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|Dylan's point of view|
Mio padre mi svegliò la mattina dopo, ancora la madre di Scarlett non osava parlarmi.
Mi vestii e me ne uscii. La scuola distava mezz'ora, ma me la sarei fatta a piedi piuttosto che salire sulla macchina di quell'essere.
Una volta arrivato a destinazione, andai in segreteria e presi la lista delle lezioni.
Non feci in tempo a girarmi che rischiai di scontrarmi contro una ragazzina abbastanza bassa.
«Ciao, io sono Rose, sono la tua tutor» mi spiegò, non mi interessava.
«Dylan» risposi sorpassandola, mentre il suo sorriso scemava.
«Lo so. Dylan Bennet, da Forks, Washington. Hai l'aria di voler essere da un'altra parte» constatò.
Aveva la voce infantile ed era alta come un nano.
«Non sono qui per mio volere, infatti» chiarii mentre aumentavo il passo.
«Dylan, per favore non correre, ho le gambe corte io» scherzò e questa battuta provocò il mio arresto.
«Senti Rose, non starò qui a lungo, okay? Per favore, non sprecare il tuo tempo con me, ho altro per la testa» le consigliai e lei fece una faccia perplessa.
Quella ragazza era decisamente molto espressiva.
«Senti, mi sembri agitato. Perché non ne parliamo? Parlare fa aprire i Chakra» annunciò, probabilmente stava scherzando e infatti presi in considerazione di sorridere.
«È complicato. Io non vorrei essere qui, questo è quello che importa» mi girai per continuare a camminare ma mi scontrai contro qualcuno.
«Primino, guarda dove vai» annunciò un ragazzo piuttosto robusto a cui avevo fatto cadere i libri che aveva tra le mani.
«Non ti ho visto» mi giustificai e lui mi guardó malamente.
«La prossima volta stai più attento, allora» mi minacciò squadrandomi da capo a piedi.
«Senti, Frederick. Non te la prendere se ti ha fatto cadere il libro, non lo hai nemmeno mai aperto» intervenne Rose facendomi sorridere.
«Zitta, nana. Nessuno ha chiesto il tuo parere» rispose lui spingendola con la mano sulla fronte.
«Prenditela con uno della tua età» feci io allontanando la ragazza con la mano e lui sorrise sborone.
