35. Confessioni

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"Still with you."

"Cosa diamine stai facendo?" Disse una vocina lontana dentro la mia testa mentre assaporavo le labbra che tanto avevo bramato da quando lo avevo visto per la prima volta dentro quel negozio alimentare.

Il sapore dolciastro del vino era ancora sulle sue labbra perfette, intanto che io con gli occhi chiusi continuavo a tenergli il collo per poter baciarlo meglio. Il mio cuore batteva forte, le gambe erano un po' molli e difficilmente riuscii a non cadere sul suolo per l'ansia e l'imbarazzo di ciò che stavo facendo. Inoltre, con tutto il vino che avevo bevuto, la testa mi girava fortissimo e le guance mi prendevano fuoco inesorabilmente.
Quello che avevo provato era stata unico, poiché avevo dato il mio primo bacio alla persona che tanto mi piaceva.

Mio padre, quando ancora vivevo sotto il suo tetto, prima di scappare di casa, era sempre stato selettivo su chi dovevo frequentare, e in più non avrebbe permesso nessun fidanzamento prima dei miei ventuno anni. Frequentare la scuola con questa condizione per me era stato difficile; non riuscivo a fare amicizia con nessuno per paura che, una volta affezionata, mio padre non mi avrebbe permesso di avere amici che lui non riteneva "adeguati". Era quindi stata un adolescenza infernale per me. Perciò non avevo mai avuto una relazione prima. Qualsiasi ragazzo fosse interessato, o interessasse a me, non era buono. Mio padre aveva provato a presentarmi i figli di alcuni suoi amici e conoscenti che lui riteneva perfetti per me, ma non mi erano mai interessati. L'amore non è questo. L'amore non puoi trovarlo in gente che viene anche essa costretta da una forza superiore, in questo caso un genitore mischiato con affari loschi e malavita, a sposarne un'altra. Ho sempre sognato di trovare la persona giusta, e che se fosse stato per me davvero amore l'avrei saputo. L'avrei sentito nella pelle, nelle ossa, nel cuore. E in quel momento lo sentivo battere così forte che quasi mi mancava il respiro.

Dopo un minuto, che era sembrata un'eternità, ovvero ciò che sentivo quando lui mi stava accanto, Taehyung mise in mano sulla mia spalla e gentilmente si spostò un po' indietro, sorridendo imbarazzato e grattandosi la testa confuso.
Anch'io lo ero a quel gesto; credevo che avrebbe ricambiato, insomma era stato lui ad iniziare giochetti poco fraintendibili giù in cucina.

Un leggero rossore colorava il sennò pallido viso suo, mentre gli occhi un po' piccoli, forse a causa del sonno e un po' anche dell'alcool, mi scrutavano con chiaro interesse. Perplessa e ancora barcollante, feci un passo indietro. Mi sentivo una stupida, forse non avrei dovuto farlo.

Mentre Taehyung mi guardava grattandosi distratto la lunghezza del braccio io abbassai il mio sguardo. Speravo vivamente di essere risucchiata via da una forza improvvisa pur di non sentire le sue scuse riguardo al perché non avesse ricambiato il bacio . Avrei voluto semplicemente voltarmi, entrare in camera mia e chiudere la porta, ma essere maturi significa anche saper affrontare le conseguenze dei propri gesti. E qui il gesto era stato un bacio improvviso che di conseguenza aveva avuto in cambio un allontanamento.

"Haeun." Disse dopo pochi secondi, facendo un passo in avanti. Non riuscii ad alzare la testa verso il suo sguardo, o solo muovere un muscolo. Mi sentivo una vera idiota.

"I-io... cos'era questo bacio?" Domandò con un filo di voce, pochi centimetri davanti a me. Trattenendo una risata, dettata dal vino e dal nervosismo, agitai la testa. Danno fatto, tanto valeva spiegargli tutto. Anche se non ero effettivamente in me. Le mie azioni e il mio coraggio erano stati guidati dal vino, probabilmente l'indomani mi sarei pentita di avergli confessato tutto.

"I-io..." cominciai a dire, e la risata che avevo tentato di nascondere venne allo scoperto. Alzai il viso per il suo e vidi quella bellezza quasi irraggiungibile guardarmi dispiaciuto. Pensai fosse giusto si sentisse così, che avrebbe dovuto non fare gesti che potevo fraintendere. Come aveva potuto farmi sentire così?

"S-sono innamorata di te dalla prima volta che ti ho visto. In quel dannato negozio." Risi ancora mentre lo guardavo spalancare gli occhi sorpreso. Come aveva fatto a non accorgersi?

"Quando hai preso il mio zaino, ti confesso, che ho quasi avuto paura di avere un infarto. Rubare non mi è  mai piaciuto, ma ero arrivata ad un punto dove purtroppo dovevo farlo. Ho avuto paura che ad aver preso il mio zaino fosse stato il proprietario, ma quando mi sono voltata il mio cuore si è fermato per un altro motivo." Mi appoggiai barcollante sul muro e chiusi gli occhi, troppo imbarazzata per poterlo guardare ancora.

"La tua bellezza mi ha colpito. Mi sono innamorata del tuo viso subito. Della tua voce troppo matura sul tuo viso, e del tuo carattere che poco a poco ho imparato a conoscere. Ho sperato di poter rivederti davvero con tutto il cuore quando sono scappata via, dopo avermi dato le cose pagate che avevo cercato di rubare." Una pausa, un respiro, mille battiti ripetuti a ruota del mio cuore. Per colpa dell'alcol stavo rivelando tutto.

"L'universo, qualcuno lassù, se davvero c'è una forza che ti aiuta a realizzare i tuoi desideri, mi ha ascoltato. Ma mi ha preso in giro. L'ultima cosa che volevo era avere a che fare con la polizia, e il ragazzo di cui mi ero innamorata ne faceva parte." Agitai la testa divertita.

È strana la vita. Mi ha messo davanti ciò che avrei davvero evitato di più.

"Ho provato a non avere a che fare con te, ma più passi in avanti facevi verso di me, più io volevo farne verso te." Mi massaggiai la testa. In tutto ciò lui era rimasto in silenzio ad ascoltarmi, senza sapere forse che dire. Non so perché avrei sperato lui ricambiasse i miei sentimenti, probabilmente la sua era stata semplice gentilezza.

"E, averti raccontato tutto della mia vita, il mio vero nome, la mia famiglia, l'essere scappata di casa, tutto, l'ho fatto perché ho capito di potermi fidare di te. Perché di te sono innamorata." Conclusi. Non avrei più detto niente. Mi ero già resa vulnerabile e il suo silenzio diceva già tutto.
Perciò aspettai che aprisse bocca, che dicesse almeno una parola.

Non tardò molto a farlo, dopo pochi secondi dal mio silenzio lui fece un passo in avanti e parlò.

"Non pensavo che ti procurassi tante emozioni. Confesso che essere venuto a conoscenza dei tuoi sentimenti mi destabilizza un po'." Iniziò. Lo guardai mentre imbarazzato, e forse anche un po' in colpa, teneva gli occhi puntati su di me.

"Io sono... credimi, mi fa piacere che io ti piaccia, che ti fidi nonostante tu non mi conosca. E, ascoltami, non mi conosci. Non abbastanza almeno." Aggiunse abbassando la testa e scuotendola.
"Io sono una persona instabile. Io ho tante cose a cui pensare. Ho chiuso con Dae, e non voglio ritrovarmi mai più in una situazione simile a quella mia e sua." Spiegò ancora.

I suoi occhi mi uccidevano. Erano pieni di pietà, e io non volevo la pietà di nessuno. Nemmeno la sua.

"Io sono affezionato a te, ma non sono innamorato. Non voglio più ferire nessuno." Mise una mano sulla mia spalla, ma mi scansai e feci un passo indietro.

"C-credo che andrò a dormire." Dissi aprendo la porta della stanza, ma lui ancora una volta mi afferrò la mano.

"Haeun."
"Taehyung, ti prego." Trattenni le lacrime, e lui lasciò la mia mano.

"Prima che tu vada, vorrei sapessi che il tuo migliore amico non era la persona trovata morta." Disse, e quello accese la speranza dentro di me, che si era spenta. Mi voltai di spalle e annuii quindi, e prima di entrare, chiudere la porta e buttarmi sul letto in lacrime, gli sentii sussurrare "scusami."

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora