6. Passamontagna

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"E voglio che un giorno risplendi la mia incertezza, le mie abitudini fragili, figlie di battiti, infinti attimi, brevi voragini. Sai? Da quando ho chiesto al tempo di essere meno lento adesso chiedo a me di stare al passo ma non ci riesco."

Haeun

"S-scusa?" Chiesi con il cuore che mi batteva forte. Il ragazzo dai capelli scuri, Taehyung forse, mi guardò senza batter ciglio, grattandosi la testa con la mano e continuando a fissarmi come per capire dove mi avesse visto l'ultima volta.

Ed io stavo morendo dentro dalla paura che si ricordasse della ragazzina che aveva tentato di rubare in quel negozio alimentare. Paura che dicesse "ah, seguimi in caserma."

Però dopo un po' lui si strinse nelle spalle, sistemandosi la cintura dove erano state sistemate due pistole e sorridendo gioviale, grattandosi ancora la testa.

"Chissà, forse ti ho scambiata per qualcuno. Non sarebbe la prima volta comunque." Sorrise facendo un passo indietro, gli occhi ancora su di me.

"Come ti chiami? Non ti ho mai vista qui. Siamo clienti abituali." Domandò mettendo le mani dentro le tasche dei pantaloni.

Sentivo la faccia rossa, e lui probabilmente si era accorto che mi stava mettendo a disagio dato che sorrise stringendosi nelle spalle.

"Dae." Al suono di quel nome lui sembrò irrigidirsi. Mi guardò in tralice inclinando un po' la testa, guardandomi un po' scocciato e imbarazzato.

"Ah, bel nome." Rispose poco convinto, portandosi le mani dietro la schiena e alzando un sopracciglio.

"Tu?" Chiesi a mia volta evitando di guardalo. Dovevo subito sapere se si chiamasse o no Taehyung... ma a quale scopo? Lui era un poliziotto, non potevo continuare ad avere quella fissa per lui.

"Taehyung. Kim Taehyung." Rispose facendomi spuntare un sorriso spontaneo in viso. Allora avevo sentito bene!

"Perché sorridi?" Domandò lui guardandomi curioso intano che io agitavo le mani in aria imbarazzata e paonazza in viso. Dovevo stare più attenta!

"N-niente. Ho pensato a una cosa. Anche il tuo è un bel nome." Balbettai abbassando lo sguardo, sentendo il suo su di me.

"Mmh, capisco. Be', è stato un piacere Dae." Sussurrò quel nome, facendomi spuntare un cipiglio in fronte. Quel nome non gli piaceva di sicuro.

Educatamente m'inchinai mentre lui usciva fuori, grata che non avrei più dovuto rispondere alle sue domande, quando due uomini entrarono dalla porta del retro nel ristorante, con i passamontagna in viso e una pistola in mano.

Immediatamente scoppiò il panico generale; la gente si riparò sotto i tavoli mentre loro avanzano cauti verso di me, le pistole puntate verso la mia direzione e gli occhi di uno puntati sulla cassa, quelli dell'altro sui miei.

Ma diamine! Doveva andarsene proprio in quel momento Taehyung?!

Il mio cuore iniziò a battere forte, e sentendo il rumore provocato dalle urla della gente e gli spostamenti dei mobili il proprietario corse in sala e rimase immobile quando vide i due uomini armati.

Che mio padre mi avesse trovato? Era impossibile. Aveva molte conoscenze, ma chi era stato così bravo da riconoscermi nonostante i capelli, i vestiti e la mascherina che portavo di continuo?

Non avevo però molto tempo per pensarci, i due erano ora a due passi da me e la pistola puntata contro la mia testa mi stava rendendo isterica. Non volevo tornare a quella vita!

E poi tutto accadde un minuto; sette poliziotti circondarono i due puntando le loro armi sui loro corpi, sette sorrisetti divertiti sui loro volti e lo sguardo di chi la sa lunga.

"Oh oh, Min a rapporto. Ha di nuovo colpito il bersaglio." Sorrise Jin mentre i due si allontanavano da me e il respiro tornava ad essere regolare. Vidi Taehyung fissarmi curioso, ma lo ignorai. Avevo avuto troppa paura.

"Il mio naso è troppo sensibile all'odore della feccia." Ripose il biondo platino, inclinando la testa.

"Le armi a terra." Intimò Namjoon ai due, che impauriti si piegarono sulle ginocchia per posare le due pistole sul pavimento.

Mi portai una mano sul cuore che palpitava velocemente, ma sentivo ancora lo sguardo di Taehyung addosso. Ma perché doveva fissarmi in quel modo? Che avesse capito...?

"Ehi!" Urlò il ragazzo dai capelli carota facendomi sobbalzare, voltandosi e correndo mentre uno dei criminali scappava verso l'uscita e Taehyung stava piegato su se stesso con le mani sulla faccia.

Il corvino spalancò la bocca mentre teneva stretto per la braccia l'altro e guardava il collega per terra, mentre gli altri quattro seguivano Jimin velocemente.

Il criminale non riuscì nemmeno ad allontanarsi di un metro, fu subito stanato da il biondo e il carota.

Confusa, non riuscendo a capire cosa diamine fosse successo, guardai una pozza di sangue sul pavimento e l'orrore mi attaccò da dentro. Eppure non c'era stato nessun rumore di spari, che era accaduto? Scossa afferrai un panno pulito e mi diressi verso Taehyung che finalmente si era messo un piedi, la mano sul naso piena di sangue.

"Yah quel bastardo mi ha dato una gomitata sul naso così forte che me l'ha rotto!" Esclamò arrabbiato, la voce soffocata dalla mano sulla bocca e l'espressione un po' dolorante.

Gli porsi il panno con la mano che mi tremava e lui l'afferrò senza nemmeno guardarmi, scocciato.

Il rossiccio e il carota tornarono subito dopo dentro, gli sguardi minacciosi sul criminale che il corvino teneva forte tra le mani.

"Yah, Jimin-ah accompagna Taehyung al pronto soccorso, Jungkook-ah noi portiamo questa feccia in caserma." Imprecò il rossiccio strattonando l'uomo con il passamontagna, tenendolo per il colletto della maglia.

Quest'ultimo, attraverso la fessura sul passamontagna che portava continuava a fissarmi, e mi faceva paura. Perché mi guardava in quel modo?

"Agli ordini Hoseok hyung." Disse Jimin prendendo Taehyung per il braccio e trascinandolo dolcemente verso l'uscita, intanto che gli altri due portavano fuori l'uomo armato.

La gente uscì dai loro nascondigli e corse subito fuori dal ristorante, il proprietario si portò una mano sul cuore e sospirò facendosi scivolare su una sedia. Io anche ero ancora molto impaurita; quei poliziotti, soprattutto il biondo e Taehyung, mi guardavano come se mi avessero riconosciuto, quel criminale pure... non potevo più stare a Seoul. Dovevo velocemente trovare un modo per andarmene da lì prima che fosse stato troppo tardi per farlo.

Prima che qualcuno mi prendesse e mi costringesse a tornare in quell'inferno di casa.

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora