La telefonata più difficile da fare, fu quella ai miei genitori. Erano preoccupati da quando gli avevo avvisati che potevano essere catturati da una setta di maghi che volevano me. Col carattere di mia madre, poi, mi immaginavo quanto la vita di mio padre fosse messa a dura prova. Quando gli chiamai, mi rispose mio padre. Sembrava sereno, ma sentivo che era provato da tutta questa storia e che sperava che le cose rientrassero il prima possibile. Era strano che mia madre non l'avesse convinto a dirmi di tornare a casa, che qui non ero più al sicuro.
- Papà... Mamma ti sta facendo pesare la situazione? -
- Un po' ragazza mia. Ma tu devi stare là. Sei molto più al sicuro lì che qui a casa. Noi stiamo attenti, ma non abbiamo notato nessuno di strano in giro. Avete novità sulla scomparsa di Scamander? -
- Sì. Sappiamo dove potrebbe essere tenuto prigioniero e fra sei giorni andremo a liberarlo. Sam e io ci stiamo sottoponendo a lezioni aggiuntive di Difesa dalle Arti Oscure, così faremo parte della spedizione. Non ci possiamo fidare di nessuno... Il fatto che io sia la reincarnazione di Caelia e Beatrice non aiuta molto. Durante l'ultima sessione è successo che ho rivissuto dei ricordi di Caelia e poco fa mentre dormivo, esausta per la visione sul passato avuta, c'erano i ricordi di Beatrice. Siccome era prima che acquisisse i poteri di quella grandissima stronza, Thomas sospetta che anche Beatrice avesse dei poteri latenti... Sinceramente papà, mi sembra tutto un fottutissimo casino! - mi sfogai.
- Lo è, tesoro, non lo sembra. Ti manderò i libri che mi hai chiesto e vedrò di frugare in soffitta tra le cose di tua nonna. Forse c'è qualcosa che potrebbe essere utile. Sai quanto era legata ai suoi cimeli di famiglia. - mi confortò mio padre.
- Grazie papà. State attenti e sta vicino alla mamma. So quanto può essere asfissiante quando è in ansia. - conclusi io.
- Non ti preoccupare. Sta in guardia, ragazza mia! - fu lui a chiudere la chiamata.
Rimasi per un po' a fissare lo schermo del telefono. Parlare con lui mi aiutava sempre a rimettere ordine dentro di me, ma questa volta sentivo che non c'era speranza. Avvertivo un peso sul cuore, come un condannato a morte sa che è giunta la sua ora e sente l'ascia abbattersi a rallentatore sul suo collo. Probabilmente non sarei sopravvissuta alla notte tra il venti e ventuno maggio, una parte di me lo sentiva; pesava nel mio cuore la certezza che mi restava veramente poco tempo di vita. Poco tempo per stare con la persona che amavo, con quella che completava la mia anima e che, a quanto risultava dalle memorie precedenti, mi aveva seguita e cercata attraverso i secoli.
Senza che me ne accorgessi, grandi gocce salate piovvero lente e inesorabili lungo il mio viso. Non avevo mai pianto così tanto nei miei anni precedenti all'arrivo a Hogwarts. Questo posto sembrava tirare fuori tutta la mia sensibilità, tutte le mie angosce, le mie paure, le mie emozioni più profonde e a me le faceva vivere, sentire, detestare e amare. Ma anche così, mi sentivo la persona più fortunata della Terra e la più grata per aver scoperto chi ero. Mi rendevo conto che prima di arrivare la mia vita scorreva tranquilla e pacifica o meglio lasciavo che mi sballottasse di qua e di là e la guardavo scorrere, come ho fatto sul treno col panorama. Lo ammiravo e lo vedevo passare senza farne veramente parte. Da quando ho messo piede al Castello, la vita l'ho vissuta. Non ho lasciato che scorresse sul grande schermo. Io, N/C, avevo finalmente fatto le mie scelte. Mi ero messa alla prova con me stessa e adesso avevo deciso che il mio tempo era giunto. Che non avrei lasciato che altri scegliessero il mio destino. Che forgiassero una me diversa. Io non ero Caelia e non ero Beatrice. Avrei sacrificato me stessa pur di non lasciare alle loro reincarnazioni di prendere il possesso del mio corpo, di essere vincolate alla setta, che per ora nemmeno aveva un nome. Una volta tanto nella mia vita ero fiera di me stessa; del percorso intrapreso e delle persone che mi stavano accanto. Mi sarei sacrificata più che volentieri per ognuno di loro.
Mi alzai dal letto a testa alta, il volto ancora umido dalle lacrime. Era tempo di studiare e riuscire a elaborare il piano A per restare viva. Il piano B lo avevo già deciso e accettato. Ripresi in mano il libro che avevamo abbandonato nello studio, ancora aperto sull'ultimo incantesimo provato. Lo sfogliai e trovai un incanto di cui avevo sentito parlare: il Patronus. A quanto ne sapevo cambiava forma per ogni persona. Studiai attentamente il movimento disegnato che dovevo fare con la bacchetta e lo ripetei infinite volte, finché il mio braccio non era indolenzito e infine provai a recitare anche la formula. Nella mia testa immagini del tempo passato con la mia famiglia, con le mie amiche, con Sam, Tom e Thomas scorrevano veloci, come un trailer mandato a doppia velocità.
- Expecto Patronum! - esclamai.
Uno sbuffo blu argento fuoriuscì dalla mia bacchetta e lentamente cominciò a prendere forma. Era una splendida fenice argentata. Rimasi esterrefatta per avercela fatta e osservai la fenice volare per lo studio, lasciandosi una scia dietro di sé.
- Caspita! -
Mi voltai di scatto verso la porta con un balzo di sorpresa e la fenice scomparve. Fermo, all'entrata, c'era Thomas con in mano la tazza di cioccolata fumante. La sua espressione era sbalordita.
- Nessuno del primo anno è in grado di fare un patrono! Come hai fatto? - venne avanti verso di me, porgendomi, con quelle sue lunghe mani dalle dita affusolate, la tazza bollente.
- Non lo so... Forse ho tanti ricordi felici da cui attingere - sussurrai imbarazzata.
- Expecto Patronum! - invocò lui. Come per me, anche per Thomas fuoriuscì dapprima uno sbuffo argentato e poi la sua fenice prese forma. Era leggiadra e bellissima, più grande della mia.
- Non ho parole ... - bisbigliai.
- E' uguale, solo leggermente più grande - disse Thomas.
Mi andai a sedere su una delle poltrone e cominciai a sorseggiare la cioccolata, con un sorriso di pace sul volto provato dai ricordi.
- Come ti senti? -
- Meglio. Papà mi spedirà i libri. Arriveranno massimo dopodomani, se il gufo non si perde. Probabilmente ci saranno anche cimeli di famiglia di mia nonna, se mio padre ne trova in soffitta dopo la Grande Epurazione -
Thomas mi guardò con il sopracciglio sollevato.
- Mia madre dopo la morte della nonna, buttò via un sacco di cianfrusaglie, almeno lei le riteneva tali, e altre le relegò in soffitta - risposi.
- Capisco. Speriamo che ci sia qualcosa di utile -
Lasciai cadere il discorso e tornai a concentrarmi sulla cioccolata, che era squisita.
- Vuoi che te ne vada a prendere dell'altra? - mi chiese Thomas gentile, dopo che avevo bevuto avidamente anche l'ultimo sorso.
- Se non ti dispiace - gli dissi allungandogli la tazza, ormai fredda.
- Vado, babe -
Thomas si alzò e si diresse verso la porta. Si girò a guardarmi ancora un momento e mi fece un bellissimo sorriso, che gli illuminò lo sguardo e poi uscì.
Mi alzai e andai a recuperare il libro sulle reincarnazioni. Secondo me là dentro c'era ancora qualcosa che ci era sfuggito. Forse prima o dopo le pagine che riguardavano la Grande Strega.
Me lo portai fino alla poltrona sulla quale ero seduta prima e comincia a sfogliarlo dall'inizio; ma né prima né dopo trovai qualcosa di utile.
Quella sera, prima di coricarmi a letto pregai che semmai dovessi sognare altri ricordi, fossero quelli di Beatrice e sperai che mi mostrasse il modo in cui bandì la Grande Strega, in modo da sapere l'esatto incantesimo. Se le cose si fossero messe male, l'avrei usato per bandire me stessa e con me anche loro due, e questa volta per sempre.
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Anche se... (in revisione)
FantasySarai la protagonista di questa fanfiction ambientata a Hogwarts. Dopo la vittoria su Lord Voldemort, il Ministero ha deciso di sopprimere la magia fino al raggiungimento del 27esimo anno d'età, in modo tale che i futuri maghi siano più integrati ne...
