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|Dylan's point of view|
Quel giorno scoprii che il matrimonio di Celia e mio padre si sarebbe tenuto proprio quel giovedì.
«Fateone» mi chiamò Jason spingendo la porta di camera mia per entrare.
«Che c'è?» domandai facendogli segno di avvicinarsi. Così fece e una volta abbastanza vicino lo alzai e lo feci sedere sul letto.
«Peché dici cose butte a mamma e papà?» chiese e sentire quei nomi mi faceva stare male.
«Perché la tua mamma non è la mia mamma. E il tuo papà mi ha lasciato da solo prima che tu nascessi. E loro mi hanno portato qui, ma ho delle persone che mi vogliono bene a casa mia» annunciai e lui si corrucciò.
«Chi sono?» domandó gattonando verso di me e sdraiandosi da parte a me.
«Eh, chi sono... La mia mamma, la tua sorellona Scarlett e il suo papà» era difficile da spiegare ad un bambino di due anni.
Cosa avrei dovuto dirgli? "Scarlett è la tua sorellastra, ma io e lei stiamo insieme, io e lei non abbiamo un legame di parentela"?
«Callet» ripeté.
«Dillo bene, scimmietta» gli feci un po' il solletico e lui ridacchiò.
«SC. SC. Scar-lett» scandii bene e lui cercò di ripeterlo senza riuscirci.
«Chiamala Ly. Io la chiamavo così» gli suggerii e mentre gli parlavo, si addormentò.
Era quasi sera, dovevo uscire per chiamare la mia ragazza.
Sentii dei passi salire le scale, perciò feci finta di dormire.
Sulla porta di camera mia si fermarono Ezekiel e Celia.
«Guarda Jason, è così carino» commentò la donna posandosi contro lo stipite.
«Hanno fatto amicizia, hai visto? Gli avvocati ci stanno distruggendo, di questo passo Dylan tornerà a casa» sussurrò mio padre, come se gli fosse importato qualcosa.
«Non è indispensabile. Ne lui ne Scarlett lo sono» disse la donna.
Beh, grazie tante, lasciarmi tornare a casa no?
Sparirono prendendosi il bambino.
Appena andarono a dormire, io mi incamminai verso un telefono pubblico.
