ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 46 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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Jane venne svegliata da una voce dolce che la chiamava, quando aprì gli occhi si ritrovò davanti la zia, teneva il viso della ragazza tra le sue mani e la guardava preoccupata,
<Zia, stavo dormendo>
Disse con voce un po' impastata Jane, Berenilde sorrise,
<Stai meglio?>
Jane annuì per poi mettersi seduta, la zia si alzò dal letto e chiamò una cameriera.  Dopo pochi minuti entrò di tutta fretta Vanessa, con aria preoccupata tirò un'occhiata alla ragazza sul letto per poi rivolgere un sorriso alla donna difronte a lei,
<Portami del tè per piacere, con poco zucchero questa volta. L'ultima volta per poco non mi sentivo male>
Disse la zia facendo segno alla ragazza di andare. Jane si alzò in piedi, aiutandosi con tutto quello che aveva a portata di mano, la zia si precipitò verso di lei per aiutarla,
<Tranquilla, ce la faccio>
Jane si avvicinò un po' zoppicando all'armadio e tirò fuori un abito blu scuro, dal colletto alto e le maniche lunghe, da quando era stata ferita prediligeva gli abiti a maniche lunghe e che coprissero il più possibile le spalle, la grande ferita che aveva sulla spalla si stava piano piano rimarginando, ma lasciva con sé una grande cicatrice di cui Jane non andava molto fiera.
<Come va la ferita sulla spalla?>
Chiese la zia notandola, Jane si tastò la fasciatura, per poi sbuffare,
<Fa male, ma credo stia guarendo.>
Berenilde annuì,
<Ho chiamato il dottor Herman, tra qualche giorno ti visiterà>
Jane finì di vestirsi senza dare una risposta, raggiunse a fatica dei divanetti poco più in là e si lasciò cadere su uno di essi. La zia la raggiunse per poi iniziare a sorseggiare il tè appena portato da Vanessa.
<Allora cara, dobbiamo parlare di alcune cose>
Jane non aveva nessuna voglia di parlare, ma annuì ugualmente,
<Io e la signorina Ofelia con sua zia andremo a stare per un po' al gineceo, tu ovviamente verrai con noi, devo tenerti d'occhio, non ti sei ancora ripresa...>
Stava spiegando la zia quando Jane la interruppe,
<Zia io non verrò al gineceo>
Disse semplice, sperando che quell'affermazione bastasse a convincere la zia, ma ovviamente non fu così,
<Jane, non dire sciocchezze, qui da sola saresti solo in pericolo.>
Jane roteò gli occhi,
<Zia non ho più due anni, già ti ho seguito una volta quando sei dovuta venire a Chiardiluna, non lo farò di nuovo. Sono una donna adulta, so badare a me stessa>
Berenilde stava per ribattere, ma poi si fermò per pensare,
<Forse hai ragione...>
Jane si meravigliò di sentire quella frase uscire dalla bocca di sua zia,
<Sei adulta ormai. E va bene, potrai rimanere qui, ma a una condizione>
Jane si drizzò a sedere più composta, non si aspettava tutta questa fiducia nei suoi confronti,
<Chiederò ad Archibald di tenerti d'occhio e di spostare la tua stanza più vicina alla sua, così che tu possa rivolgerti a lui senza grandi difficoltà>
Jane sgranò gli occhi,
<Cosa?!>
Berenilde sorrise,
<Non accetto lamentele, se vorrai rimanere a Chiardiluna, questi sono gli accordi>
Jane sbuffò, e incrociando le braccia si voltò dall'altra parte. Non aveva voglia di vedere Archibald più del dovuto.

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Il giorno dopo la stanza di Jane era invasa da tanti valletti che prendevano i bagagli e gli effetti personali della ragazza per portarli nella sua nuova stanza, Jane non era affatto felice di questo, a quanto pareva Archibald era stato ben felice di accettare l'incarico lasciato dalla zia Berenilde e aveva fatto sistemare una stanza  per Jane proprio accanto alla sua.
La giovane stava seduta sul grande letto mentre controllava che i valletti non rompessero niente, quando apparí sulla porta una figura che Jane notò subito, si voltò dall'altra parte per evitare il più possibile lo sguardo allegro dell'ambasciatore,
<Buongiorno Janette>
Disse l'uomo avvicinandosi a lei, Jane gli lanciò un'occhiataccia per poi, con l'aiuto delle stampelle poggiate lì vicino, alzarsi e andare verso la porta. Archibald scoppiò a ridere e seguì la giovane,
<Dove vai?>
<Non ti interessa>
Rispose secca Jane cercando di accelerare di più il passo, ma con scarsi risultati,
<Bhe invece penso proprio che mi interessi, tua zia mia ha incaricato...>
<Lo so...>
Lo interrumpe bruscamente Jane, poi si fermò di scatto e si voltò verso l'uomo che continuava a camminare dietro di lei,
<..So cosa ti ha detto mia zia, ma io non ho bisogno di essere tenuta d'occhio. Quindi per favore adesso lasciami stare>
Jane stava per ricominciare a camminare, ma venne bloccata da un braccio, guardò l'ambasciatore che teneva saldamente nella mano  il braccio della ragazza,
<Potresti lasciarmi>
Disse la giovane scocciata, Archibald smise di sorridere, raramente Jane lo vedeva serio, ma questo era uno di quei momenti,
<Solo se prima mi lasci parlare>
Jane lo guardò negli occhi, sembrava veramente dispiaciuto,
<Va bene>
Archibald sorrise per poi lasciare il braccio della giovane,
<Non pensavo quello che ho detto, ero sopraffatto dalla rabbia e dalla preoccupazione>
Jane lo guardò negli occhi, sembrava sincero,
<Mi hai ferito>
Disse Jane, continuava a immergersi in quei occhi azzurri,
<Lo so e mi dispiace>
Jane sorrise e senza neanche pensarci si buttò tra le braccia dell'ambasciatore, quelle semplici parole le erano bastate a dimenticare tutto, non sapeva neanche lei il motivo, ma in quel momento aveva bisogno solo di lui. Le braccia dell'uomo le si strinsero attorno alla vita per ricambiare l'inaspettato abbraccio.
Jane alzò lo sguardo per intravedere quello di Archibald, lui la guardò per qualche secondo per poi scoppiare a ridere,
<Non ci siamo mai abbracciati prima d'ora>
Constatò non lasciando la presa, Jane rise,
<Già>
I due si continuarono a guardare negli occhi, erano così vicini, Jane poteva sentire il dolce respiro dell'uomo e lui probabilmente riusciva a sentire l'aumento di pulsazioni della ragazza. Jane divenne rossa in viso dall'imbarazzo, effettivamente quella situazione era strana anche per lei. L'ambasciatore notando il suo disagio scoppiò a ridere per poi avvicinarsi ancora di più, i loro visi adesso erano così vicini, c'era così poca distanza tra loro due, Jane fu tentata di baciare l'uomo ma dopo poco tornò in sé e imbarazzata si staccò dalla presa di Archibald,
<Ade-sso v-ado>
Disse Jane balbettando per poi cominciare a camminare con l'aiuto delle stampelle, Archibald rise per poi allontanarsi anche lui.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora