Dietro al Paradiso si nasconde L'Inferno

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Raggiunsi il castello da sola, perché Sam si fermò a parlare con il professor Scamander. L'atrio era deserto e per me era una gioia. Non avevo voglia di sentire commenti sulla partita e sull'acrobazia compiuta con Felton. Avevo bisogno di parlare con Carola e Michelle e l'unico posto dove fossi sicura che nessuno mi avrebbe cercata era la torre di Astronomia. Presi il corridoio sulla destra rispetto all'entrata della Sala Grande e lo percorsi fino in fondo. Trovai le scale e cominciai a salirle, facendo due gradini alla volta. Ci misi ben dieci minuti per arrivare in cima, ma il silenzio e la vista meritavano la fatica fatta.

Il panorama che si vedeva da lassù ridimensionava il modo in cui mi vedevo nel mondo. Non riusciva a sostituire la sensazione di non essere null'altro che un piccolo essere in un grande mondo che mi dava il mare di casa mia, ma ci si avvicinava. Il lago splendeva rosso arancio sotto gli ultimi raggi del sole, che piano piano scompariva oltre la linea dell'orizzonte. Presi il telefono dalla tasca della tuta e feci partire la videochiamata di gruppo. Dopo qualche squillo le ragazze mi risposero.

- Allora!? Come sta andando? - domandai.

- Mah! Qui è tutta una noia. Ci manchi Y/N. Yale sembrava più interessante quando ne parlavamo con te! - mi disse Carola.

- Chi hanno preso al mio posto? -

- Uno della costa ovest. E' mooolto carino! - disse Michelle.

- Sei andata oltre a Felton? - domandai.

- Sì. Insomma, questo fa surf! Ha un fisico simile a quello di Hemsworth ed è pure alto! Supera il metro ottanta sicuramente. - asserì Michelle. Mi era mancata la mia amica dalle cotte facili.

- Capisco. Mannaggia a te! Mi servivi cotta di Felton! - dissi mettendo il broncio.

- Problemi in paradiso? - chiese ironica Carola.

- Non hai idea! Finn mi ha dato un anello d'argento, Felton si è ingelosito e Rompipalle ancora non l'ha visto. Non vorrei sapere la sua reazione. - dissi e raccontai tutto. Chi era Finn, descrissi la partita e l'azione spericolata e soprattutto quello che avvenne dopo.

- Non ci credo! Sembra che il tuo Incubo si stia trasformando in un dolce sogno. - disse sorniona Carola.

- Ehi! Sai bene che la situazione è complicata! Grazie ai piccoli Snasi sto tirando fuori la mia parte ferita, non ho bisogno di incasinarla con una storia. - supplicai.

- Tranquilla. Era ora che iniziassi ad abbattere quella corazza che hai eretto dopo la rottura con Marco. Insomma, lui è stato uno stronzo. Che poi, vuoi sapere che fine a fatto? - disse Michelle.

- Oddio sì! Dimmelo che sta facendo una vita di merda. Il karma me lo deve! -

- Oh, gli sono tornate tutte indietro. E' in ospedale. Sembrerebbe che qualcuna l'abbia preso sotto con la macchina, dopo averlo beccato con un'altra. Evidentemente il lupo perde il pelo e non il vizio! - disse gongolante.

Quella mia piccola parte ferita si sentì meglio sapendo che qualcuno lo aveva tirato sotto e non era stata zitta passando mesi con un coglione, solo perché non voleva stare da sola e ne era succube.

- Tornando alla tua vita amorosa. Secondo me non ce la racconti giusta. - disse con aria di chi la sapeva lunga Carola.

- Potrei non volermela raccontare giusta ancora per un po'. - dissi.

- Come vuoi, ma non tirare troppo la corda. - mi avvisò Carola.

- Y/N, tesoro, non preoccuparti per me. Se Felton ti piace dovresti dargli e darti una possibilità. -

Sentii dei passi su per le scale e salutai in fretta le mie due amiche.

- Ricordati! Da una possibilità a quel ragazzo. Sembra fatto per te! - mi urlò Michelle prima di disconnettersi.

Mi voltai verso le scale per scendere e raggiungere il mio dormitorio, ma la persona che stava salendo aveva tutt'altre intenzioni.

- Ehi! Ti ho cercata ovunque! - esclamò Rompipalle.

- Professore... - dissi io cercando di guardare ovunque tranne che lui.

- Bella partita. Ci avete stracciato. - esclamò con fair play.

- Abbiamo avuto solo fortuna. - minimizzai.

- Solo fortuna? Non sembrava. Tu e Felton, - disse mettendo enfasi sui noi due, - sembrate intendervela alla grande! - disse leggermente geloso.

- Le ho già detto che non c'è nulla tra di noi! - dissi con enfasi voltandomi e guardandolo finalmente in faccia.

- Nulla? Da come vi siete abbracciati in campo sembra esserci qualcosa eccome! - sbottò con rabbia portandosi pericolosamente vicino a me. Arretrai contro la colonna che formava una delle tante arcate della torre. Sentivo il cuore battermi forte e l'adrenalina propagarsi per il corpo. Respirai veloce e il suo profumo arrivò a solleticarmi le narici.

- Non riesco a vederti come una mia alunna. Non ci riesco proprio. Vederti con Felton poi mi fa veramente incazzare! - mi sussurrò teso sbattendo i pugni contro i mattoni alle mie spalle intrappolandomi tra la colonna e il suo corpo, - Sei un'ossessione... Io... - la sua bocca era sempre più vicina alla mia. Ci stavamo guardando negli occhi, quando, come se agissero di loro volontà, iniziarono a chiudersi. Eravamo veramente vicini, qualche millimetro a dividere le nostre bocche, già schiuse, in attesa di quel bacio sul quale ci avevamo girato intorno. Sentivamo i nostri respiri accelerare, come prima di un salto nel vuoto e i nostri cuori che battevano forte e in sincronia. Un istante prima che le nostre labbra esprimessero quei sentimenti che tanto cercavamo di respingere, le sue mani si poggiarono ai lati del mio viso per inclinarlo meglio a suo piacimento. Sentivo le gambe di gelatina e per restare in piedi appoggiai le mie mani sui suoi avambracci, fasciati dal maglioncino di cachemire. Finalmente le sue labbra si poggiarono sulle mie e nel mio stomaco esplosero migliaia di fuochi d'artificio. Era come bere un bicchiere d'acqua fresca dopo una lunga camminata in mezzo al deserto. Era sentire il sole che riscaldava le ossa dopo una stagione passata al freddo e al gelo. Era rinascere. Gemetti quando mi spinse contro la solidità dei mattoni alle mie spalle e lui ne approfittò per approfondire il bacio. La sua lingua cercava la mia e la ingaggiò in una lotta senza fine. Brividi correvano lungo la mia spina dorsale e le mie mani si insinuarono tra i suoi capelli. Erano morbidi come pensavo. Delle voci provenienti dal giardino ci riportarono alla realtà. Ci guardammo come se ci vedessimo veramente per la prima volta e un lampo di tristezza infinita passò nei suoi occhi. Infine pronunciò le parole che non avrei mai voluto sentire.


- Mi dispiace. Io non dovevo - disse abbassando lo sguardo e allontanandosi.
Rimasi sola sulla torre. Convinta più che mai che l'amore fosse soltanto una fregatura.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora