Capitolo 32 - Dichiarazioni (revisionato)

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Thomas mi depose davanti al ritratto della Signora Grassa, le sue mani ancora attorno a me, a trattenermi qualche istante prima di lasciarmi andare. Era veramente premuroso e dolce e nonostante io fossi sempre stata una da bad boy, lui stava conquistando il mio cuore pezzetto dopo pezzetto.

- Entra da sola e torna qui fuori quando siete rimasti solo voi. - mi disse depositando un bacio dolce e casto sulle mie labbra.

- Va bene. Ci vediamo tra poco allora. - dissi alzandomi in punta di piedi e restituendogli il bacio che mi aveva dato.

- Ehm... Ragazza hai intenzione di darmi la parola d'ordine o volete restare qui fuori tutta la notte? - chiese impaziente la Signora Grassa.

- Mi scusi. - dissi diventando paonazza.

- Sei carina così imbarazzata. - mi sussurrò Thomas con un ghigno sexy sul viso.

- Oh, Professore. Non l'avevo riconosciuta! - riprese a parlare la Signora Grassa.

- Evitiamo che si sappia in giro questa cosa, d'accordo? - le chiese gentilmente Thomas indicando a turno me e lui.

- Oh... Sì... sì... Da me non lo saprà nessuno. -

- Amortentia - dissi alla Signora Grassa, che scattò di lato aprendo il passaggio.

Entrai nel corridoio, lasciando Thomas fuori. Il camino scoppiettava e c'era parecchio silenzio, ad eccezione per le voci di Sam e Tom che parlottavano.

- Ci sta mettendo troppo. -

- Oh, non preoccuparti Felton. Sta bene. Posso domandarti una cosa? -

- Certo, almeno mi distrai. -

- Cosa provi esattamente per Y/N? Perché se l'amassi come un uomo ama una donna, non riusciresti a starle così vicino sapendo che sta con Rompipalle. - domandò senza giri di parole Sam.

- Ecco... E' complicato. Io la amo e voglio solo la sua felicità. Però conoscendola meglio non so dirti che tipo di amore sia. Sacrificherei la mia vita per lei? Sì. Ci andrei a letto? Non lo so più. - rispose sereno.

- Conoscendola la stai vedendo sempre più come una sorella... Ammirevole. - gli disse Sam.

- Non credo come una sorella... Però sento che c'è qualcosa che ci unisce. -

- Quel qualcosa lo sento anch'io Tom! - dissi uscendo dal corridoio buio.

- Ehi! Era ora! - esclamò Sam.

- Quanto hai sentito? - domandò Tom.

- Parecchio. Siamo rimasti soli? - chiesi cambiando discorso.

- Decisamente. -

- Ottimo. Torno subito. Qualcuno deve aggiornarvi su alcune cose. -

Tornai indietro e riaprii la porta del passaggio. Trovai Thomas che parlava con uno dei quadri.

- Vieni? - gli chiesi, tenendo aperto il passaggio segreto.

- Certo. - disse afferrando la mia mano. Nel passarmi accanto nel corridoio stretto mi bloccò con il suo corpo contro la parete. - Dopo verrai con me. Voglio che tu stia con me questa notte. - mi bisbigliò all'orecchio mordicchiandomelo. Il sangue salì rapido al mio volto, imporporandomelo, un leggero ansito fuoriuscì dalle mie labbra socchiuse.

- Va bene. - sibilai a voce talmente bassa che non ero certa mi avrebbe sentita.

- Brava, piccola. -

- Ehi! State arrivando? - domandarono Tom e Sam alzandosi dal divano.

- Si. - rispose Thomas anche per me.

Raggiungemmo gli altri due accanto al caminetto e ci sedemmo in tre sul divano, mentre Thomas si sedette sulla poltrona vicino al bracciolo sul quale vi era appoggiato il mio braccio.

- Allora, che sentiamo. Cosa avete trovato? -

- Bah... Io ho chiesto in giro e scritto a chi aveva frequentato la scuola negli stessi anni di Euridice, ma nessuno mi ha risposto al momento. Il professor Kramer, la conosceva, ma non mi ha detto poi molto. - disse Sam.

- Io ho scritto a mio padre chiedendo se sapesse qualcosa. Mi ha risposto dicendomi che mio zio la conosceva meglio e di chiedere a lui. Gli ho scritto e sto aspettando che mi risponda. - disse Tom, prendendomi l'altra mano e stringendola nella sua.

- Quindi potrebbe essere che noi due siamo... - non mi venivano fuori le parole.

- Si beh... potremmo essere parenti. Come del resto aveva ipotizzato il professore. - disse Tom guardando storto Thomas, che incurante dei presenti mi stava passando i polpastrelli lungo l'avambraccio.

- E' solo un'ipotesi e nulla di più... Io anche mi sono dato da fare. Ho chiesto l'accesso agli archivi del Ministero, perché ogni strega o mago della nazione deve registrare la sua locazione o un eventuale trasferimento. L'accesso mi è stato consentito, ma mi è arrivata anche questa. - disse estraendo dal taschino la pergamena in cui gli si chiedeva di fare rapporto sul mio stato.

Sam e Tom la lessero.

- Quindi le è stato chiesto di fare la spia? - domandò Tom stringendo la mia mano nelle sue, come se volesse proteggermi da tutto e da tutti.

- Si. Ma non lo farò. La McGranitt è stata informata di questa cosa e sarà lei a informare il Ministero. Mi ha promesso che dirà solamente che tu stai progredendo bene e che non sei un pericolo per nessuno - disse guardandomi con una tale dolcezza nello sguardo che per un attimo mi persi nei suoi grandi occhi azzurri - Inoltre Sam, muoviti con più superficialità. Meno gente sa che stiamo cercando Euridice, meglio è. Ho come la sensazione che ci mancano delle informazioni importanti su di lei. Non vorrei che chi sappia qualcosa faccia sparire ancora di più le tracce. -

- Come vuole, professore. -

- Ultima cosa. Quando siamo solo noi quattro, chiamatemi Thomas. Non serve rispettare la formalità, dal momento che siete i migliori amici della donna che amo. - disse tranquillamente.

"Della donna che amo"... Lo guardai con occhi sgranati, incredula per le ultime parole che aveva detto e che risuonavano nella mia testa come un mantra.

- Cos'hai detto? - chiesi guardandolo.

- Che non devono più chiamarmi professore o Hiddleston quando siamo noi quattro. -

- Non... Quello dopo - dissi frastornata. Sam e Tom ci guardavano come se fossimo due personaggi dei cartoni animati.

- Che sei la donna che amo? -

Sam e Tom mi dettero delle pacche sulla spalla e si alzarono.

- Credo che sia meglio lasciarvi soli... Sia mai che fossimo di troppo. - disse Tom facendomi l'occhiolino.

- Tranquilli. Andremo anche noi da me. Credo che Y/N ed io dobbiamo parlare - disse Thomas.

Tom e Thomas si fissarono qualche secondo negli occhi e fu come se il mare tentasse di annegare il cielo e il cielo di respingere il mare. Era una sfida di volontà.

- Non farla soffrire mai. Le voglio troppo bene per vederla con il cuore a pezzi. - disse Tom.

- Puoi starne certo. Non si ripeterà mai più. - asserì Thomas serio.

Thomas prese la mia mano e mi fece alzare dal divano e mentre Tom e Sam andavano nei loro letti, lui mi tirò su e continuando a stringere la mia mano mi trascinò lontano dal mio dormitorio, verso le sue stanze.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora