11.. Mr. Alcol

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Aqua Spirit era uno dei posti più prestigiosi e impensabili dove passare le serate.
I costi erano improponibili, non mi andava di spendere nulla.
Rifiutai l'offerta di Kevin pagarmi qualunque cosa prendessi, ma senza risultati.

«È il minimo, non rompere», insisteva.

Ci sedemmo vicino al bancone.

«Una birra per la ragazza».

Lo trucidai con lo sguardo.

«Okay, okay. Dammi qualcosa di analcolico e per me una vodka liscia».

Guardai i bicchieri fin troppo grandi riempirsi di alcol, in particolare quello di lui, poiché la mia non ne conteneva.
Ne rimasi incantata, a lungo.

«Alla salute allora», alzò il suo.

«Sì... alla salute», feci combaciare il vetro con il suo e bevvi insieme a lui.

***

Stavo finendo di preparare la cena, erano le 19:30 e a breve sarebbe stato tutto pronto. Avevo apparecchiato anticipatamente, mentre Ash e mio fratello finivano la lezione di spagnolo.

Sentii il rumore della maniglia, accadeva di rado e significava solo una cosa: altri casini.

Mi affacciai.

«Potete anticipare alla prossima, no?», sorrisi appena, prendendo i soldi dalla tasca e porgendoglieli.

«¡Sì! ¡Libertad!», ridacchiò mio fratello.

«Fred, perché non vai di sopra? Sai, ho visto che è uscita la nuova stagione della tua nuova serie preferita. Devo fare la doccia quindi il phone si sentirà non poco, ti consiglio di usare le cuffie».

«Ovviamente, per chi mi hai preso?», salì di sopra in fretta.

«Non si saluta più?», gli ricordai.

«Ciao ciao», rispose frettolosamente, chiudendosi in camera.

Bruciavo ancora, sotto allo sguardo di Ash.
Captava la mia agitazione repentina, sorrideva, portando una sigaretta alla bocca.
Non volevo rimanere da sola con lui.
Mi avrebbe fatto diventare pazza.

Come se mi Dio o chi altro mi avesse letto la mente, la porta si spalancò, mostrando un uomo oltre la cinquantina cadere immediato al suolo.

Mi avvicinai con una naturalezza spaventosa e lo studiai dall'alto; aveva i capelli sporchi, le palpebre abbassate, una giacca che non vedevo da settimane e dei jeans bucati alle ginocchia.
Aveva la bocca spalancata, mentre tra le mani stringeva come unico bene prezioso la sua immancabile bottiglia dotata di una buona dose di alcol.

Scossi la testa, tirando un calcio ammonitorio e non forte.

«Alzati», ero seria come non mai.

«Avanti, alzati», il tono era sciolto, di chi non aveva più speranze al riguardo.

Sbuffai, guardando il soffitto per un amaro istante.
Rivolsi un occhiata al piano superiore; fortunatamente Fred non aveva come al solito assistito alla scena e ne fui grata.

Incrociai lo sguardo di Ash e lo distolsi immediatamente.

«HO DETTO ALZATI, PAPÀ!», gridai a pieni polmoni, frustrata.

LA FIGLIA DEL CAOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora