-I'm sorry.-
Taehyung's pov
Mi lasciai cadere al suolo, sanguinante e senza forze mentre con gli occhi appannati vedevo Taeyong allontanarsi disperato verso la casa di Haeun probabilmente. Chiusi gli occhi cercando di trovare la pace, sperare che il dolore passasse, magari che morissi in quello stesso istante perché tanto mi mancava anche il respiro dopo tutti i pugni che avevo lasciato farmi dare da Taeyong e ora mi faceva male ogni parte di corpo e chiudendo gli occhi vidi tutti i miei ricordi più brutti apparirmi nella mente...
«Sono a casa papà.» dissi chiudendo la porta di casa mia alle spalle anche se c'era qualcosa di strano quel giorno. Non c'era il solito odore di buon cibo nell'aria, c'era semplicemente il nulla. Nessuna risposta, nessun odore. Dove era mio papà? Era stata una giornata stancante quella lì per me. Avevo passato ore intere insieme a Namjoon e agli altri aspiranti poliziotti nel corso di formazione che stavano frequentando e l'unica forza che mi spingeva ad andare avanti era quella che alla fine avrei fatto un lavoro che avrebbe sempre garantito la giustizia, così come doveva essere.
Entrando in cucina mi resi conto però che qualcosa era appena cambiato perché quella casa sapeva di strano, di sconosciuto e avvicinandomi al frigorifero mi resi conto che le mie sensazioni erano vere. Ci trovai sopra un biglietto che mi aveva lasciato mio padre, un biglietto che aveva dato via a tutto il mio inferno.
"Amato figlio mio, mi dispiace. La morte di tua madre sta iniziando a pesarmi, ho deciso quindi di andarmene via per trovare la pace che cerco. Spero di poter far guarire il mio cuore. E vorrei tanto che tu realizzassi i tuoi sogni e che un giorno sarai felice. Mi dispiace se non sarò insieme a te a festeggiare, ma è meglio così. Combatti sempre per la tua felicità, ti voglio bene. -Papà."
Si era appena rotto qualcosa dentro di me e faceva un male assurdo. Non capivo cosa intendesse dire con quelle parole, non capivo se fosse semplicemente andato via o se avesse deciso di farla finita, perché non lo avevo più visto. Fu una settimana terribile per me. Il pianto non abbandonava i miei occhi e il cuore non smetteva di sanguinare... e il decimo giorno le cose peggiorarono, quando qualcuno venne a farmi visita. In un primo momento non aveva ben capito, si trattava di un uomo abbastanza giovane e allo stesso tempo autoritario, disse di chiamarsi Lee Ji-Won e che era venuto per informarmi di alcune cose.
«Sei consapevole che tuo padre era coinvolto con alcuni affari insieme a noi e che aveva un debito abbastanza grande da saldare?» mi chiese e l'odore dell'acqua di colonia mischiata a quello delle sigarette mi stuzzicò le narici. Non sapevo mio padre fosse in associazione con qualcuno, ma la cosa che mi lasciava più perplesso era il fatto che quell'uomo era venuto a cercare me.
«E io cosa c'entro?» mi strinsi nelle spalle a disagio, guardando i due energumeni alle spalle del signor Lee fissandomi in tono di sfida, come se volessero prendermi a pugni per aver fatto quella domanda.
«Qualcuno dovrà pure estinguere il debito. Ti propongo un affare.» accavallò una gamba e fece un sorriso sbilenco mentre lo guardavo sbalordito e curioso. Che cosa voleva da me? A quei tempi avevo solo diciannove anni e stavo ancora studiando per poter fare il lavoro che mi piaceva, da dove avrei dovuto prendere i soldi? «Ti darò il tempo necessario affinché tu abbia i soldi per pagare e fino a quel momento farai dei lavoretti per me.» concluse.
Lo guardai sbalordito e il cuore mi batteva forte perché sapevo che quella non era gente a cui si poteva dire di no.
«Che tipo di lavoro?»
«Questo lo vedrai più avanti. Buona giornata, Kim Taehyung.» mi afferrò la mano e già avrei dovuto immaginare che conoscendo il mio nome poteva essere una persona pericolosa.
E alla fine si rivelò proprio quello che avevo immaginato. Ma per fortuna non mi chiese mai di fare un lavoro che andava contro i miei principi di giustizia. Lavorando in polizia mi chiedeva ogni tanto di dargli qualche notizia sui vari movimenti o a volte mi chiedeva di controllare che sua figlia non si fermasse a parlare con nessuno dopo scuola e, il compito finale, era proprio quello di trovarla perché era scappata via di casa.
Quando la vidi per la prima volta rubare in negozio non l'ho riconosciuta. Il suo aspetto era molto diverso e quindi non feci caso al fatto che si trattasse della stessa persona. La lasciai andare perché non credevo che il crimine che volesse compiere non era da condannare anche perché non si era realizzato dato che avevo pagato tutto io.
Le ricerche si facevano sempre più difficili e il capo sempre più irritato perché non credeva possibile che non fossimo in grado di trovare una ragazzina di diciannove anni. Anche se di malavoglia ci avevo messo tutto me stesso per trovarla, ma nessuna ragazza aveva quegli stessi occhi suoi, fino a quando mi feci venire i dubbi su Dae, la ragazza che lavorava dai Lee. Anche se il suo aspetto non corrispondeva per niente a quello che aveva prima i suoi occhi erano così simili ai suoi e m'incuriosii. Le chiesi di venire a vivere da me per osservarla meglio, per assicurarmi fosse davvero lei e quando finalmente trovai la prova inconfutabile sul suo zaino il mio cuore si allargò. Speravo vivamente in un premio grande, la mia libertà. Essere lasciato libero da Ji-Won, godermi la mia vita... ma poi Haeun colpì come un fulmine a cielo sereno le mie certezze, che si sgretolarono immediatamente. Mi raccontò di come si sentiva in trappola per causa di suo padre e non me la sentii di consegnargliela. Sapevo cosa significava non essere liberi e non volevo che lei provasse ancora quel tipo di dolore, così decisi che l'avrei protetta fino a che potevo. Yoongi era però diventato abbastanza pericoloso e iniziò a farsi venire i dubbi su qualsiasi cosa facessi, portandomi alla fine a riprendere le mie vecchie abitudini così che i suoi sospetti si calmassero, ma non si era mai convinto del tutto che non mi stava succedendo niente.
E alla fine Haeun aveva anche deciso di andarsene di casa mia, perché mi amava. Venirlo a sapere mi aveva lasciato senza parole perché amava me che più di tutti l'aveva messa in pericolo. Si fidava di me che ero la persona meno onesta della Terra. E io non potevo permettere che lei si affidasse a me, che s'innamorasse perché io ero coinvolto negli affari di suo padre che lei tanto odiava. Cosa avrei dovuto fare? E poi ero anche convinto di non amarla, ma da quando mi era stata strappata via dalle mani, da quando era andata da Taeyong, in quel momento che se l'era ripresa suo padre, avevo capito che il mio cuore batteva furiosamente nel mio petto per lei.
Avevo deciso che l'avrei salvata nello stesso momento in cui Yoongi aveva deciso di andare a prenderla, ma io avrei corso più velocemente, io sarei arrivato prima per dirle di tutto quello che stava accadendo... ma qualcuno era stato più veloce sia di me che della squadra e di Yoongi; suo padre. Come aveva saputo dov'era? Come era a conoscenza della casa dei Lee e che lei si trovasse lì?
Ma ormai era tardi per pensare a qualsiasi cosa. Mi mancavano sempre di più le forze e il naso ormai mi sanguinava incessantemente da mezz'ora. Sarei morto dissanguato? Speravo di sì perché solo in quel modo i miei sensi di colpa, la mia angoscia e la mia disperazione si sarebbero placate. Ma ero destinato a vivere ancora a lungo, perché dopo poco sentii i miei colleghi urlare il mio nome e chiamare l'ambulanza mentre i miei occhi chiusi nell'oscurità continuavano a mostrarmi la mia amata Haeun. Quanto mi dispiaceva...
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||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸
FanfictionCompleta✔️ Haeun ha sempre vissuto sotto l'ombra di un padre autoritario, capo di una rete criminale che impone regole ferree e una vita di restrizioni. La sua esistenza era un susseguirsi di giornate tutte uguali, scandite da doveri e aspettative c...