ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 29 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Evelyn tirò un sospiro di sollievo una volta tornata a Chiardiluna. Fra il suicidio del maggiordomo e la lista di preparativi da fare al teatro la mattinata era quasi conclusa, alla giovane non restava che controllare come procedeva la prova dei costumi di scena e poi avrebbe finalmente avuto un po' di tempo libero dopo giorni di lavoro.
Non appena Evelyn raggiunse la sala della musica sentí immediatamente la voce squillante del cugino.

<Questi vestiti sono troppo audaci per la loro etá. Mettete delle maniche a sbuffo invece dei guanti e aggiungete larghi nastri per coprire le scollature.>
Archibald stava impartendo ordini ad una serie di sarti che stavano dando gli ultimi ritocchi ai vestiti delle sorelle.
A queste parole tutte e sette le ragazze eruppero in cori di protesta mentre uno stilista mormorò un flebile <Ma signore...> dando un'occhiata preoccupata all'orologio.
Eve tirò un sospiro esasperato, l'iperprotettività di Archibald avrebbe fatto sfasare tutta la scaletta di orari che i due si erano prefissati il giorno prima.

<Non abbiamo tempo per cambi di programma dell'ultimo secondo.>
Disse Evelyn con tono deciso.
A differenza del cugino, che al suo intervento nella conversazione non si era nemmeno girato, le sette cugine si voltarono subito verso la giovane pronunciando esclamazioni di assenso. Era chiaro che le ragazze non volevano di certo rinunciare ai loro vestiti scollati.

<L'unica pelle che si deve vedere è quella del viso.>
Ribattè l' ambasciatore sempre rivolto ai poveri sarti, altre grida di disappunto risuonarono per la sala.

<Non si discute. E ora torno agli invitati. Ho appena perso il mio maggiordomo e mi ritrovo con una quantità di problemi organizzativi.>

Dopo aver ufficialmente chiuso il discorso Archibald fece per andarsene per poi fermarsi un secondo davanti alla cugina.

<Stai attenta anche tu, soprattutto con quel tuo amico Miraggio... Non gli farei certe confidenze se fossi in te.>
Le aveva sussurrato l'uomo.

<So badare a me stessa e sono sicura che ci riusciranno anche le ragazze.> Sussurrò a sua volta Eve appoggiando una mano sulla spalla dell'uomo, sotto il sorriso aveva un'aria stanca, la mattina doveva essere stata movimentata anche per lui.
<A proposito, gradirei un po' più di privacy!>
Concluse la giovane donna con voce più severa, non le andava a genio che anche il cugino si facesse idee strane riguardo alle sue chiacchierate occasionali con il visconte.
A proposito del visconte, pensò Evelyn, doveva assolutamente cercarlo per restituirgli la sua giacca.

<Sei della Rete, cara! Non avrai mai privacy!>
Esclamò l'ambasciatore con un occhiolino, per poi riprendere la sua strada ed uscire dalla sala.
Una volta uscito il cugino, la giovane donna si guardò un po' intorno.
Le sue cugine bevevano degli infusi al miele con aria sconfitta mentre i sarti apportavano ai loro vestiti le modifiche volute da Archibald.
Le altre donne nella sala erano anch'esse intente a provare i costumi, fissarsi sulla testa ingombranti parrucche o a incipriarsi di fronte a dei grandi specchi. Fra la folla di dame Eve individuò madama Berenilde, intenta ad impartire direttive al sarto che le stava aggiustando l'imponente vestito.
Accanto a lei la giovane donna riconobbe Jane ed il valletto dell'incidente di Madre Ildegarda.
Visto che la situazione era sotto controllo Eve decise di andarsene ed approfittare dell'ora libera per cercare Nathaniël.
La giovane donna passò prima in camera sua per prendere il cappotto, che Evelyn aveva fatto lavare in precedenza, per poi andare a cercare il miraggio.
Dopo aver guardato in biblioteca e nel giardino del castello senza trovar traccia del giovane uomo, Eve decise di tentare a vedere se Nathaniël si trovasse in camera sua.
Eve percorse di nuovo i corridoi di Chiardiluna per poi fermarsi davanti ad una porta nell'ala della villa adibita alle stanze degli ospiti.
La giovane bussò gentilmente sul legno chiaro e dopo qualche secondo la porta si aprí lentamente rivelando il giovane Miraggio dall'altra parte dell'uscio.
Nathaniël indossava un gilet in broccato verde sopra una camicia candida mentre portava un paio di pantaloni color pece.
Non appena il giovane uomo vide Evelyn sull'uscio della porta alzò un sopracciglio.

<Madama Evelyn, a cosa devo la visita?>
Chiese lui completamente ignorando il cappotto che la ragazza portava fra le mani.

<Visconte, mi scuso per il ritardo con cui vi restituisco il vostro cappotto, ma sono stata molto impegnata.>
Disse la giovane porgendogli l'indumento nero pece.

<L'illusione che aveva... Si è spenta quando l'ho fatto lavare...>
Aggiunse Eve mentre guardava il Miraggio squadrare il cappotto. Era abbastanza imbarazzata dell'accaduto, quando lo aveva portato in lavanderia non aveva dato troppo peso alle possibili conseguenze del lavaggio sull'illusione.

<Non preoccupatevi per il ritardo,> sospirò Nathaniël infilandosi subito il cappotto, <per quanto riguarda l'illusione, succede ogni volta che viene lavato.>
Non appena il Miraggio concluse la frase la parte finale del lungo cappotto sembrò quasi disintegrarsi in tanti minuscoli brandelli.
Le ceneri nere iniziarono a fluttuare e sgorgare in una cascata di fumo che però non sembrava sporcare niente intorno a sè.
Il giovane aveva appena ricreato l'illusione sul suo cappotto.

Il biondo platino, notando l'attenzione di Evelyn sul fumo che aveva appena creato si aggiustò il colletto e spostò il suo sguardo verso una finestra.

<Non sono un'artista come mio zio...>
Mormorò poi Nathaniël.

Eve sapeva si riferisse al barone Melchior. Il cosiddetto "Ministro dell'eleganza" era fra gli stilisti più noti di tutta Città-cielo e le sue creazioni erano definite spettacolari.
Il paffuto nobile veniva spesso a Chiardiluna e ogni volta portava con sè la sua intera nuova collezione da far provare a lei e alle sue cugine.
Le sette sorelle erano sempre entusiaste per le visite del barone e nonostante lei non fosse una grande amante degli abiti vistosi e sgargianti, Melchior le aveva regalato in più di un'occasione qualche suo nuovo capo.

<Non vi stavo giudicando, siete bravo...>
Rispose subito la giovane distogliendo anche lei lo sguardo, per poi cambiare repentinamente discorso.

<Verrete all'opera questa sera?>

Alla domanda Nathaniël distolse l'attenzione dalla finestra e posò gli occhi di nuovo sul viso della sua interlocutrice.

<Sì, devo controllare mio cugino Stanislav almeno finchè mio padre non arriverà. Quel ragazzino ha una malsana ossessione per madama Berenilde...> Rispose il Miraggio con aria pensierosa, per poi concludere di parlare con l'accenno di un sorriso, <Ma spero di riuscire a incontrarvi, se mi potete concedere un po' del vostro prezioso tempo. Reciterete?>

Evelyn gli rivolse un sorriso.
<Il palco non ha mai fatto per me, mi limito ad occuparmi dell'organizzazione. E, sì, mi farebbe piacere vedervi.>

<Allora, a stasera madama.>
E detto questo il Miraggio prese la mano della giovane donna per posarvi brevemente le labbra.
Poi si congedò per rientrare in stanza, lasciando fuori dalla porta un'Evelyn confusa e rossa.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora