18. Litigi

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>>E ho lasciato dentro me quadri bianchi, dipingili te<<

Taehyung

"Arrivano proprio quando le nomino... Dae?" Spalancai gli occhi quando incontrai quelli della mia ex ragazza, lucidi e spenti, non appena aprii la porta di casa mia.

Quella era stata una giornata abbastanza pesante, e per finire in bellezza ecco chi suonava alla porta di casa mia nel momento meno opportuno.

La ragazza che più mi aveva amato in vita, e che anch'io, se pur mi ero perso ad un certo punto, avevo amato mi lanciò uno sguardo di supplica mentre io sentivo il cuore battere forte. Non perché dopo tanto tempo rivedevo i suoi occhi... ma per paura di quello che sarebbe potuto accadere se vedeva "Dae", o meglio Haeun, in casa mia con me.

"Taehyung..." la sua voce era una supplica.
Deglutii quindi rumorosamente senza sapere che fare. I capelli lunghi e scuri di Dae quella sera erano raccolti in una coda alta e un po' scompigliata dal vento caldo che soffiava fuori, sembrava molto più magra dall'ultima volta che l'avevo vista e i vestiti larghi che portava addosso contribuivano a renderla tale, gli occhi scavati e gonfi dalle lacrime, un sorriso amaro ma anche felice di vedermi a distendersi sul suo volto pallido.

"Dae, non è proprio il momento..." cercai di dire, ma lei alzò la voce azzittendomi all'istante.

"E quando, quando sarà il momento Taehyung?!" Chiese iniziando a piangere, buttando la faccia sulle mani e rendendo il mio cuore piccolo e dolorante. Tutta quella situazione era un po' straziante...

"Dae, ti ho già detto che non provo più niente per te." Cercai di dire, ma la sua voce sovrastava la mia.
"Come puoi trattare così una persona che hai amato? Come puoi solo pensare di lasciarla ad interrogarsi ogni singolo minuto se le cose si sistemeranno, se tornerà tutto come prima? Sono stata male, malissimo in questi due mesi senza vederti! Chiedermi ogni giorno se ancora mi ami... se non è più così. " le lacrime iniziarono a scorrere giù per il suo viso intanto che io, con la bocca asciutta, cercavo le parole da dire.

"Mi dispiace averti fatto sentire in questo modo, Dae. Ma realmente sono stato male anch'io in questi due mesi, esattamente come te." Dissi senza guardarla negli occhi, torturando la pelle scoperta del mio braccio destro.

Mi faceva male, ma doveva capire che non l'amaro più...

Dae fece un passo in avanti, trattenendo le lacrime. Quella parte della mia vita la odiavo.  Non stavo svolgendo il mio lavoro per bene, non stavo curando le mie relazioni sentimentali, non stavo curando me stesso da ciò che di sbagliato stava accadendo nella mia vita. A causa dei debiti di mio padre mi ritrovai in una situazione più grande di me, ed ora tutte le mancanze stavano venendo a galla ferendomi sempre di più.

"Siamo stati insieme per quattro anni. Da due abitavamo nella stessa casa. Dimmi, come può tutto questo finire così?" Mi chiese amara, ma non urlava e né piangeva; era arrivata alla consapevolezza che la nostra storia stava per concludersi.

"Lo so, e mi dispiace. Ma sai, mi mancava il coraggio di dirti che le cose che provavo per te non le provo più da un po'... averne presa consapevolezza ha fatto davvero male, e farlo sapere anche a te mi spaventava, lo ammetto. Mi dispiace davvero." Ammisi, finalmente. Era stato come liberarsi da uno dei pesi che mi portavo dentro, ma ciò nonostante mi sentivo ancora pesante come il piombo. C'erano altre cose... cose più grandi dentro di me.

"Avevi bisogno di tutto questo tempo per farlo?" Mi chiese amara, delusa dal mio comportamento.

Dispiaciuto abbassai lo sguardo e non dissi nulla. Come facevo a spiegarlo? Come facevo a dire che odiavo ferire la gente, e che puntualmente lo facevo? Come facevo a dire che ero distratto, che avevo paura di altro molto più grande di me? Come si fa a dire del vuoto che senti dentro e dalla quale non sai come scappare?

"M-mi dispiace. Non ne avevo il coraggio." Ammisi alzando lo sguardo sul suo. Si stava trattenendo dal piangere, aveva sempre odiato mostrare le sue debolezze, soprattutto a colui che aveva il potere di cambiare il suo umore.

Dae fece per rispondere quando un rumore dall'altra stanza ci fece sobbalzare. Imprecai mentalmente mentre lei mi spostava dalla porta con forza ed entrava dentro la cucina. La andai dietro disperato mentre a grandi passi entrava nella stanza.

"Non è come pensi." Dissi e nello stesso momento Haeun sbucò da sotto il tavolo con l'espressione imbarazzata.

"Scusami, mi è caduto il piatto dalle mani." Disse lei piano, non aspettandosi forse che una ragazza le sarebbe apparsa davanti al posto mio o del fattorino della pizza.

"Oppure avevi qualcun altro." Dae strinse i pugni e arrabbiata si voltò verso di me.

"Non è così." Dissi, ma lei non mi diede ascolto. Mi passò accanto e uscì da casa mia, non dandomi il tempo di poter proferire un'altra sola parola.

"M-mi dispiace." Balbettò Haeun raccogliendo i pezzi di vetro dal pavimento mentre io asciugavo una lacrima.

"No, prima o poi doveva saperlo. Lascia stare, tolgo tutto io." Dissi tirando su con il naso, grattandomi la testa distratto mentre afferrano la scopa e la paletta e riordinavo quel casino. Vidi Haeun sedersi imbarazzata sul tavolo e scattare in piedi non appena le squillò il telefono... per poi vedere la sua espressione cambiare di colpo.

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Eiii come state? Spero bene! So di essere praticamente sparita, scusatemi🙏🏾🙏🏾🙏🏾
Da domani riprenderò a pubblicare più spesso! Spero il capitolo vi sia piaciuto.
❤️❤️❤️

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora