ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 55 ℙ𝕠𝕧. ℕ𝕒𝕥𝕙𝕒𝕟𝕚𝕖̈𝕝

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Il giorno prima, a Chiardiluna...

<Quando vi siete allontanato da vostro padre?>

<Poco prima delle sei>

<Dov'eravate quando vostro padre è scomparso?>

<In biblioteca>

<Sapevate delle lettere minatorie?>

<Si>

Inspira

<Pensate ci sia qualcuno in particolare che avrebbe voluto rapire vostro padre?>

<Ha molti nemici, è difficile da dirsi.>

Espira

<E chiaro che il visconte qui presente non sappia niente!>
Esclamò Archibald prima di essere zittito dall' occhiata torva dell'Intendente, che ora sfogliava con metodicità una serie di fascicoli.

Respira

Si ripetè di nuovo mentalmente Nathaniël una volta resosi conto di quanto gli si stesse accorciando il fiato.

Controllo

Non poteva permettersi di farsi vedere stanco, non poteva permettersi di urlare quanto volesse tornare a dormire nella sua stanza a Chiardiluna, svegliarsi e leggere insieme ad Evelyn, sospirare alla stupidità del padre e cercare di impartire qualche lezione morale a Stanislav.

Egoista

Evelyn era fuori città da più di un mese, Stanislav stava per essere processato e suo padre... suo padre era scomparso.
Aveva chiesto asilo a Chiardiluna e lo aveva raggiunto qualche giorno prima, a seguito di una serie di lettere minatorie. Il Miraggio non ci aveva dato molto peso, riceverne era quasi all'ordine del giorno a corte.
Quel pomeriggio Nathaniël si era diretto come suo solito in biblioteca e aveva lasciato il padre a prepararsi per un bagno, ma da quella porta non era più uscito nessuno. Era semplicemente sparito, senza nemmeno delle pozze d'acqua a testimoniare un movimento, a porte chiuse.
Quando un valletto lo aveva avvertito della scomparsa il giovane era quasi rimasto paralizzato.
Ed ora eccolo qui, a due passi da un esaurimento nervoso. Chiuso in una stanza a testimoniare con l'ambasciatore, che per lui non nutriva una grande simpatia, e l'Intendente, che non sembrava provare simpatia per nessuno.

Non fargli vedere cosa provi

Postura dritta

Mento alto

Puoi fingere di stare bene ancora per un po'

E cosí fece, aspettando con impazienza la prossima domanda del'Intendente.

<Voi supportavate la mia campagna di integrazione dei Decaduti a corte nonostante il conte Harold fosse contrario, corretto?>
Nathaniël alzò un soracciglio, sapeva dove voleva andare a parare.

<State insinuando che abbia fatto sparire mio padre?>
Chiese il giovane lasciando trapelare un po' di sdegno nel suo tono di voce. Poteva anche essere un vecchio Miraggio sordo, troppo attaccato ai suoi averi e con la mania per gli esperimenti sulle Bestie, ma era pur sempre l'uomo che lo aveva cresciuto, fin da quando era un ragazzino che si divertiva guardare le mappe delle arche sognando di vederle tutte.
Era stato un uomo severo, burbero e avido, ma gli aveva insegnato a sopravvivere a corte. Era stato noncurante e troppo preso dalle glorie della sua gioventù passata, ma Nathaniël sapeva che in fondo teneva a suo figlio. Forse era stato un pessimo padre, ma a modo suo ci aveva provato comunque.

<Sto insinuando che c'è chi ucciderebbe per il titolo di conte.>
Rispose brusco l'Intendente strappando il Miraggio ai suoi pensieri. Ora il giovane iniziava proprio ad irritarsi.

Controllati, sta solo facendo il suo lavoro.

Raccolto quel briciolo di calma interiore che ancora gli rimaneva il giovane stava per rispondere, ma fu interrotto dalla squillante voce dell'ambasciatore.

<Non è lui, caro il nostro Thorn. Lo tengo d'occhio da mesi ormai. Se volete delle prove potete sempre chiedere alla Rete.>
Disse Archibald alzandosi dalla sedia dov'era.
Nathaniël quasi non riuscí a nascondere la sorpresa all'inaspettato aiuto, ma fu ancora più perplesso di vedere l'Intendente scattare in piedi e mormorare,

<Ho altro da fare. Ambasciatore, avvisatemi nel caso ci siano nuove svolte sul caso.>
E con questo l'alta figura dell'uomo uscí dalla porta a grandi falcate.
Con l'Intendente fuori, Nathaniël si concesse di rilassare le spalle, con un respiro tremolante, per poi lanciare uno sguardo interrogativo all'uomo della Rete, ancora inchiodato dov'era prima.

<Cosa dovete dirmi?>
Disse il giovane appoggiandosi allo schienale della sedia ed incrociando le gambe. Voleva solo riposare.

<Non mi ringraziate nemmeno?>
Chiese di tutta risposta l'ambasciatore incrociando le braccia.

<So già di starvi particolarmente antipatico e non credo siate il tipo da cambiare opinione su qualcuno semplicemente per delle belle parole. Quindi no, non vedo quale potrebbe essere il vantaggio di ringraziarvi.>
Rispose Nathaniël tutto d'un fiato, Archibald sorrise divertito.

<Continuo a non capire cosa ci veda mia cugina in voi.>

Evelyn. Da quanto non la vedeva intenta a leggere in biblioteca, o non si incrociavano per i corridoi? Lei gli dava sempre il buongiorno con un sorriso. Aveva tenuto l'illusione di fiori che le aveva regalato?

Egoista. Concentrati.

<Comunque,> riprese Archibald prendendo posto sulla sedia prima occupata dall'Intendente, <Siente solo un ragazzo noioso, non un rapitore. Quindi posso dirvelo tranquillamente, ho una pista.>

Il giovane Miraggio si irrigidí e le parole gli uscirono di bocca immediatamente.

<Me ne occuperò io.>
Se poteva aiutare suo padre l'avrebbe fatto a tutti i costi.

<No.>
Rispose l'ambasciatore secco, con un sorriso decisamente fuori luogo.
Nathaniël non ebbe nemmeno il tempo ci controbattere che subito Archibald riprese parola.

<Non sono sicuro di quello che mi aspetta se continuo le ricerche. E fidatevi, sono molto più sacrificabile di voi. Avete tutta la vita davanti.>
Il Miraggio notò che per un secondo il sorriso dell'uomo sembrava spento, il viso angelico stanco.

< Ad ogni modo! Caro il mio visconte, mi servite vivo! Se domani non mi vedete, fatemi il piacere di avvisare Thorn.>
Esclamò Archibald, tornando in un attimo il giovane allegro e malizioso di sempre, per poi avviarsi anche lui verso la porta.

<Ah, nel caso, trattate bene mia cugina anche per me e... consegnate questo a Janette.>
Disse infine l' Ambasciatore indicando una lettera che aveva lasciato sul tavolo per poi sparire nel corridoio.

Nathaniël, finalmente solo, intascò la lettera per poi appoggiare la testa fra le mani. Gli tremavano.


Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora