21. Domanda

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"Dove il cielo si muove se lo guardi attentamente, dove basta un minuto intenso per vivere sempre."

Haeun

"Posso chiederti solo una cosa?" Domandò il ragazzo dai capelli biondi, quello che mi guardava insistente ogni volta che incontrava il mio sguardo al ristorante, inclinando la testa un po' di lato.

Il mio cuore iniziò a battere più velocemente e l'ansia iniziò a scompigliarmi lo stomaco. Che cosa mi voleva chiedere? Perché tutto così improvviso?

Già ero agitata per altri motivi quella mattina; avevo passato la notte a casa di Taehyung, il ragazzo che aveva pagato per ne tutta la roba che avevo tentato di rubare, inoltre avevo chiamato Jeonghan tutta la mattinata ma non aveva risposto ad una sola chiamata. Le ipotesi di ciò che gli era potuto accadere erano tante e mi ero tormentata con mille domande a cui non riuscivo a dare una risposta e per la quale stavo piano a piano perdendo la mia lucidità mentale.

Mi ero anche chiesta a fondo se potevo o no fidarmi del poliziotto che sembrava così gentili, se potevo confidargli ciò che mi stava accadendo e se mi avrebbe aiutato.

Inoltre, perché quella mattina non era in compagnia degli altri sei poliziotti? E se tornava a casa e si preoccupava? Non gli avevo lasciato nessun messaggio, credevo di tornare immediatamente lì non appena avrei parlato con i Lee, ma si era presentato un piccolo contrattempo, che tanto piccolo non era.

Yoongi, credo, continuava a guardarmi curioso, le mani dietro la schiena e un sorriso furbo in viso. Che voleva da me?

"Sì?" Chiesi incerta, creando altre mille ipotesi nella mia testa. Lui mi sembrava quello più attento a notare certe cose...

Quando quella notte un gruppo di ragazzi tentò di abusare di me e i sei poliziotti corsero subito in mio aiuto, Jin credeva avessi quindici anni, come del resto gli altri quattro... solo Yoongi aveva riso dicendo che ne avevo almeno venti. Il fatto che fosse così attento mi preoccupava parecchio. E se si fosse reso conto di qualcosa che a me era sfuggito?

"Hai detto che ti chiami Dae, non è così?" Chiese sorridendo.

I cinque che si erano seduti nel tavolo adesso guardavano il loro collega curiosi, parlandosi all'orecchio di tanto in tanto mentre sorseggiavano l'acqua o il soju che avevano preso.

Perché mi chiedeva una cosa del genere?

"S-sì." Fu la mia risposta. Il biondo annuì leggermente e fece un altro passo in avanti.
Quella situazione iniziava a non piacermi.

"Non ti ho mai vista da queste parti. Mi chiedevo se non fossi straniera... insomma, sono un ragazzo di ventisei anni e ho frequentato molti locali e ho conosciuto tanti ragazzi della mia età e della tua... ma è strano che non ti abbia mai visto. Mi è venuto questo dubbio, sei straniera?" Chiese con un sorriso.
Immediatamente sospirai. Per un attimo avevo temuto avesse un qualche sospetto nei miei confronti.

"A-ah! In realtà non sono il tipo di ragazza che esce spesso, ecco." Mentii grattandomi la testa mentre cercavo di sorridere. Che gli importava comunque a lui?

Yoongi annuì sorridendo ancora. C'era qualcosa di strano in quella conversazione...

"Be', immagino sia così. Adesso vado, è stato un vero piacere Dae." Il suo sorriso si ampliò e facendo un passo indietro si voltò e prese posto vicino al poliziotto dai capelli corvini, che subito gli si avvicinò a l'orecchio.
Ma che diamine stava accadendo?

Mi ripresi subito da quella situazione e mi sistemai lo zaino sulla spalla. Avevo cancellato il mio nome dallo zaino, come avevo potuto essere stata così stupida? Menomale che ad accorgersene era stata Taehyung... se l'avessero visto anche altri sarei stata finita.

"Ehi!" Alzò la voce Lee Taeyong avvicinandosi di nuovo a me e prendendomi per un braccio. Mi voltai immediatamente e lo guardai scocciata mentre lui assottigliava gli occhi in due fessure che mi squadravano dalla testa ai piedi.

"Stai lontano da mia madre e da mio padre, va bene?" Sussurrò arrabbiato. Mi liberai dalla sua presa e lo guardai arrabbiata mentre lui mi fissava ancora con i tratti a deformargli il bel viso, gli occhi rossi e i denti che stringevano il labbro inferiore.

"Mi spieghi qual è il tuo problema? Che ti ho fatto?" Domandai facendo un passo indietro. Ovviamente lui avanzò, guardandomi sempre più scocciato.

"Sta lontano dalla mia famiglia. Non sai di cosa sono capace, allontanati immediatamente da questo posto per sempre." Aggiunse.

"Che ho fatto? Perché ce l'hai con me?" Chiesi preoccupata. Ma che diamine stava accadendo?

Taeyong mi mise nella mano una busta, poi fece un passo indietro e mi guardò.

"Questo è il denaro per aver lavorato qui un mese. Prendi e vai via." Disse, ma non ebbi nemmeno il tempo di chiedergli altro che lui si allontanò.

Accigliata fissai la busta e a malincuore uscii fuori dal ristorante. Ero preoccupata, confusa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo... così posai la busta dentro lo zaino e mi allontanai da lì.

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Third person

Così l'uomo, Lee Ji-Won, spense la sigaretta sul portacenere e si portò le mani sotto al mento. Sua figlia era scomparsa da quasi un mese e nessuno era ancora stato in grado di trovarla, nonostante le foto e i dettagli che erano stati forniti ad ognuno di loro.

Dall'altra stanza non proveniva nessun rumore, il ragazzo era stato semplicemente chiuso lì dentro perché non scappasse. Era stato clemente Ji-Won, non gli aveva ancora torto nemmeno un capello, e ci stava pensando proprio in quel momento, al buio, davanti ad uno dei suoi che aspettava ordini da parte sua.

Si schiarì la voce prima di dire una sola parola, facendo poi un sorriso sbilenco.

"Chiamale un'altra volta." Fu la sua risposta, mentre guardava il ragazzo sparire.

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora