38. Gratitudine

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"Deeper. Yeah, I think I'm going deeper."

Haeun's pov

La stanza circolare era illuminata dalla luce del sole che penetrava dall'enorme finestra aperta in cucina; le pareti di un pallido beige circondavano la grande cucina di casa Lee, e i mobili bianchi davano un aspetto alquanto elegante a tutto. Un divano del medesimo colore era posizionato a muro in un angolo, dove ci stava sopra un cuscino bianco e un lenzuolo leggero. Le pareti erano spoglie, fatta eccezione per una che ospitava una cornice ritraente la famiglia di Taeyong: al centro ci stava una bambina molto graziosa, doveva trattarsi di sua sorella. Mi aveva infatti spiegato, una volta, che sua sorella era morta.

Un tavolo occupava parte della camera e un profumo delicato la investiva. Casa sua era davvero graziosa e molto accogliente.

Taeyong ripiegò il lenzuolo e diede una sistemata al divano mentre io, sentendomi stranamente a mio agio, continuavo a guardarmi attorno sorpresa. Quella era proprio il tipo di casa che avrei voluto. "Non è un granchè, lo so." mi distrasse all'improvviso voltandosi e prendendo posto dove dormiva sicuramente prima del mio arrivo; i suoi occhi erano ancora parecchio assonnarti, e la sua espressione stanca, rafforzarono la mia idea. Odiavo averlo disturbato, ma senza il suo aiuto non potevo fare nulla. Avrei voluto correre da Jeonghan e assicurarmi che stesse bene, ma conoscendo mio padre avevo paura di certi giochetti che avrebbe potuto mettere in atto per riprendermi con sé. E lui era giovane, conosceva il mondo e più di tutto conosceva me. Non dubito che lui mi abbia amato e abbia cercato di proteggermi durante i miei diciannove anni di vita, ma ad un certo punto le cose erano diventate troppo pesanti da poter sopportare. "L'adoro in realtà. Sono stata già qui." risposi sospirando. Forse, se avessi continuato a vivere da loro piuttosto che scappare via e accettare l'aiuto di Kim Taehyung, mi sarei risparmiata certi dispiaceri. "Mh, non perdiamoci in inutili chiacchiere. Dimmi perchè mai dovrei aiutarti." disse incrociando le braccia al petto e accavallando una gamba. Il suo sguardo attento mi squadrò dalla testa ai piedi, e uno sgaurdo arrogante e sgarbato si colorò sul suo bel viso. Io, in piedi, iniziai a sentire l'ansia incombere. Non ero sicura mi avrebbe aiutato, e se avesse deciso di non farlo, allora non avrei proprio saputo cosa fare e a chi rivolgermi. Lo guardai torturando le mie mani. Quella situazione la odiavo. "Prima di tutto ho bisogno di sapere come tu faccia a conoscermi. Devi dirmi tutto." risposi, e la mia voce risultò più angosciata di quanto volessi. Non volevo l'aiuto di nessuno, eppure ero arrivata a chiederlo ad una persona che mi aveva esplicitamente chiesto di sparire dalla sua vista. Taeyong strabuzzò gli occhi. La sua espressione era un misto tra rabbia e stupore. Mi chiedevo perché si comportasse in quel modo, ma la sua voce bassa mi fece distrarre dai miei pensieri. Si era alzato e con un sorriso malefico aveva fatto un passo in avanti. "Non ho niente da dirti. Non posso aiutarti. Vai adesso." sbraitò indicandomi la porta. Una sensazione di disperazione mi sopraffece e cercando di non piangere mi avvicinai di più a lui. "Ti prego. Ti prego Taeyong, se tu mi aiuti scomparirò per sempre e non mi vedrai mai più, ma per favore-" spiegai, intanto che lui assottigliava gli occhi con chiara pietà in volto. "Tuo padre è troppo potente." disse e i miei occhi si spalancarono. Lui conosceva mio padre...

Taeyong si accorse di aver detto una cosa che probabilmente non avrebbe dovuto dire e scuotendo la testa pentito tornò a sedersi sul divano. Curiosa e arrabbiata strinsi i pugni, poi afferrai una delle sedie del tavolo e l'avvicinai alla sua postazione. Doveva dirmi tutto. "Prima di tutto voglio che tu sappia una cosa." iniziò a dire guardandomi ancora arrogante. Annuii senza dire nulla, lui sospirò. "Non lo faccio perchè voglio aiutarti. Fosse per me, in questo esatto momento, ti prenderei e ti riporterei da lui. Ma non lavoro per certi uomini e certi giri loschi." si spostò i capelli da davanti gli occhi mostrano un taglio al sopracciglio e assunse un espressione di trionfo in volto. Perchè mi odiasse non lo avevo ancora capito. "Per primo, tuo padre ha agganciato diverse persone che stanno lavorando per trovarti e portarti da lui. Una seria di criminali, ed alcuni forse ti sono stati più vicino di quanto credi." fece mezzo sorriso e si sporse in avanti per essermi più vicino, guardando la mia espressone esterefatta. "Non è stata una coincidenza la tentata rapina al ristorante dei miei genitori. Ricordi? Ti sei salvata solo perchè la polizia era ancora lì." continuò. Un brivido mi percorse la schiena e rabbrividii al solo ricordo. Avevo iniziato da poco a lavorare lì, uno dei due mi aveva guardata con uno strano sguardo e adesso era tutto più chiaro. C'entrava mio padre. "Sono più che sicuro che ti sei ritrovata in più occasioni in pericolo. Tuo padre ha dato una tua foto ad ognuno di loro e chi ti trova e ti porta da lui riceve per premio un bel po' di won. E tuo padre ne è pieno, eh?" fece mezza risatina e si appoggiò completamente al divano. La mia gola era secca, non riuscivo a credere che se non fossi stata aiutata dalla polizia a quest'ora sarei stata riportata in quell'inferno già da parecchio tempo. "Credi che aver cambiato vestiario e taglio di capelli ti abbia reso irriconoscibile?" chiese alzandosi ed avvicinandosi ad una borsa che stava a terra, in un angolo. Uscì una foto e avvicinandosi me la porse. "Questa è la foto che ha mostrato agli altri. Uno di loro l'ha persa mentre usciva da casa tue ed io l'ho raccolta. Con un occhio attento puoi notare una certa somiglianza. Certo, per chi ti guarda una sola volta magari non nota niente di simile tra la te della foto e la te di ora, ma i tuoi occhi sono tutta un'altra cosa." Riprese posto sul divano intanto che io, con le mani tremanti, fissavo quella dannata foto. Avevo una paura terribile. "Mi è bastato guardarti una seconda volta per capire che si trattava di te." disse ancora. Alzai gli occhi su di lui e cercando le parole buttai la foto a terra. "Come fai ad essere a conoscenza di mio padre? Chi sei tu?" domandai. Ormai avevo perso tutta la mia lucidità e il mio cuore batteva forte. Volevo scappare via da Seoul il più presto possibile.

Taeyong prese un respiro e inclinò la testa di lato. Ero così curiosa. "Be', per aiutare i miei ho deciso di fare le consegne. A tuo padre piace molto la cucina di mia madre, così una sera, mentre mi trovavo a casa tua per una consegna ho sentito tuo padre urlare. Non ho ben capito in realtà in quell'occasione, ma nei giorni seguenti ho preso un po' di informazioni e ho capito ciò che stava succedendo, Dae. O forse è meglio Haeun. Lee Haeun. Ho scoperto alcune cose riguardo una possibile parentela con te, sai?" Taeyong sorrise ancora ed io ero sempre più sconvolta. Non riuscivo a capire. "Eh?" chiesi perplessa. Annuì fissandomi con uno sguardo crudo. "Siamo lontani cugini. E, se proprio devo dirla tutta, tuo padre è una delle persone che più odio al mondo. Ma non ho tempo da perdere per raccontarti il perchè o cosa ho scoperto. Dimmi adesso cosa vorresti da me."

Ero sconvolta. Essere venuta a conoscenza di quello che stava accadendo a casa mia mi aveva reso ancora più impaurita. Sapere che più di una volta ero stata vicino all'essere presa e portata da mio padre, e che l'avevo scampata grazie alla polizia, mi stava facendo impazzire. Se non ci fossero stati loro... "Ho altro da chiederti prima." feci io guardandolo. Avevo cercato di nascondere i miei timori ma non ero riuscita nell'intento.

Taeyong alzò un sopracciglio e di nuovo mi squadrò con aria arrogante. "Hai per caso notizie di un certo Yoon Jeonghan?" gurdai la sua espressione. Cercava di ricordare, probabilmente, perchè guardava il soffitto e continuava a ripetere quel nome sottovoce. "No, non credo." disse poi dopo minuti, riprendendo a guardarmi. "Ho sentito la polizia parlare di un certo Yoon Jeonghan, dicevano che avevano trovato i suoi documenti vicino al corpo senza vita di un ragazzo di diciannove anni ma che non erano la stessa persona." raccontò facendo spallucce. Irritata annuii, tossendo lievemente per colpa della gola secca. Il moro si accorse che ero sconvolta e, alzandosi di nuovo e porgendomi una bottiglietta di acqua fredda presa dal frigo, mi guardò con lo sguardo un po' meno cattivo. "Presumo sia una persona vicina a te." disse mentre io ingurgitavo l'acqua. "Ei, se avevi così sete potevi dirlo anche prima. Non ti avrei mica detto di no." aggiunse intanto che mi asciugavo la faccia con il braccio. Fece un accenno di un sorriso sincero. "Lui è il mio migliore amico. Non risponde al telefono da giorni ormai... e quando ho saputo dei documenti ho avuto paura. Ma poi loro non corrispondevano alla persona trovata morta... nonostante ciò non ho sue notizie da un po' e ho paura." ammisi. Dov'era? Come stava?

Taeyong annuì comprensivo, i suoi occhi erano più dolci. "Sta cercando di spaventarti per farti tornare a casa." cercò di consolarmi. Disperata alzai gli occhi su di lui. "Devi andare a vedere se sta bene. Ti prego, ti darò una sua foto ed il suo indirizzo, ti prego." ma la sua espressione cambiò di nuovo. Era arrabbiato. "Vuoi che io venga messo in pericolo per colpa tua?" "Ma non sarai in pericolo! Lui non ti conosce, devi solo fare finta di fare una consegna." alzai la voce alzandomi dalla sedia. "è da escludere." agitò la testa lui, a quel punto mi inginocchiai e gli presi le mani. Stavo calpestando la mia degnità, ma avevo bisogno di lui. "Yah, ma che fai? Alzati subito stupida." disse lui. Con gli occhi lucidi lo fissai. "Ti prego".

Per alcuni minuti non parlò, poi sospirando mi afferrò una mano e mi mise in piedi. "Se finisco nella forca ti porto con me." aggiunse poi. Sorridendogli grata lo ringraziai, poi aprii la porta e feci per andare via. "Ti ringrazio davvero." dissi ancora, lui fece un passo in avanti un po' preoccupato. "Sì, ma dove andrai adesso? Finora dove hai abitato?" domandò chiudendo la porta e facendomi entrare di nuovo. Sorpresa da quel gesto lo guardai interdetta, lui arrossendo un po' distolse lo sguardo. "Da un poliziotto." risposi. Non appena quelle parole lasciarono la mia bocca lui mi fissò incredulo. "Sei idiota?" disse in un tono che mi fece ridere. "Come fai a fidarti di chiunque?" mormorò più a se stesso che a me, dopo mi guardò nuovamente. "Comunque, se ti va puoi stare qui. Adesso sto solo, e in più non appena avrò notizie del tuo migliore amico non dovrò cercarti per tutta Seoul." disse allontanandosi. Non sapevo se sarebbe stata una buona idea accettare, ma ero stanca di stare per strada così, con un sorrisi, lo ringraziai.

||La divisa e la ribelle||Kim Taehyung||🌸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora