul letto per riuscire a raggiungere la cornetta e dopo averla afferrata se la accostò all'orecchio.
<Sì?>
Chiese, un respiro affannato aldilà del telefono la fece come tornare in sé,
<Janette>
Strillò una voce dopo un po', la ragazza la riconobbe subito,
<Sì zia?>
<Stai bene? Perché hai chiuso la porta? È da ore che sono fuori questa stanza!>
Jane ripensò che effettivamente chiudendo a chiave la porta di una stanza di Chiardiluna nessuno sarebbe più riuscito a farsi sentire dall'esterno.
Jane sbuffò per poi alzarsi a fatica dal letto ed avvicinarsi alla porta, dopo aver fatto girare due volte la chiave la porta si spalancò. Dinanzi alla soglia si trovava la zia, sempre elegante e composta ma con un'espressione contrariata in volto, aveva i riccioli biondi raccolti delicatamente in uno chignon e indossava un elegante vestito rosso con il pizzo nero. Aveva le braccia incrociate al petto e guardava la nipote,
<Vedo che ti sei finalmente decisa ad aprire>
Disse per poi entrare a gran passi nella stanza, Jane roteò gli occhi per poi, appoggiandosi a qualsiasi cosa, avanzare verso il letto e mettersi seduta,
<Dimmi zia, cosa c'è di tanto urgente?>
Chiese annoiata Jane, Berenilde nel frattempo aveva aperto l'armadio della nipote e ci stava frugando dentro,
< Tra poche ore c'è la presentazione di Ofelia a corte. Non vorrai mancare, vero?>
Jane sbuffò, non aveva per niente voglia di andare in un posto affollato e vedere tanta gente, soprattutto Archibald, quindi si affrettò ad inventare una scusa,
<Zia, non arrabbiarti, ma non mi sento ancora molto bene, preferirei restare un po' a letto...>
Berenilde finalmente tirò fuori il naso dall'armadio e guardò preoccupata la giovane Drago, prese un respiro per poi avvicinarsi a lei,
<Sì hai ragione cara, forse dovresti riposare ancora un altro po'.>
Fece una pausa per accarezzare le guance della ragazza,
<Scusa, è solo che sono un po' agitata.>
La donna scosse leggermente la testa per poi fare una piccola risatina, Jane intuì che stava pensando a Faruk, vederlo le faceva ancora questo effetto.
<Tranquilla zia>
Disse Jane sfoggiando uno dei migliore sorrisi che riuscì ad ottenere,
<Io adesso vado a prepararmi. Per favore non chiudere la porta, almeno posso mandare qualche cameriera a controllarti>
Jane annuì e Berenilde sorrise, per poi abbracciare la ragazza,
<Allora vado, a dopo.>
E detto questo si alzò e uscì dalla stanza.

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Jane era rimasta a lungo stesa sul suo letto a fissare il soffitto, aveva anche provato a dormire ma ogni volta che chiudeva gli occhi centinaia di pensieri negativi si abbattevano su di lei. Dopo quasi un'ora decise finalmente di fare qualcosa, chiamò la dama da compagnia che le era stata affidata da sua zia. Una giovane donna dai lunghi capelli rossi raccolti in uno chignon entrò nella stanza,
<Mi avete chiamato signorina Jane?>
Jane annuì,
<Salve Vanessa, avrei un favore da chiederle>
La ragazza dai capelli rossi annuì,
<Dite pure>
<Avrei bisogno di un paio di stampelle se non le dispiace>
Chiese tranquilla Jane, la dama inarcò le sopracciglia,
<Credo di non potervi accontentare. Madama Berenilde ha esplicitamente detto che dovete stare a letto e riposare...>
Jane sbuffò per poi avvicinarsi a fatica al suo cassetto vicino al letto,
<Allora vediamo un po'...>
Cominciò a borbottare quando aprì il cassetto,
<Cara Vanessa, che ne dice di due clessidre rosse?>
La ragazza sgranò gli occhi quando la giovane Drago estrasse dal suo cassetto due lucenti clessidre con la sabbia rossa,
<Signorina Jane, io non dovrei... Vostra zia...>
Jane sbuffò,
<Siete dura da convincere. E va bene, due clessidre rosse e una blu>
Disse frugando ancora un altro po' nel cassetto ed estraendo questa volta una clessidra dal colore blu,
<Ovviamente la zia non dovrà sapere niente>
La dama esitò un attimo per poi decidersi e afferrare le tre clessidre offerte dalla ragazza,
<Grazie signorina Jane. Vostra zia non saprà niente>
Disse mentre guardava stupefatta le tre clessidre che teneva in mano, poi se le infilò in tasca e corse fuori dalla porta.
Dopo qualche minuto tornò nella stanza con due stampelle in legno,
<Le serve una mano signorina Jane, dove volete andare?>
Disse la ragazza mentre porgeva le stampelle alla Drago,
<Questo non la deve preoccupare. Mi aiuti invece a vestirmi per favore, prenda cortesemente l'abito blu notte nell'armadio.>
La donnina annuì per poi avviarsi silenziosa verso l'armadio.
Dopo essersi vestita ed essersi sistemata, Jane afferrò le stampelle portate da Vanessa e con molta più facilità del solito si diresse verso la porta di uscita, lasciando la donna nella stanza mentre si tastava ancora le tasche come per assicurarsi che le clessidre ci fossero ancora.

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Con l'aiuto delle stampelle riuscì a camminare abbastanza a lungo, in giro non c'erano molte persone, erano quasi tutti alla presentazione dove sarebbe dovuta andare anche lei. Dopo essersi stancata decise di fermarsi un po', andò al lago di Chiardiluna.
L'acqua cristallina rispecchiava le luci circostanti, il silenzio e la pace di quel posto fecero finalmente tranquillizzare per un po' la ragazza. Si guardò in giro e dopo aver trovato una panchina al lato del lago decise di sedersi per contemplare le acque limpide e riposarsi un po'.
Mentre fissava l'acqua altri pensieri le tornarono in mente e involontariamente ritornò a pensare ad Archibald, anche se al momento era l'ultimo a cui avrebbe dovuto dedicare le sue attenzioni, sbuffò, quell'uomo era costantemente nei suoi pensieri e non sembrava voler uscire.
Jane assorta nei suoi pensieri quasi non si accorse della figura che vide avvicinarsi a lei, si voltò di scatto, sperando fosse l'ambasciatore ma si ricredette subito.
<Bel posto vero?>

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora