29. Ira

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«E se dentro muoio lento sai che fuori sorrido.»

Third person

«Siete degli incapaci!» urlò su tutte le furie il signor Lee, il padre della ragazza che ormai non tornava a casa da quattro mesi. Le persone che stavano davanti a lui erano terrorizzate, stringevano i pugni forte lungo i fianchi e cercavano di non guardarlo troppo negli occhi, così iniettati di rabbia che solo farlo per un secondo li faceva rabbrividire.

Il ragazza sistemato nella prima fila teneva chino il collo e si fissava i piedi senza avere il coraggio di guardarlo mentre gridava contro di loro per non essere riuscito a portare indietro la piccola Haeun. E poi, più che altro, conosceva quella casa e quella stanza a memoria. Era una stanza grande, circolare e sempre veleggiata dalla penombra. Al suo interno si poteva sentire l'odore forte del tabacco mischiato a quello dell'alcol e dell'acqua di colonia che solitamente indossava il signore Lee. Per quanto potesse essergli sembrato strano la prima volta che mise piede lì dentro, aveva notato che c'era una grande libreria sulla parte destra della stanza, stra colma di libri. Ormai sapeva che dentro ogni stanza in quella casa aveva almeno una libreria, perché alla piccola Haeun piaceva un sacco leggere. Leggere la portava in mondi dove poteva sentirsi libera di essere se stessa. E ancora, due finestre sul muro avrebbero permesso la luce di entrare e illuminare la camera, ma le persiane erano sempre rimaste abbassate, rendendola al quanto inquietante. Al centro c'era una grande scrivania in legno chiaro, dove dall'altra parte ci stava seduto il signor Lee, su una sedia in pelle nera. Sopra ci stavano dei fogli e alcune penne, una lampada che la illuminava quando il buio calava, un bicchiere mezzo pieno di un liquido colore rame e un portacenere pieno di cicche.

E non aveva neanche bisogno di guardare l'uomo che ormai gli gridava contro da almeno venti minuti buoni: era molto alto e magro, e indossava quasi sempre dei vestiti composti da giacca e cravatta, per la maggior parte delle volte nero, aveva i capelli scuri come la pece e tirati all'indietro da un leggero strato di cera che lasciava alcuni ciuffetti davanti alla fronte piccola, gli occhi erano sempre così arrabbiati e distanti da qualsiasi calore umano, la pelle chiara e quella strana espressione di sofferenza dipinta in viso lo rendeva malinconico e a tratti quasi stanco. Sebbene fosse molto autoritario, era anche molto giovane. E poi, la sua somiglianza con Haeun era sempre così stravolgente agli occhi di quel ragazzo, e data la giovane età più che suo padre gli ricordava suo fratello. 

 «Come diamine è possibile che non riusciate a prendere una ragazzina di diciannove anni?» alzò di nuovo la voce, sbattendo le mani sulla scrivania. Uno dei ragazzi strinse gli occhi, un uomo invece più grande, appoggiato sulla porta lontano dagli e nascosto dal buio sorrideva malefico. Il ragazzo della prima fila alzò finalmente gli occhi e guardò il padre di Haeun guardare tutti con gli occhi sempre più arrabbiati: se avesse potuto, avrebbe tutti fulminato con lo sguardo. Decise di non aprire bocca, quando un altro dei presenti fece un passo in avanti. «Non abbiamo trovato nessuno che somigli alla ragazza ritratta nella foto che ci ha dato.» si azzardò a dire un ragazzo biondo dalla voce profonda. Lee alzò gli occhi su di lui, appoggiando la schiena sulla sedia e incrociando le braccia al petto. Fece un sorrisetto mentre scrutava il biondo, alzandosi dalla sedia ma restando dietro la scrivania. «Tu e il tuo gruppetto di idioti avete trovato una ragazzina in piena notte in un vicolo, da sola, e avete tentato di abusare di lei.  Tu e il tuo gruppetto vi siete fatti arrestare da una squadra insignificante di poliziotti. Se quella ragazza, per qualche sfortunata serie di eventi, si trattasse di mia figlia vi ucciderò per due volte. La prima per avergli messo le mani addosso per altri scopi, la secondo per averla fatta scappare.» il biondo strabuzzò gli occhi e fece un passo indietro, mentre il ragazzo della prima fila fissava ancora il silenzio la scena.  «N-no, le giuro che la ragazza non somigliava per niente a Haeun! Lei ha capelli lunghi e mossi, quella ragazza aveva i capelli molto corti e l-lisci e sembrava ne avesse sedici di anni, non diciannove.» balbettò spaventato. Lee sorrise ancora e tornò a sedersi sulla sedia di pelle. 

Nel frattempo il ragazzo nella prima fila lo guardava in silenzio. Aveva paura di lui, temeva una possibile punizione per essersi fatto scappare anche lui la ragazzina.

«Da alcuni informazioni so che mia figlia ha lavorato nel ristorante dei Lee, ma adesso non più. Due giorni fa ho mandato a sequestrare i proprietari del ristorante, ma a quanto pare non le è arrivata ancora la notizia, e neanche quella del suo migliore amico dato che non è stata avvistata nei paraggi di nessuno dei due luoghi. E per semplice informazione...» alzò di nuovo lo sguardo sul biondo che impaurito indietreggiò ancora. «A quanto pare per non farsi riconoscere ha tagliato i capelli, indossa vestiti che non hai mai messo e una mascherina nera le copre sempre il viso. Queste sono le nuove indicazioni.» aggiunse alzandosi dalla sedia. 

Il ragazzo della prima fila  sospirò. Per fortuna non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo. 

 «Che sia già scappata via da Seoul è impossibile. Voglio che mi portiate mia figlia, altrimenti vi ritroverete in un guaio, tutti.» e sottolineando l'ultima parola guardò il ragazzo all'apice della fila. Senza dire nulla uscì dalla stanza e li lasciò lì dentro.

*

Haeun

Mi ero appena svegliata quando balzando sul letto sentii la faccia prendermi fuoco: non mi trovavo nella mia stanza, ma in quella di Taehyung, anche se lui non c'era in realtà. Era già andato a lavorare quando aprii gli occhi, ma confusa sul fatto che fossi nella sua stanza piuttosto che nella mia, sentii l'imbarazzo aumentare. Aveva dormito con lui?

Bollente mi misi in piedi e uscii da lì dentro. Scesi in cucina con il cuore che mi palpitava forte e quando andai per aprire il frigorifero il suono del campanello di casa Kim mi fece sobbalzare. Con il cuore alla gola mi voltai verso la porta lontana. Forse mi avevano trovato?


||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora