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|Logan's point of view|
Tornai a casa e mi buttai sul letto abbastanza frustrato.
Parlare con Scarlett era sempre stato d'aiuto perché mi capiva al volo, ma in quel momento il mio unico pensiero era il college.
Dovevo assolutamente andarmene da lì. Mi dispiaceva separarmi da Scarlett e da Dylan, sicuramente, ma avevo bisogno di cambiare aria.
Io sarei andato alla Princeton University, avevo fatto domanda anche ad Harvard e Yale, ma purtroppo mi avevano rifiutato.
Dylan era stato preso a Yale, lo sapevo che ce l'avrebbe fatta, lui era troppo diligente per non passare.
Scarlett non sapevo che college avrebbe frequentato in realtà, molto probabilmente però quei due si sarebbero divisi, questo mi dispiaceva e non poco.
Accesi la televisione in attesa di ritrovare la felicità. Piccolo spoiler, non la ritrovai.
Jace era uno stronzo con tutti e quella volta no, non sarebbe stato tutto come in un film dove Jace sarebbe cambiato e blablabla smancerie varie.
No, è stato proprio un errore, che stronzo.
Avrei solo voluto andarmene, ripeto.
Mi addormentai verso mezzanotte, ma qualcosa mi risvegliò verso le tre.
Emisi un verso di fastidio quando sentii dei rumori alla finestra. Prima cercai di ignorarli, ma quando si trasformarono in un bisbiglio, mi alzai di scatto.
Vidi un'ombra davanti alla finestra. Pregai che fosse la Morte venuta a prendermi ma dal profilo del ragazzo mi ero già tolto dalla testa questa idea.
Mi alzai mezzo addormentato e mi diressi verso la parete, spalancando la finestra.
«Poi sono io che ti seguo, vero?» domandai facendo segno a Jace di entrare.
Afferrai una delle magliette sparse a terra e me la infilai velocemente.
Nella mia stanza sembrava scoppiata una bomba, dovevo ammetterlo e gli occhi di Jace puntati addosso non mi facevano di certo star meglio.
«Sei inquietante lo sai? Cosa ci fai qui?» chiesi mentre lui era intento a guardare le foto attaccate al muro.
«Eri già frocetto da piccolo?» ridacchiò indicando una foto nella quale avevo otto anni ed ero vestito da principessa.
«Puoi smetterla di chiamarmi frocio?» chiesi indicandogli la finestra per far sì che se ne andasse.
«Sono serio, sapevi di essere gay già da piccolo?» domandó, non sapevo come rispondergli. Mi sentivo incredibilmente vulnerabile davanti ad una persona che non riusciva ad accettare me e nemmeno se stesso.
