"È colpa delle favole se tu non sei più con me, se cammino per la strada quando una strada poi non c'è. Se non riesco ad esser grande e m'innamorò in un privé perché m'illudo che la gente sia di più di quel che è. È colpa delle favole se sorrido senza un senso, se guardando il cielo vedo
una faccia e poi ti penso.
E non è colpa mia come dici tu
e se di notte sogno poco
di giorno sognerò di più"Taehyung
"Finita?" Ripeté con gli occhi sbarrati e lucidi mentre io, con lo sguardo basso a causa della mia vigliaccheria, annuivo soltanto.
Finita. È forse una delle parole più brutte che esistano... la nostra storia finita. E colpa era solo mia.
Non so esattamente nemmeno io perché non volevo più stare con lei...
Io credevo di non amarla più, o forse non mi sentivo più in vena di una storia.... qualcosa era di sicuro successo, solo che non riuscivo a spiegarmelo."Non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi, eh Taehyung?" Domandò con la voce spezzata dalle lacrime mentre io alzavo finalmente lo sguardo sul suo.
Almeno quello glielo dovevo... guardarla in faccia mentre le dicevo che non volevo più stare con lei. Che quella pausa mi era servita a capire tante cose.
"Sì, Dae. È finita. Mi dispiace davvero, e sappi che ti voglio bene... ma non tanto da voler stare con te." Spiegai tormentando la cintura spessa e nera di cuoio che teneva stretta la camicia blu della divisa dentro i pantaloni.
I miei occhi la scrutarono mentre lei stringeva le mani in un pugno e annuiva rassegnata; lo sapeva che sarebbe successo, era più che palese. Queste "pause" che si prendono per capire se una cosa possa andare oppure no sono solo delle scuse per perdere tempo, ma alla fine devi pur riuscire a dire che non la ami più, che non vuoi più starci. E per quanto possa essere difficile lo si deve accettare.
"Perché ci hai messo così tanto a farmi sapere che non ti è mai importato di me, eh?" Domandò arrabbiata, facendo un passo in avanti e guardandomi con odio.
Ecco perché avevo perso tempo a dirle che non volevo più stare con lei... perché quel tipo di reazioni mi spaventavano. Perché io le volevo bene ma lei non mi avrebbe mai concesso di chiamarla "amica".
"È stato più difficile di quanto pensassi. E lo è tuttora purtroppo, ma non è vero che non mi è mai importato." ammisi abbassando di nuovo lo sguardo, perché il suo mi stava davvero uccidendo.
Non sentii nessun rumore di fronte a me, stava in silenzio cercando le cose da dirmi per farmi male, per sfogarsi. Ed io l'avrei lasciata fare, non dicendo una sola parola.
"Sei solo un bastardo... stavamo nella stessa casa da quasi un anno e mezzo. Ti ho confidato le cose che non avevo mai a nessuno detto e ti ho considerato parte fondamentale della mia vita... e tu te ne esci così." Disse e le lacrime iniziarono a scorrerle giu per il viso.
Sospirai facendo un passo in avanti, con l'intenzione di abbracciarla ma non ne ebbi il coraggio.
Ero sempre stato così... non avevo mai avuto il coraggio di fare il primo passo, di dire per primo una parola o di fare qualcosa. Ero sempre stato fottutamente debole.
E dopo la morte di mia madre il mio carattere era peggiorato, mi ero chiuso in me stesso, alla ricerca di un senso ma senza trovarlo; ero immerso fino al collo nei debiti di mio padre, e nessuno mi aveva appoggiato perché nessuno lo sapeva. Giustizia era ciò che avevo sempre cercato... per questo avevo deciso di fare il poliziotto, fare in modo che le regole venissero rispettate.
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||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸
FanfictionCompleta✔️ Haeun ha sempre vissuto sotto l'ombra di un padre autoritario, capo di una rete criminale che impone regole ferree e una vita di restrizioni. La sua esistenza era un susseguirsi di giornate tutte uguali, scandite da doveri e aspettative c...