57. Supplica

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"Oh this ground feel so heavier."

Uscimmo di casa più tardi di quanto avessi previsto e in più vestita come un clown! Aish, Taehyung mi aveva costretta ad indossare un paio di occhiali da sole, una parrucca orrenda e un cappellino in testa per non essere riconosciuta! Mi sentivo così in imbarazzo mentre camminavamo per strada e la gente mi guardava divertita che ad un certo punto sperai di poter scomparire! Ma Taehyung era soddisfatto e aveva categoricamente detto " o con questo o non si esce" così alla fine avevo dovuto accettare anche se mi sentivo ridicola. Per alcuni metri proseguimmo in direzione della meta da me desiderata parlando tanto e di molto argomenti! Taehyung era cambiato e il suo sguardo era adesso vivo, mi riservava dei sorrisi mozzafiato che mi faceva letteralmente battere il cuore forte, mi innamoravo ogni minuto che passava e questo mi rendeva felice! E poi, mica avevo dimenticato che mi avesse baciata. Al solo ricordo mi sarei messa a saltellare come una scema e a urlare, decidendo che alla fine di quella giornata afosa di agosto gli avrei chiesto come mai lo avesse fatto. Speravo che provasse qualcosa nei miei confronti, la mia vita sarebbe stata perfetta allora!

«Ah, ma dove stiamo andando?» chiese dopo minuti di spensieratezza, il vento caldo che ci allontanava i capelli dal viso, finti e non, il cielo blue e limpido e le strade affollate. Camminare a Seoul in pieno giorno era davvero pericoloso, ma c'era un'ultima cosa da fare prima di concentrarmi sul restare nascosta per tutto il tempo possibile e non essere trovata da mio padre.

«Ora vedrai.» risposi semplicemente facendo spallucce, sorridendo sotto la mascherina, portandomi le mani dietro la schiena e fischiettando tra me e me. Ero felice.

«Dai dimmelo! Che fai, hai dei segreti con me?» mi chiese pizzicandomi leggermente il braccio. Sorrisi liberandomi della sua presa e velocemente mi misi a correre non appena vidi l'edificio da me desiderato davanti ai miei occhi, accelerando il passo sempre di più così che non potesse fermarmi.

«Yah, tu! Che intenzioni hai?» gridò dietro di me, ma io ero già entrata dentro la caserma dove Taehyung lavorava, in cerca dei suoi colleghi. Gli dovevo almeno quello, doveva tornare a fare quel lavoro che amava e se lui non aveva il coraggio di farlo lo avrei fatto io.

Sudata e con il fiatone corsi per le vie strette dei corridoi, sentendo poco dopo Taehyung entrare dentro e venirmi dietro, ma io non volevo fermarmi. Entrai all'interno di un ufficio molto grande, trovando i sei che stavo cercando e lasciandomi cadere sulla sedia più vicina. Il ragazzo dai capelli arancioni gridò spaventato alla mia vista ridicola (quasi mi trattenni dalle risate) e gli altri cinque mi guardarono confusi e curiosi, con le bocche aperte.

«Yah, devo dirvi una cosa prima che Taehyung mi chiuda la bocca per sempre.» dissi con il fiatone, massaggiandomi il fianco dolorante.

«Come fa questa barbona a conoscere Taehyung?» sussurrò l'arancione al ragazzo dai capelli corvini, come se sperasse che non sentissi una parola.

«Yah, barbona a chi? Ti ho sentito vedi!» dissi irritata facendo sobbalzare il poliziotto che si chiamava Jimin che immediatamente si mise ad inchinarsi e a chiedere scusa tutto rosso in viso. Pensai fosse davvero tenero.

Nel frattempo, purtroppo, Taehyung ci aveva raggiunti nell'ufficio e tutti lo fissarono malinconici mentre mi prendeva una mano e mi costringeva ad alzarmi con forza.

«Yah, che stai facendo?» mi chiese un po' arrabbiato cercando di farmi uscire, ma cercai di fermarlo con tutta la forza in corpo che avevo, nel disperato tentativo che anche lui mi ascoltasse.

«Ti prego, voglio solo dirgli qualcosa.» dissi e per fortuna riuscì a farlo fermare. Con gli occhi lucidi mi fissò in viso, confuso e ancora dolorante per colpa di quello che era successo a causa di mio padre al suo lavoro. Due ragazzi dai capelli biondi avevano fatto un passo in avanti guardandolo con rammarico misto alla felicità di vederlo e grazie a quegli sguardi Taehyung mi lasciò andare. Si mise a sedere su una sedia, fissato da tutti i suoi amici/colleghi con sguardi confusi che poi si concentrarono subito dopo su di me. Il biondo platinato, Yoongi, quello intelligente insomma, tentò di non ridermi in faccia per il mio abbigliamento e scocciata mi liberai degli occhiali, il capello e la parrucca, facendoli mormorare un "ah" collettivo.

«Ma è Dae del ristorante!» esclamò Jungkook indicandomi. Il suo sorriso da coniglietto era davvero carino.

«Ah sì, Haeun. Ci sei sfuggita un'altra volta, poco meno di un mese fa stavamo venendo a prenderti per interrogarti, visto che dopo la tua scomparsa sono state uccise diverse persone. Come mai sei qui?» chiese Yoongi trafiggendomi con lo sguardo. A disagio lo fissai, respirando forte. Chissà se stavo facendo la cosa giusta.

«Devo dirvi una cosa.» iniziai guardandoli ad uno ad uno, compreso Taehyung che era grato di tutto. «Per primo vorrei che riprendesse Taehyung a lavorare qui. Sapete, non è stata colpa sua se è successo tutto questo. Mio padre è davvero potente e lo stava costringendo a fare quei lavori, quindi non prendetevela con lui e lasciate che torni qui a lavorare.» dissi con coraggio. I sei mi guardarono sbalorditi, poi Namjoon si voltò verso di lui che lo fissò con gli occhi lucidi. Era contento di vedere il suo migliore amico.

«Puoi spiegarci Taehyung?» gli chiese dolcemente.

Taehyung lo osservò ancora una volta sempre più emotivo. Sapevo che parlare dei debiti e della scomparsa di suo padre lo ferivano, ma era necessario che ancora una volta fosse forte, che ancora una volta raccontasse di quelle ingiustizie perché per colpa di ciò aveva anche abbandonato il lavoro e non era giusto. Per alcuni minuti Taehyung li guardò tutti, trovando finalmente il coraggio di parlare quando i suoi occhi incontrarono la determinazione dei miei. Sospirò, poi finalmente prese a sfogarsi raccontandogli tutto. Era strana la sensazione che provavo nel petto, era orgoglio misto all'euforia. Per quel ragazzo, che era la mia eternità, avrei fatto di tutto e non avrei mai permesso a nessuno di farlo soffrire per nessuna ragione al mondo. Era stato ferito troppe volte, non lo meritava più. Alla fine del racconto tutti erano compassionevoli e dispiaciuti per le sue vicende. Namjoon lo abbracciò e questo non fece altro che aumentare la lacrime di Taehyung che si lasciò andare piangendo sulla sua spalla. Da lontano lo osservano felice. Era questo che significava essere innamorati? Sperare sempre nella felicità dell'altro piuttosto che alla propria? Probabilmente sì ed io volevo la sua così tanto.

«Avresti dovuto dircelo Tae-hyung. Avremmo fatto in modo che la giustizia prevalesse ancora una volta.» gli disse Jungkook dopo un lungo abbraccio. Taehyung si passò una mano sugli occhi, sembrava contento che i suoi amici avessero capito.

«Lo so ma non ne avevo il coraggio.» rispose. Gli sorrisero tutti quando la voce di Yoongi li fece voltare verso la sua direzione.

«Tipico di Kim Taehyung.» commentò e si avvicinò a lui porgendogli una mano. Non so perché gli occhi di Taehyung si spalancarono a quel gesto; sembrava che i due non andassero molto d'accordo e ciò che aveva fatto Yoongi fece sbalordire Taehyung proprio per questo, forse.

«Yoongi hyung, io-» stava per dire ma fu interrotto dal sorriso del biondo che gli prese la mano e la strinse forte nelle sue.

«Io lo so quando qualcuno mente, Taehyung. Tu sei sincero, quindi mi dispiace essermi comportato in quel modo con te. Puoi perdonarmi?» domandò. In risposta Taehyung lo avvolse tra le braccia e lo strinse forte, ricevendo una stretta uguale anche lui. Se si fosse davvero sistemato tutto sarei stata la persona più felice della Terra, ma c'erano ancora dei problemi che persistevano; mio padre.

«Torna a lavora qui da domani, Taehyung!» gli disse Namjoon facendolo ridere per poi voltarsi verso di me. Si era dimenticandomi della mia presenza forse, perché corrucciò le sopracciglia al mio sguardo e fece un passo in avanti in mia direzione.

«Ovviamente non possiamo più permettere che per colpa della tua assenza in casa vengano uccise altre persone, lo capisci questo vero?» mi chiese rattristato. Taehyung si irrigidì e fece parlare, ma lo interruppi aprendo la bocca per prima.

«Sì e a tal proposito avrei un'altra richiesta da farvi.» risposi. Tutt'e sette mi fissarono incitandomi a continuare per poi sbattere le palpebre confuse alle mie parole:

«Vi darò tutte le informazioni necessarie, ma vi supplico dovete arrestare mio padre.»

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora