1. Il ragazzo dai capelli scuri

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Taehyung, la smetti di ispirarmi?!

~Oh my, I waited all my life. I want to be with you for everything. Oh my, looking for something right, now I kinda get it.~

Lee Haeun
04/02/1998
Seoul.


Misi la mascherina nera sul naso e mi guardai un'ultima volta nello specchio gigante della stanza del mio migliore amico, che continuava a guardarmi, scocciato e risentito, dal suo letto a una piazza e mezza. Era appoggiato sulle mani, e gli occhi seguivano ogni mio movimento come se fossero qualcosa di estremamente importante.

M'impegnai a ignorarlo mentre stringevo la cintura sui jeans neri e strappati che indossavo, afferrando il cappello con la visiera che avevo posato sulla sedia la notte prima e facendo un sorriso compiaciuto al mio stesso riflesso.
Ero straordinariamente diversa.

"Ti metterai di nuovo nei guai." Sbuffò lui alzando gli occhi al cielo, e sospirò quando mi misi di spalle per guardarmi i vestiti. Non mi avrebbero mai riconosciuta.

"Sta' zitto per favore, Jeonghan. Mi deconcentri." Risposi sistemandomi i capelli dietro le orecchie.

Non mi avevano mai permesso di mettere i jeans che indossavo in quel momento, ma vedermeli addosso mi rendeva felice; significava che ero libera. Libera di sentirmi come volevo, libera di ascoltare la musica che mi piaceva, libera di essere me stessa.

Gli strappi sulle ginocchia mostravano le ferite provocate dalla cadute durante le lunghe corse per non essere riconosciuta dagli sbirri, e la catena che pendeva da un lato dei pantaloni si era arrugginita. La cintura spessa e larga di cuoio ormai perdeva grossi strati di pelle, e sguazzavo dentro la maglia bianca a righe nere, troppo larga per la mia taglia.
Il colore degli anfibi ormai era diventato indefinibile, e il mio daltonismo non mi avrebbe di certo aiutata a capire che diamine tonalità di grigio/nero avevano assunto. L'unica cosa certa era che sembravo una scappata di casa, una povera senza tetto. L'esatto opposto di quello che ero.

"Esattamente da cosa ti deconcentri? Ti stai solo guardando allo specchio." Rispose Jeonghan, ormai arreso, mentre si metteva in piedi e mi passava lo  zainetto bianco, abbandonato dalla sera prima sul pavimento beige della sua camera.

Gli sorrisi e me lo misi in spalla, stiracchiandomi. Ero ancora assonnata e soprattutto stanca di nascondermi, ma decisamente pronta a scappare ancora una volta da quella vita che non mi apparteneva.

"Wow, se non sapessi che sei tu ti scambierei per la barbona che sta' sotto casa mia di tanto in tanto. Ah già, sei tu anche quella."

Gli tirai un pugno sul braccio, che ferì più me che lui, facendolo ridere di gusto.

La vita in quel modo era certamente difficile, ma sicuramente era meglio di quella che stavo vivendo prima di quel giorno.

"Vado a prenderti del cibo. Non sopporto minimamente di preoccuparmi ogni sera per sapere se hai mangiato, dove sei finita o se tu stia bene." Disse sconsolato.
Stava per aprire la porta della cameretta, quando una voce alta e acuta fece sobbalzare entrambi.
La chiuse di scatto, e fece un passo indietro. I suoi occhi terrorizzati incontrarono i miei.

"Oh no, mia madre è tornata prima oggi." Disse sconvolto facendomi segno di nascondermi, ma io avevo troppa paura che mi trovasse quindi spalancai la finestra e buttai lo zaino giù.

"Ti ho detto più di una volta che ti romperai l'osso del collo se non la smetti di saltare come le scimmie giù da-"

"Ci vediamo Jeonghan-ah!" Esclamai mettendo il piede su una delle crepe del muro.
Non era poi così alto, non riuscivo a capire perché Jeonghan fosse sempre così preoccupato.

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora