Capitolo 27 - Le colpe dei genitori (revisionato)

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- Y/N, ascoltami per favore. Capisco come tu ti possa sentire: presa in giro, abbandonata, arrabbiata. Probabilmente tutte le litigate che avrai fatto con i tuoi genitori le stai rivedendo in maniera diversa. Non lo fare. Io sono convinto che loro ti amino profondamente... -

- Professore, lei non lo sa! Mia madre, colei che ho sempre chiamato madre, non ha mai superato la perdita. Guarda me e vede lei. So perfettamente, ora, cosa significhi vedere qualcuno e comprendere che non è veramente chi pensi che sia. -

- E' difficile. Ma tu sei forte. Medora ha sbagliato a non dirti nulla, ma l'ha fatto per proteggerti. -

- Proteggermi?! Mi ha forse protetta da questo? Non riesco a controllare le emozioni! Dovete riuscire ad aiutarmi o farò del male a qualcuno. Rischio di diventare un mostro! - urlai.

In quello entrò la Preside McGranitt con Rompipalle. Una corrente calda e rassicurante accarezzò la mia magia e lacrime bollenti cominciarono a sgorgare dai miei occhi. La prima scese silenziosa, raminga e solitaria lungo la mia guancia. Eppure aprì la strada a tutte le altre che fuoriuscirono come acqua dal rubinetto aperto.

- Y/N... Respira, piccola. - mi disse Thomas avvicinandosi lentamente per prendermi in braccio.

Con un immenso gemito di dolore e con l'aiuto della sua magia riuscii a controllare la mia. La sua presenza leniva le mie emozioni negative, permettendomi di ritrovare un equilibrio precario. Una parte di me era tremendamente felice che lui fosse arrivato ad aiutarmi. Mi lasciai andare a peso morto tra le sue forti e rassicuranti braccia e lui mi strinse un attimo a sé, come monito che ci sarebbe sempre stato, qualsiasi evoluzione ci sarebbe stata, positiva o negativa che fosse.

- La Preside mi ha detto tutto. Te la senti di andare nel mio studio e aspettarmi? Parlo con loro due e poi decidiamo insieme cosa fare. - mi sussurrò all'orecchio rimettendomi giù.

Con un accenno della testa gli feci capire che mi andava bene e tenendomi per mano, Thomas mi accompagnò al suo studio e mi fece sedere su un comodo divano. Con un incantesimo fece comparire sul tavolino accanto al divano del the fumante in una splendida teiera di ceramica e una tazza che apparteneva allo stesso servizio della teiera.

- Prendine pure quanto ne vuoi. Sarò di ritorno a breve. -

- Thomas... Io... - balbettai.

- Shhh - mi disse, poggiando un dito sulle mie labbra, - Non serve dirmi nulla. Farò veloce. - chinò il volto sopra il mio e con una delicatezza infinita mi poggiò un bacio dolcissimo sulla fronte - Lo supereremo insieme. - 

Si rialzò e si girò guadagnandosi l'uscita.

Rimasi qualche secondo, minuto? Non saprei dire quanto, in uno stato di shock e poi tirai fuori il telefono. Dovevo sentire i miei e capire perché non mi hanno mai detto nulla.

Pronto?

- Mamma ... Medora? -

Y/N, tesoro. Tutto bene?

- Perché non mi hai detto nulla? -

Nulla cosa?

- Mia madre! Ecco cosa! Perché mi hai tenuta all'oscuro dalla verità! - 

Chi te ne ha parlato?  mi chiese con voce tombale.

- Non importa chi sia stato. Hanno dovuto farlo. La verità è che me ne avresti dovuto parlare tu. Eri sua sorella. Sei mia... zia! - le dissi in lacrime. Sentii quella che avevo sempre chiamato mamma tirare un sospiro e schiarirsi la voce.

Tua madre, mia sorella, era la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Aveva due anni in meno di me e, mentre io non avevo abbastanza magia, lei ne aveva moltissima. Talmente tanta che con le emozioni più forti, spesso, non riusciva a controllarla. Andò a scuola e imparò tantissimo. Conobbe un uomo, di cui non mi disse mai il nome, e si innamorarono. Lei rimase incinta di te e lui scomparve. Quando ti mise alla luce, il dolore del parto, scatenò la sua magia e non c'era nessuno in grado di aiutarla e contenerla. L'unica cosa che so è che quando si perde il controllo della magia, solo la persona che si ama, può aiutarti a riprenderne il controllo. Nel caso di tua madre, il suo amore, non c'era più e noi non abbiamo potuto fare nulla. Con le ultime forze ti affidò a me e a tuo padre. Poi sparì. Si fermò per prendere fiato e probabilmente anche per capire come continuare la storia.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora