PROLOGO

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31 luglio 2016

Erano passati tre anni dall'ultima volta che avevo messo piede in quest'aeroporto. Da allora erano cambiate molte cose, ma soprattutto ero cambiata io; la mia vita aveva preso pieghe inaspettate, anche a causa delle scelte a cui ero stata sottoposta. Era stato difficile riprendere in mano la mia vita dopo la mia ultima avventura newyorkese, ma mi ero rialzata, solo grazie alle mia forze e grazie alla mia innata passione: la scrittura. Scrivere mi aveva aiutato a canalizzare tutte le esperienze e tutto il dolore in una semplice penna. Era stato un semplice e comune oggetto a salvarmi dal baratro e dallo sconforto. Sin da piccola avevo l'abitudine di scrivere i miei pensieri in un semplice pezzo di carta; ecco perché ho sempre considerato un foglio di carta e una penna i miei più cari confidenti.

Ero titubante sul mio ritorno a New York, ma la mia dolce e svampita cugina si sarebbe sposata, e io non potevo di certo mancare, non solo perché ero la sua testimone di nozze, ma anche perché era stata una delle poche persone nella mia vita che mi era stata sempre vicina, e l'unica che aveva saputo darmi un concreto aiuto quando ne avevo più bisogno.

E ora eccomi di nuovo qui, davanti ad uno degli hotel più lussuosi di New York City; Elis, mia cugina, aveva deciso di fare alloggiare tutti i suoi ospiti in quest'albergo. Ovviamente lei non aveva alcun problema economico, anche perché il suo futuro marito, Niall, era diventato uno dei più prestigiosi avvocati newyorkesi, mentre lei, insieme a mia zia, dirigeva una casa di moda di tutto rispetto.

Fin da piccola, mi ero sempre sentita inferiore a loro, non economicamente parlando, ma per la loro caparbietà; non c'era niente che le scalfisse, ogni volta che si prefissavano un obiettivo non c'era niente e nessuno che le potesse fermare; non si arrendevano mai, fino a quando non raggiungevano il loro scopo. Io, invece, tendevo sempre a nascondermi, mi ero sempre sentita inferiore agli altri, anche nello studio; sapevo di poter essere la migliore, ma il mio carattere mi aveva sempre impedito di emergere e far vedere quanto realmente valessi. Ma quando, dopo aver finito l'università, mi ero trasferita per sei mesi in casa loro, la mia vita era cambiata. Mi avevano resa più forte, più caparbia e più sicura di me; ero soddisfatta della persona che ero diventata, anche se per esserla avevo dovuto affrontare dolore, sconfitta e perdita, ma niente ti ripaga di più nella vita di fare ciò che ami.

Una volta scesa dal taxi, ero rimasta a guardarmi intorno; mi ero quasi dimenticata della magnificenza dei grattacieli newyorkesi. Ricordo che inizialmente era stato difficile abituarsi a tutto il lusso caotico, solo ora mi rendevo conto di quanto mi fosse mancata questa città. Facendo un respiro profondo, finalmente mi decisi ad entrare; passata la porta girevole, mi pietrificai: il lusso più sfrenato era qui davanti a me e io non riuscivo più a muovermi. Mi sembrava di essere entrata in un mondo parallelo, era come se fossi un'importante attrice, o comunque una donna di rilevante importanza, quando invece ero una semplice giornalista, brava si, ma comunque una giornalista.

"Salve, come posso aiutarla?" un inserviente dell'hotel, un ragazzo di bell'aspetto che sembrava essere un mio coetaneo, riuscì finalmente a farmi tornare alla realtà.

"Oh, ehm. Ho una prenotazione. A nome di Elisabeth Morgan, sono la sua testimone di nozze".

"Ma certo. La signorina Morgan ci ha avvisati del suo arrivo, ha prenotato la suite per lei. Quindi lei è la signora Grimaldi, corretto?".

"Signorina. Comunque si, sono sua cugina".

"Oh, mi scusi, pensavo che fosse venuta qui in compagnia" disse ammiccante.

Non riuscivo a capire il motivo di quell'uscita, perché mai doveva aver pensato che fossi venuta in compagnia. Si accorse della mia espressione, forse un po' troppo perplessa e confusa, e continuò.

"Lei alloggia nella suite platino, che è un piccolo appartamento con due camere comunicanti. Per questo pensavo che fosse con qualcuno. Mi scusi ancora" si giustificò.

"Non si preoccupi, davvero. È stato solo un malinteso. Ora mi potrebbe dare le chiavi, sarei un po' stanca".

Dopo aver firmato una quantità infinita di documenti, aver dovuto lasciare lì i miei documenti, e finalmente aver ricevuto la mia benedetta chiave, mi diressi agli ascensori, diretta al quarantunesimo piano. Mentre controllavo il piccolo schermo che mi indicava il numero dei piani che avevo percorso, il mio cellulare squillò.

"Elis, sono appena arrivata in hotel. Mi aspettavo una migliore accoglienza; ma dove sei finita?" dissi con voce squillante, avevo una voglia matta di rivedere quella pazza.

"Bea, tesoro. Emh, io tra un po' arrivo. Non uccidermi ti prego".

"Ma dai, sto scherzando! Sai che non me la prendo. Ti aspetto alla suite, ok?".

"Ok" disse con voce debole, e addirittura dispiaciuta.

Non ne capivo il motivo; era strano il suo comportamento. Di solito Elis era il tipo di persona logorroica, che non la smetteva un secondo di blaterare. Mi aspettavo fosse più entusiasta del mio arrivo, ma forse era solo nervosa per il matrimonio.

SPAZIO AUTRICE:

ok, come inizio so che non è un granchè, ma si capirà qualcosa nei prossimi capitoli. non avrei mai pensato di pubblicare, ma oggi mi sono ritrovata su wattpad e un secondo dopo avevo creato la storia!

spero che qualcuno la seguirà, ma soprattutto si appassionerà. io amo questa storia, perchè in parte sono cose che ho vissuto in prima persona (ovviamente non con Harry, mio malgrado).

devo ringraziare di cuore la mia stellina @FedericaAmato6 , perchè senza di lei non avrei mai scritto questa storia... e anche @SaraTarroni che mi ha spronato a pubblicarla.

ora smetto, perchè in pratica sto parlando da sola!

BUON ANNO A TUTTI :*

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora