||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸

60. Bangtan Sonyeondan

"Give it to me (What?) be nervous (What?) the one to end it all. We are bulletproof!"

Non so esattamente dire ciò che era successo all'interno della mia testa dopo le parole di Kim Taehyung, il ragazzo impegnato a baciarmi in quel momento e che mi stava facendo letteralmente tremare il cuore. Stavo sognando? Arrivai persino a chiedermi questo. La sensazione che provavo sulla mia pelle era un mix tra brividi e calore, i miei occhi spalancati erano invece il chiaro di segno di quanto fossi confusa dopo tutto quello che stava succedendo. Non credevo nemmeno di avere capito bene. Aveva detto che ero la sua ragazza? Mi dissi che il sonno mi stava facendo dei brutti scherzi! Eppure, come mai mi stava baciando?

Impacciata e presa alla sprovvista non avevo fatto nulla; avevo solo unito le labbra in una linea sottile e lasciato fargli quello che voleva, ma la mia mente era un mondo a parte, per non parlare del mio cuore. Batteva ad ritmo insostenibile, lo sentivo tamburellare all'interno della mia gabbia toracica e per un po' ebbi anche il timore che potesse spaccarmi il petto e finire dritto sulle mani di Taehyung; il posto a cui apparteneva e che adesso non avrebbe mai più smesso di fidarsi, perché di una cosa ero certa: nonostante tutto quello che era accaduto tra di noi io lo avevo compreso e perdonato totalmente, al punto di fidarmi ciecamente di lui un'altra volta. Solo posare gli occhi sui suoi e vedere quelle iridi dorate mi trasmetteva un senso di pace e calma. Gli appartenevo tutta, non importava che  lui non provava i miei stessi sentimenti, anche se, dopo quella frase vacua rimasta in sospeso tra un bacio e le sensazioni maledettamente rumorose del mio cuore, mi stavo un po' ricredendo. Eppure forse non c'era nemmeno bisogno di farsi venire dubbi, perché da quando ero tornata in casa sua i suoi atteggiamenti erano cambiati.

Quando Taehyung si staccò dalle mie labbra con un sorriso che peggiorò la sensazione delle farfalle nello stomaco, nonostante fossi imbarazzata da morire, alzai gli occhi sui suoi. Avevo bisogno di sapere, perché ero così felice che sarei potuta morire in quello stesso istante, tra le sua braccia calde.

«Non credo di aver capito bene.» mormorai abbassando gli occhi. Una sua mano prese la mia, stringendola delicatamente, l'altra la portò sotto il mio mento e mi costrinse ad alzare lo sguardo e guardarlo. Non riuscivo a smettere di innamorarmi di lui ogni giorno. Era pericoloso, mi dissi, essere così vulnerabile per una persona. Sperare sempre più nella sua felicità che nella mia.

«Hai bisogno che te lo spieghi?» chiese divertito. I suoi occhi luccicavano, erano di una bellezza tale che mi feriva la sola idea di poterlo perdere.

«Dici delle frasi vacue e fai gesti poco fraintendibili, ma sei poco chiaro. Vorrei che mi dicessi perché hai appena posato le labbra sulle mie.» il mio tono di voce era morbido e anche timido. Fremevo di sapere cosa lo avesse spinto a farlo, tremavo all'idea che mi parlasse dei suoi sentimenti.

«Perdona la velocità con cui tutto questo è accaduto, ma quando ti guardo il mio cuore mi implora di starti più vicino.» sussurrò, come se avesse paura che qualcun altro sentisse le sue parole, come se avesse il timore che persino io le udissi.

Sbattei gli occhi ancora più confusa, ma eccitata allo stesso tempo. Si stava innamorando di me?

«Sei stato di nuovo vacuo, Taehyung Oppa.» risposi, e al suono di quell'onorifico i suoi occhi divennero ancora più luminosi e si posarono sulle mie labbra guardandole con insistenza. Senza farci caso mi strinsi quello inferiore tra i denti, non spostando mai la visuale dal suo viso, notando come chiuse le palpebre immediatamente al mio gesto, deglutendo a fatica.

«Meschino da parte tua.» disse aprendo gli occhi e fissandomi dritta nei miei. Corrucciai le sopracciglia e mi spostai leggermente dal muro per essere ancora più vicina a lui, che non si mosse nemmeno di un centimetro. Anzi, sembrava che avesse lo stesso desiderio di starmi quanto più vicino possibile.