ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 52 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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Jane rimase un po' nelle sue stanze, ormai quasi tutte le sue giornate erano diventate un noioso e frustante ripetersi degli stessi avvenimenti, non usciva quasi mai dalla sua stanza, il cugino le aveva fatto visita per accertarsene, quando la ragazza aveva chiesto le motivazione Thorn aveva spiegato che a Chiardiluna c'era stato un problema, un uomo era scomparso, il prevosto dei marescialli che alloggiava lí era sparito.
Il cugino assegnò a Jane  dei lavori da svolgere per l'intendenza, così che fosse stata abbastanza occupata per non lasciare spazio a passeggiate in giro per Chiardiluna, effettivamente il piano di Thorn era riuscito alla perfezione, la ragazza non aveva lasciato la stanza per molti giorni, era costantemente immersa tra le scartoffie e a volte veniva a farle visita Evelyn per raccontarle le  ultime notizie.

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Dopo svariati giorni passati a lavorare Jane decise di concedersi un po' di pausa, venne a sapere che Ofelia stava aprendo un ufficio per esercitarsi nel lavoro da lettrice, la cosa la incuriosiva molto e decise così di andare a dare un'occhiata.
Sì vesti con un abito grigio chiaro molto semplice, con collo alto e che si stringeva leggermente in vita con un nastro del medesimo colore, infilò anche una mantella nera con cappuccio, sperando così di passare abbastanza inosservata. Dopo aver tirato su il cappuccio uscì finalmente dalla stanza per raggiungere il locale della animista, posizionato in un ex guardaroba del molo.
Dopo essere uscita da Chiardiluna senza farsi notare da nessuno e aver camminato per un bel po' finalmente Jane arrivò davanti al locale ma sgranò gli occhi quando riconobbe la figura che si trovava davanti all'ingresso, anche l'uomo la notò, così fece un passo in dietro per lanciare un'occhiataccia alla ragazza,
<Jane, che ci fai qui?>
<Ciao Thorn>
Disse la giovane sorridendo e quasi non preoccupandosi di aver disubbidito al cugino,
<Io ti avevo detto...>
<Sì sì lo so, sarei dovuta rimanere nella mia stanza a lavorare. Ma ho finito tutti i tuoi incarichi e mi stavo annoiando a morte>
Thorn continuò a guardare con bocca serrata la giovane,
<Per adesso puoi rimanere con me, così che ti possa controllare>
Jane sbuffò,
<Non ribattere>
Esordì l'intendente prima che Jane potesse effettivamente dire qualcosa.
Facendo segno di seguirlo Thorn aprì la porta, Jane obbedì e varco l'ingresso subito dopo l'uomo. Sì ritrovò in una stanza piena di operai a lavoro che spostavano mobili e verniciavano muri, Jane notò delle illusioni da incubo sulle vetrine del negozio, sicuramente qualcuno si era divertito a fare degli scherzi. Lo sguardo della giovane si posò subito dopo sulla zia che teneva come sempre le mani sul pancione quasi  come in segno di proteggerlo, insieme a lei si trovavano Ofelia, la signora Roseline e le due valchirie che erano state affidate a Ofelia da Archibald.
<No aspettatevi una folla di clienti>
Affermò Thorn dopo essere entrato,
<Jane>
Affermò la zia sorridente dopo aver visto la nipote, corse da lei e la abbracciò,
<Tutto bene tesoro?>
La giovane annuì, la zia Berenilde lanciò poi uno sguardo a Thorn e Ofelia e avvicinandosi alla zia Roseline e afferrandola sotto braccio disse,
<Venite, lasciamo che mio nipote e vostra nipote parlino a loro agio>
Raggiunse Jane per afferrare anche lei per il braccio per poi cominciare a camminare in mezzo a gli operai per allontanarsi.
Dopo che le tre donne furono abbastanza lontane la zia si voltò di nuovo sorridente verso la nipote, prese il suo viso tra le mani e cominciò come a esaminarla,
<Oh cara, mi sembri dimagrita, stai mangiando?>
<Sì, zia>
Esclamò Jane cercando di liberarsi dalla presa della zia che cominciava a comprimergli le guance,
<No invece, qualche giorno senza di me e guarda come ti riduci. Non sembra anche a te dimagrita signora Roseline?>
Chiese la donna girando la testa della ragazza in direzione della chaperon di Ofelia,
<Non saprei... Forse un po'>
Esclamò anche lei, Jane sbuffò per poi finalmente liberarsi dalla presa della zia. Jane stava per ribattere quando si sentì nel negozio il suono del cicalino, le tre donne si voltarono e videro entrare un signore dotato di lunghi capelli argentei, viso imberbe e stempiato , una grande redingote bianca e gli occhi contornati da occhiali di color rosa.
Sembrò salutare tutti nella stanza, la zia Berenilde gli lanciò un educato gesto  di saluto in lontananza per poi voltarsi nuovamente verso la nipote,
<È il signor Lazarus con il suo maggiordomo meccanico>
Spiegò vedendo poi entrare anche con rigidi movimenti il compagno di viaggio di Lazarus,
<Viene da Babel>
Aggiunse poi rivolgendo a Roseline, restarono un po' a guardare in lontananza i tre che parlavano, senza però capire cosa stessero dicendo in realtà,
<Non dovremmo andare anche noi zia?>
Chiese Jane non distogliendo lo sguardo dall'uomo,
<Staranno parlando di affari, aspettiamo un po' per andare>
Jane annuì. Dopo poco il cicalino suonò nuovamente ma a entrare fu un maggiordomo a cui la giovane non prestò grandi attenzioni,
<Allora Jane, hai ripreso a lavorare all'intendenza?>
Jane annuì ma continuò a guardare in direzione di Thorn, per capire cosa stessero dicendo quando per la terza volta il cicalino suonò più volte, le tre donne si girarono nuovamente tutte insieme verso la porta, il barone Melchior stava cercando di passare nella porta la sua enorme pancia, Jane trattenne le risate alla vista di quel esilarante scena,
<Andiamo>
Disse semplicemente Berenilde cominciando a camminare verso gli altri,
<Intendente! Mi chiedevo dove foste>
Esclamò il barone dopo essere finalmente riuscito ad entrare,
<Qui>
Rispose Thorn come se fosse ovvio.
<Madame>
Salutò poi togliendosi il cappello in direzione delle zie e delle due ragazze,
<Oh, signor Lazarus, anche voi qui? Felice di rivedervi. Oh-ho, intendente, non abbiamo il Nibelungen!>
<Servitevi>
Suggerì freddo Thorn indicando gli strati di giornali che ricoprivano il parquet per i lavori.
<Mi riferisco al numero di oggi. Non è uscito. Mio cugino Chechov dirige Nibelungen da più di trent'anni e non era mai successo>
<Che cosa volete che ci faccia?>
<Niente>
Disse il barone,
<Il fatto è che l'atro mio cugino, qui presente, aveva inoltrato un piccolo annuncio per la gazzetta del giorno diretto particolarmente alla vostra attenzione, e dato che il Nibelungen non è uscito è venuto a riferirvelo di persona>
Jane alzò il sopracciglio quando finalmente notò le persone che accompagnavano il barone Melchior, nascoste dalla grande figura dell'uomo il conte Harold e suo figlio Nathaniël, il ragazzo sembrava esausto e frustato, forse quello era il risultato di avere come padre uno come il conte, che non appena fu notato da tutti cominciò ad urlare,
<Esigo rrriparrrazione!>
<Calma, cugino Harold>
Lo calmò il barone,
<Siamo persone civili, sistemeremo tutto in maniera amichevole>
Jane incrociò le braccia e cominciò a guardare ancora più interessata la scena,
<È inconcepibile che un bastarrdo querreli un uomo del mio rrrango  e della mia imporrrtanza>
Continuò però ad urlare il conte Harold, Nathaniël sbuffò esasperato per poi avvicinarsi un po' al padre,
<Padre abbassi un po' la voce per piacere>
Ma il conte non lo ascoltò. Thorn lanciò un'occhiata al giovane per poi cominciare a parlare,
< Non sono io a querelarvi, ma l'intendenza>
Lo corresse Thorn calmo,
< Per "allevamento non dichiarato di numerose Bestie domestiche e sperimentazioni non autorizzate sugli animali" i vostri cani sono stati sottoposti a ripetute manipolazioni ipnotiche. Pratiche del genere sono rigorosamente vietate dalla legge>
<Rrrestituitemi i miei cani! E rrrestituitemi mio nipote>
<Non ho provveduto personalmente al suo arresto>
Continuò Thorn sempre con il suo tono pacato,
<Potrete andare a trovarlo al palazzo di polizia>
La signora Roseline sussultò,
<Per tutte le spille da balia>
Sì lasciò sfuggire, anche Jane in verità era abbastanza sorpresa della cosa.
<Avete insegnato male al vostro pupillo come servirsi del suo potere>
Continuò l'intendente,
<Sì è reso responsabile di ferite gravi e potenzialmente mortali. L'intendenza ha deciso di istruire un fascicolo di Mutilazione.>
Anche Jane stavolta sgranò gli occhi sorpresa.
La conversazione si stava facendo tesa e non aveva più voglia di rimanere lì, sì schiarì la gola,
<Se mi scusate io dovrei andare, è stato un piacere incontrarvi... Più o meno...>
Disse l'ultima parte quasi in un sussurro che però la zia, che si trovava al suo fianco, riuscì a sentire e le lanciò un'occhiataccia. Tutti la salutarono formalmente e dopo aver oltrepassato tutte le persone che affollavano la stanza finalmente uscì per tornare nella sua camera.

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Jane era distesa sul letto mentre leggeva un libro, la noia l'aveva sopraffatta e non sapeva più che fare, tutto d'un tratto qualcuno bussò alla porta, neache il tempo di rispondere che entrò a gran passi la zia Berenilde spalancando la porta,
<Su Jane alzati, dobbiamo fare le valigie>
Disse mentre faceva cenno a una cameriera di entrare,
<Valigie? Per cosa?>
La zia la guardò,
<Oh giusto, tu non sai ancora niente>
<Cosa dovrei sapere zia?>
<Ci sono stati dei grandi problemi a Chiardiluna, ormai non è più un posto sicuro>
Disse la zia mentre spalancava l'armadio della nipote e dava indicazioni alla cameriera su quali abiti mettere in valigia,
<Problemi? Di che genere?>
<Un'altro scomparso, Chechov e il prevosto sono stati rapiti>
Jane si alzò di scatto,
<Rapiti?!>
<Sì cara, dobbiamo muoverci, andremo a stare per un po' a Sabbie d'Opale>.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora