42. Gioco

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Per conoscere le persone ero molto selettiva.
Dovevano passare a pieno ogni test indiretto che preparavo.

Dicono che vita e morte siano in contrasto e che la prima che ho citato faccia di tutto per attrarti a te.
La mia no.
L'unica vincitrice che ha ottenuto qualcosa è la morte.

L'ha portato con sé.
Gli ha aperto le braccia e l'ha condotto in un luogo sconosciuto che illude l'essere umano sia magnifico.

Chi può dirlo?
Che ne sa l'uomo cosa si nasconde dietro il silenzio?
Che ne sa l'uomo perché non si ritorna più?

"La vita e la morte sono complementari e non si incontrano mai. Se c'è una, non c'è l'altra. Non voglio vederti star male".
Questo è un discorso controddittorio al mio.

E la mia risposta era da sempre:
"Provamelo. Saresti in grado di affrontare una tempesta? Di scacciare via i miei demoni che vivono in me continuamente?", ma puntualmente rimanevo in silenzio per non essere giudicata o perché non avevo voglia di far ritornare i mostri quando si facevano sentire di meno.
Non mi andava di rievocarli, perciò soffocavo quel che volevo dire.

D'altronde, nel ventunesimo secolo chi usava tali parole, tali "paroloni" e discorsi filosofici?

Per esempio:

"Allora anestetizza il mio cuore, il mio cervello. Fa' qualcosa".

Ma trovavo risposte da sola:

"La scienza supera tutto. Spiega come ti sei procurata il dolore, spiega come ti senti, comprende quello che provi e te lo allevia se non esiste rimedio. In amore no. Non puoi decidere chi amare, è irrazionale e non puoi smettere di farlo. Non sei comandante di te stesso. Non puoi niente davanti a lui, come non puoi niente di fronte alla morte".

E se non lo facesse? Se l'amore non fortificasse?
Se la ferita fosse troppo profonda e mai disinfettata?

Non cura tutto.
Non se gli organi non sono più riutilizzabili. È questo il punto.
L'amore può curare come può rovinare.

Ero ancora un po' su di giri, ma mi ero ripresa velocemente.
Sdraiata sul divano, bevevo un succo di frutta.
Non era un semplice calo di zuccheri che mi aveva sfinito, era il mio perenne guaio che non riuscivo a sconfiggere.

Non mi ero riposata perché non ero stanca e perché Ash seguiva ogni mio spostamento e movimento.
Da lontano, mi lanciava occhiate futili.
Era il suo modo di punirmi, lo era sempre stato.

Tra un sorso e un altro, guardavo un punto indefinito.
Il suono del campanello mi fece sussultare e andai ad aprire con disinvoltura.

«Hey, passavo di qui e ho pensato di portarti un pensierino», con il suo sorriso smagliante mi mostrò i suoi denti bianchi latte.
Potevo specchiarmici, se solo non avessi dovuto pensare a cosa dire.

Un mazzo di rose rosse copriva la sua faccia contenta di vedermi, ogni fiore era veramente bello nella sua non rarità.
Noah me li avvicinò al petto, a volermi invitare ad afferrarli, per ricordarmi che effettivamente erano proprio per me.

Gli sorrisi timidamente, posizionandoli all'interno di un vaso pieno d'acqua che a breve sarebbe traboccato.

«Grazie, ma non avresti dovuto. Entra pure».

Gli offrii un cappuccino sotto richiesta gentile, mentre continuava a sorridermi.
A tratti era inquietante, ad altri era un piacere per la mia vista.

Era sempre stato fin dalle medie un bel ragazzo, inutile negarlo.
Quel che mi ripeté poi e che non riuscii a metabolizzare fu la sua richiesta di un appuntamento.

Tuttavia, declinai.
Un po' per il mix di sentimenti negativi, un po' per un qualcosa che si stava facendo spazio dentro di me.

Rimasta sola, optai per andare a farmi una doccia fredda.
Ne avevo bisogno.
Sentivo il dovere di rilassare ogni muscolo sotto lo scroscìo di acqua gelata.
Con due uomini in casa, era impensabile non bussare.
Sentivo rumori, segnale che qualcuno doveva esserci e che avrei dovuto aspettare al di fuori.

Al mio bussare, nessuno contestò.
L'unico sottofondo era quello della doccia, forse rimasta aperta o in attesa di essere usata da qualcuno che probabilmente era tornato in camera a recuperare oggetti dimenticati.
Ne approfittai dell'occasione per entrarvi, chiusi a chiave la porta.

Non c'era nessuno fortunatamente e iniziai a guardarmi attorno.
Con il piede sistemai l'asciugamano sul pavimento, dato che ero un disastro nel bagnare ogni millimetro della stanza.
Sciolsi la coda di cavallo fatta male e mi rivolsi alla doccia.

Con un gesto lento, spostai la tendina azzurra.
Il suo strusciare verso sinistra fu un allarme per chi vi era dentro.

Ash in uno scatto si mosse.
Volevo scattare e girarmi, come di consono.
Invece mi ritrovai attratta a quei suoi occhi marroni che mi scrutavano famelici.
Avevano un colore comune, simili ai miei.
Se ne trovavano a migliaia di quelli, ma il suo modo di guardarmi era diamante in una miniera scura.

Con la bocca socchiusa, mi ero bloccata a quelle pozze che continuavano imperterrite a fissarmi.
Non si spostavano nemmeno a volerlo.

Lui godeva di mettermi in difficoltà, godeva in ogni suo diverso modo per complicarmi.

Mi scomponeva, mi estasiava.

Deglutii, senza riuscire a uscire dalle sue iridi impuntate nelle mie.
Stavo venendo risucchiata da un vertice nella solita direzione.
Girava girava e girava, la corrente portava via.
La mia mente vagava, ma era spenta.

Un calore mi ardeva il petto, mentre scendevo più sotto.

Interamente nudo, i suoi pettorali erano contratti e bagnati.
Goccioline d'acqua scendevano giù...
sempre più giù.
Il volto furioso su di me, mi fece indietreggiare.

Con il mio caratterino, con l'odio nei suoi confronti avuto dalle elementari, avrei certamente risposto a tono.
Quella volta però ero in trappola, in un vicolo cieco senza uscita.
Era la seconda volta che, per quanto tentassi di aprire la bocca, non riuscivo a fiatare.

Spostai la chiave della serratura con insistenza, per non subìrmi la sua reazione.
Era scassata, perciò feci in tempo a sentire quel che aveva strozzato fino ad allora.

«La prossima volta che entri qui non ci sarà questa bellezza di tendina a salvarti. Non puoi scappare da me, Hayra. Puoi provare a starmi lontana, ma la verità è che sei legata a me da un filo rosso che non puoi vedere. Sarò fuoco sulla brace, sarò il gioco che non vinci mai».

LA FIGLIA DEL CAOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora