"I miss you but I'll erase you."
«Ti dico che è meglio se facciamo in questo modo, ovvero aspettiamo che realmente chiami per del cibo di asporto!» esclamò per la terza volta Taeyong, ancora irato e decisamente esasperato.
Io e il ragazzo organizzavamo ormai da diversi giorni quel piano per poter assicurarci che Jeonghan stesse bene, ma eravamo in disaccordo per alcuni punti su cui non riuscivamo per niente ad essere d'accordo.
«No! Non posso più aspettare Taeyong. Farai come dico io, andrai all'indirizzo di cui ti ho parlato e farai finta di aver sbagliato casa.» ribadii più arrabbiata di lui mentre serrava la mascella pronunciato senza dire una parola.
Dopo la conversazione con Taehyung, dato il coprifuoco che mi aveva imposto il ragazzo che in quel momento mi stava fissando con gli occhi assottigliati per la mia prepotenza, ero scappata da casa sua per correre in quella di Lee, che mi stava sicuramente aspettando impaziente, anche se non così tanto di averlo indotto addirittura a venire a cercarmi. Preoccupato, come se fosse un amico molto stretto o addirittura un fidanzato, mi aveva fatto mille domande sul poliziotto di cui avevo una cotta, e che dovevo assolutamente dimenticare, mentre insieme tornavamo a casa. Non capivo in realtà perché Taeyong non si fidasse di Kim Taehyung, ma avevo ignorato i suoi commenti poco carini e avevo cambiato discorso dicendogli che quella sera doveva assolutamente andare a controllare che Jeoghan stesse bene.
«E va bene! Ma se non dovesse essere lui a venire ad aprirmi alla porta che faccio? Irruzione? Guarda che io non sono un poliziotto come Kim Tae-fascinoso, quindi non posso farlo.» borbottò con le braccia conserte e le guance gonfie come un bambino.
Al suono del nome di Taehyung comunque persi qualche battito. Era inutile, per quanto ci provassi non riuscivo a togliermelo dalla testa. Il suo viso bellissimo continuava anche ad apparirmi nel sonno e più costringevo me stessa a non dover vederlo, più il mio cuore faceva un male assurdo. La verità era che quando mi aveva chiesto di tornare a vivere insieme a lui avrei tanto voluto dirgli di sì, senza nemmeno pensarci un solo attimo... solo che avevo paura di rimanere incastrata in quell'amore che lui non ricambiava ed io non volevo più soffrire. E poi che senso aveva? Per colpa mia non stava adempiendo ai suoi doveri ed io comunque sarei dovuta andare via da Seoul non appena mi sarei resa conto che il mio migliore amico stava bene, quindi non ci saremmo più visti. Anche quello mi feriva da morire, per questo dovevo dimenticarlo a tutti i costi.
«Ecco perché andrai dopo le sette. I suoi genitori sono dei medici e hanno il turno la sera, quindi alle 19:00 di oggi andrai a quell'indirizzo e ti assicurerai che Jeonghan stia bene.» ribadii massaggiandomi gli occhi stanchi, seduta insieme a Taeyong nel suo divano comodo e abbastanza largo per due. Tante volte ci eravamo ritrovati a scherzare su quei cuscini ed ero sicura che una volta partita mi sarebbe mancato anche lui, lui che in un primo momento nemmeno mi sopportava e che adesso mi stava aiutando.
«Va bene Haeun.» sospirò alla fine rassegnato.
Per alcuni minuti restammo in silenzio, fino a quando un'idea s'illuminò nella mia testa.
«Ehi Taeyong, non è che mi faresti compagnia comprare del colore per capelli?» gli chiesi distraendolo dal suo contemplare una delle gambe del tavolo.
Confuso alzò lo sguardo sul mio inarcando le sopracciglia scure per poi fare comparire un sorrisetto sul suo volto.
«Yah, già così non sei un granché, figuriamoci se decidi anche di colorarti i capelli.» mi rispose sdegnosamente.
Gli tirai un pugno scherzoso sul braccio mentre si fingeva ferito e lo guardai arrabbiata sbuffando. «Non sei molto carino quando dici queste cose.» mi lamentai riuscendo a far comparire un sorriso sincero e divertito sul suo volto sempre un po' imbronciato.
«Chi ti dice che volevo esserlo?» rispose e nel frattempo si mise sdraiato sul divano mettendo le gambe sulle mie.
«Se non mi fai compagnia andrò da sola. Sappilo!» me lo scrollai di dosso e feci per alzarmi mentre lui, con gli occhi chiusi, le mani sotto la testa e ancora rilassato sorrideva con lo sguardo di chi la sa lunga.
«Tu non uscirai da questa casa senza di me.» disse per poi mettersi in piedi seccato e stirarsi le braccia, «rompi scatole che non sei altro.» aggiunse afferrando la scarpe che aveva messo fuori nel balcone e tornando a sedersi per metterle ai piedi.
Felice saltellai battendo le mani e anche se lui aveva cercato di nascondere il sorriso vidi comunque quella curva sul suo volto che lo rendeva bello.
«Ah, e ovviamente dovrai anche aiutarmi a colorarli.» gli dissi mentre di fianco a me, per la strada affollata, si voltava come una furia verso la mia direzione, cosa che mi fece ridere e non poco.
«Sei impazzita? Vuoi ritrovarti senza capelli?» mi domandò acido, fermandosi di botto in mezzo alla strada.
«Nah, sono sicura che farai un ottimo lavoro.» risposi e lo presi per il braccio trascinandolo verso la meta da me desiderata, Taeyong ci mise poco a liberarsi dalla mia presa e iniziò a camminare da solo mentre sbuffava sempre più irritato.
«Piuttosto, perché non vai da un parrucchiere se proprio devi cambiare colore di capelli?» mormorò.
«Perché non ho abbastanza soldi e non posso spenderli per una cosa così futile.» risposi facendo spallucce.
Quando ero in sua compagnia la tristezza causata da Taehyung scompariva, perché Lee Taeyong per quanto cercasse di mostrarsi scocciato dalla mia presenza in realtà gli andava bene che stessi con lui, perché aveva bisogno di compagnia. Taeyong mi faceva ridere, mi distraeva dai miei problemi e dal mio cuore spezzato a causa di Kim Taehyung che non aveva accettato i miei sentimenti.
«Piuttosto che rivelarmi l'artefice della caduta dei tuoi capelli preferisco darti i soldi per andare da un parrucchiere, Haeun.» rispose mentre ci avvicinavamo sempre di più al negozietto.
«Non dire sciocchezze, è anche il pretesto per fare delle cose insieme.» risposi e lo presi per il braccio così che camminassimo ancora più vicini.
Lo sentii sbuffare e alzare gli occhi al cielo. «Chi ti dice che io voglia fare delle cose con te?» commentò e la mia risata riempì l'aria poco prima che entrassimo dentro.
«La smetti di dire cattiverie?»
Io e Taeyong entrammo dentro il negozio guardandoci intorno trai i diversi scaffali pieni di roba di tutti i tipi.
«Sentiamo Miss Scocciatrice, che colore vorresti?» mi domandò Taeyong quando ci ritrovammo nel reparto tinte, osservando minuziosamente tutti i flaconcini disposti in ordine.
Ci pensai su per qualche minuto, poi sorrisi battendo la mani. «Rosa pastello!» dissi.
Come avevo immaginato Taeyong si voltò di nuovo verso di me e mi guardò sconvolto, sbattendo le palpebre sempre più convinto che io fossi impazzita.
«Rosa pastello? Cioè tu vuoi i capelli di quel colore osceno?»
«Proprio quello. Mentre tu cerchi il colore io vado a prendere la decolorazione ok? Grazie Taeyong ti voglio bene.» gli dissi allontanandomi mentre lui dietro di me alzava un po' la voce.
«Dovresti volere un po' bene a te stessa, perché altrimenti non si spiega il motivo del volerti rovinare i capelli!» disse ma lo ignorai sorridendo mentre mi avvicinavo al secondo reparto, cercando il flaconcino da me desiderato. Attenta li controllai tutti e quando finalmente trovai quello che faceva per me sbattei contro qualcuno.
«Oh scusa.» dissi alzando lo sguardo, ritrovandomi davanti le iridi scure che avevano affollato i miei sogni per molto tempo allagarsi alla mia vista.
Sentii il cuore martellarmi nel petto quando lo vidi guardarmi con gli occhi tristi e un sorriso forzato in viso. Vidi le sua labbra schiudersi come se volessi dirmi qualcosa, quando la voce di Taeyong distrasse entrambi.
«Ehi rottura, ho trovato il colore che cercavi.» disse facendo subito azzittire Taehyung che guardò entrambi con un sorriso adesso sprezzante sul volto.
Spazio autrice.
I'M BACK.
scusate l'attesa, ma adesso in poi inizierò ad aggiornare con costanza anche questa storia!
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||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸
FanfictionCompleta✔️ Haeun ha sempre vissuto sotto l'ombra di un padre autoritario, capo di una rete criminale che impone regole ferree e una vita di restrizioni. La sua esistenza era un susseguirsi di giornate tutte uguali, scandite da doveri e aspettative c...