42. Le parole di Taehyung

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-I hate you, I love you.-

Per un po' di minuti ci fu silenzio, un silenzio che stava poco a poco diventando assordante dentro la mia testa. Quando mi ero promessa che non avrei più rivisto quel ragazzo dai capelli mori e la voce profonda di cui ero tanto innamorata lui mi era spuntato davanti ancora e mi guardava con uno sguardo che mi aveva ferita. Quella mattina aveva detto che io gli mancavo ma avevo risposto male, gli avevo detto che quello che sentiva non era mancanza ma abitudine, e doverlo ammettere soprattutto a me stessa aveva fatto male. Ma per proteggermi avevo bisogno di convincermi che di me non gliene fregasse niente, perché era questa la realtà; che mi aveva protetta perché ero indifesa, non mi amava e dovevo accettarlo! Ma perché allora il mio cuore si era distrutto davanti a quello sguardo sprezzante? Perché guardarlo in quel modo, con gli occhi puntati sui miei ma privi della qualsiasi gioia o armonia mi aveva distrutta?

Deglutii a forza, costringendomi di sorridere perché lui non doveva assolutamente capire quello che stavo provando dentro, il panico che mi stava torturando. In qualche modo avevo in timore fraintendesse quella amicizia con Taeyong, ma perché avrei dovuto preoccuparmene? Tanto lui non mi amava e me l'aveva detto.

«C-ciao Taehyung oppa.» riuscii a dire dopo vari minuti di patetico silenzio. Un silenzio che non era da noi, perché con lui avevo parlato del più e del meno, gli avevo raccontato la mia vita, gli avevo dato la fiducia che non avevo dato a nessuno e ora ce ne stavamo in silenzio.. a scrutarci senza forse nemmeno vederci.

«Dovremmo andare, Haeun.» Taeyong mi prese una mano e fece per indietreggiare prima che Taehyung mi afferrasse l'altra e ci costringesse a stare lì fermi.

Lo guardai con occhi confusi e le sue iridi si allargarono come se si fosse appena accorto di quello che aveva fatto. La sua mano era calda come sempre e sorrisi al pensiero della sua abitudine di infilarle nelle tasche dei jeans o delle giacche, e questo mi fece sorridere e allo stesso tempo mi fece sentire sbagliata. I sentimenti che provavo per lui erano sbagliati.

«Come poliziotto che si è occupato di te ho il dovere di chiederti se conosci questa persona.» disse fissando Taeyong al mio fianco che fece subito un sorrisino divertito che un po' mi preoccupò. Conoscevo il suo carattere... e conoscevo anche cosa pensava di Taehyung.

«Tu non devi essere molto intelligente. Se non la conoscessi non saprei il suo nome.» commentò a denti stretti e mi strinse la mano più forte così che lasciassi andare quella calda di Taehyung.

Bloccata negli occhi scuri di Taehyung non mi accorsi di cosa stesse succedendo lì intorno a me... ad un tratto era come se tutti fossero spariti e lì ci fossimo solo io e lui. Ma la realtà era un'altra e io dovevo tornarci al più presto possibile.

«Chi sei tu?» domandò irritato Taehyung e si passò una mano tra i capelli scuri, frustrato e dannatamente triste. Perché lo era? Avrei tanto voluto chiedergli cosa stesse succedendo nella sua vita, del perché i suoi occhi mi sembrassero così spenti... ma che cosa cambiava tra di noi? Nulla.

«Non sono cose che ti riguardando minimamente.» rispose a tono Taeyong e in quel momento mi destai dai miei pensieri.

«Andiamo Taeyong, sono già le cinque e mezza.» dissi senza guardare il ragazzo che mi stava distruggendo con quello sguardo ferito. Non mi andava l'idea che si sentisse da solo in quella casa troppo grande, ma allo stesso tempo odiavo essere vista come uno svago, un'abitudine, un rimpiazzo di Dae. Era stato chiaro: non voleva più ritrovarsi in quella situazione, non poteva stare con me.

A quelle mie parole entrambi si voltarono verso di me ma cercai nuovamente di ignorare Taehyung perché non volevo crollare. Non volevo mandare in frantumi la promessa che avevo fatto a me stessa. Doveva sparire dalla mia vita.

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora