Avevano preso Thomas.
Mi precipitai fuori dalle sue stanze e cominciai a correre verso la sala comune. Avevo bisogno dei miei amici per andarlo a salvare. Una parte di me era sicura che lui fosse ancora vivo. Volevano me e sapevamo che avrebbero usato qualsiasi mezzo per farmi scendere da sola per il faccia a faccia con Caelia.
Arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa andai a sbattere contro Wood.
- N/C! Cosa ci fai ancora qui!? - mi sbraitò addosso.
- Wood non ora! Ho cose urgenti da fare! - gli sibilai contro, prima che lui attaccasse la sua filippica sul perché non fossi giù al campo.
- N/C, non mi interessa che cosa stia succedendo nella tua vita privata; anche se la tua relazione con Felton sta dando dei bei risultati a Quidditch... -
Alzai gli occhi al cielo e lo sorpassai entrando nel corridoio che mi avrebbe portata in sala comune.
- Comunque Felton e Black sono già al campo! - mi gridò dietro.
Mi fermai tra il corridoio e il salotto dei Grinfodoro e sbuffando tornai indietro.
- Dimmelo prima la prossima volta! - sbottai sorpassandolo tirandogli una spallata.
- Ehi! - esclamò lui, ma io stavo già scendendo le scale, diretta al campo. Non mi dispiaceva per niente l'idea di sottrarre Sam e Tom dagli allenamenti. Non dopo i commenti inopportuni su Tom e me.
Corsi veloce giù per il sentiero che conduceva al campo ed entrai precipitevolmente nello spogliatoio. Avevo il fiatone e il viso doveva apparire sconvolto, perché gli altri mi guardarono preoccupati. Scossi la testa e andai da Tom e Sam. - Devo parlarvi - sussurrai agitata.
- Tutto bene? - mi chiese Tom. Sam respirava a fatica. Doveva aver abbassato le sue difese per capire cosa mi stesse succedendo e le mie emozioni erano troppo forti e la facevano stare male.
- Non direi - rispose lei al posto mio, rimettendo a posto il muro che la isolava telepaticamente dalle emozioni degli altri.
Tom mi strinse a sé cominciando a passare la mano sulla mia testa dolcemente per calmarmi. Con la testa accoccolata sul suo petto sussurrai - Hanno preso Thomas -
Tom si fermò con la mano sulla mia nuca, sembrava pietrificato. Sam si era portata la mano sulla bocca, la faccia sotto shock.
- Ma manca una settimana! - esclamò.
Tom ci prese per mano e ci trascinò fuori dallo spogliatoio, sotto lo sguardo allibito dei nostri compagni di squadra.
- Ehi! Non potete saltare l'allenamento! - ci riprese Wood.
- In questo caso dobbiamo, Wood! Se vuoi prendere provvedimenti rivolgiti direttamente alla Longbottom. - replicò astioso Tom, portandoci via. Teneva Sam per mano e me sotto il suo braccio.
- Ma sì... Vai pure a soddisfare i tuoi bisogni Tom, sappi solo che mi rivolgerò a chi di dovere! - borbottò arrogante Wood.
Tom si fermò rigido, lasciò me e Sam e si voltò. Lo sguardo glaciale nei suoi occhi feriva come una lama di un coltello, molto ma molto affilato.
Con rapidità disarmante tornò sui suoi passi e mollò un gancio destro sulla mandibola di Wood.
- Sei un maiale, Wood. Veramente! Come puoi pensare che mi farei mia cugina!? - gli sibilò velenoso. Tom si voltò e tornò da noi e ci portò lontano dal campo di Quidditch. Wood ancora immobile con la mandibola abrasa dal pugno ricevuto.
Stavamo andando verso il lago, dove c'era il nostro posto preferito, dove avevamo passato le giornate primaverili a studiare sul prato, guardando il sole morire e scomparire all'orizzonte, lasciando le acque del lago nere, come riportava il suo nome.
Ricordi di quando ero venuta da sola con Thomas mi tornarono alla mente. Quell'albero ne aveva viste di cose. Thomas che mi spingeva contro l'albero, nascosti alla vista delle persone al castello, mentre le sue labbra dolci e sottili si impossessavano delle mie, modellandole e aprendole per succhiarmi l'anima. Una lacrima solitaria mi scese lungo la guancia e rapida l'asciugai.
- Lo riporteremo indietro. Non preoccuparti - mi disse Sam cercando di consolarmi.
- So che ce la faremo, ma era ferito... Sono preoccupata a morte. Se la ferita fosse troppo profonda o se si infettasse, stando là sotto? - dissi preoccupata.
- Andrà tutto bene. Abbiamo la magia dalla nostra, lo sai. Anche se si infettasse non morirebbe -
- Ma... E' in quei sotterranei, da solo. O meglio con quella stronza vecchia resuscitata! - sbottai.
Tom mi prese il volto fra le mani e agganciò il mio sguardo.
- Respira. Dentro. Fuori. Ecco, così. Ancora un paio di volte, cugina - cominciai a calmarmi, anche se il mio cuore era stretto in una morsa. Avevo già deciso che per loro mi sarei sacrificata volentieri. Ora avevo la conferma e questo mi agitava. Finché restava una certezza nella mia mente, era facile farvi fronte e mostrarsi sicura. Ora che la cosa era sempre più reale, scendere a patti con la mia morte non era la passeggiata che mi ero immaginata.
- Lo salveremo e vivrete felici, non preoccuparti - mi rassicurò Sam.
- Come fai ad esserne certa? Io mi sento già morire adesso. Siamo qui a parlare e non stiamo andando là sotto a riprendercelo. E' la mia vita. Se lui... - non riuscii nemmeno a terminare la frase. Non volevo pensarci o non sarei arrivata a sera.
- Non possiamo scendere là sotto. Non adesso. Abbiamo bisogno di tua madre per andare là. Se scendiamo adesso, le cose si metteranno male solo per noi. Thomas questo lo sa. Non ci rimprovererà di aver atteso ancora cinque giorni per salvarlo. -
- Lui no! Ma io sì! - esclamai esasperata - Se Sam dovesse essere rapita, tu non andresti immediatamente a salvarla? - gli rimbrottai contro.
Sam si era appoggiata contro l'albero con le braccia conserte e fissava lo scambio di battute tra me e mio cugino.
- Non c'è quel genere di rapporto tra me e Tom. Dovresti saperlo - commentò Sam, guardandomi storta.
- Oh... certo! Perché dovete nascondervi anche da me? Vedo perfettamente come vi guardate quando pensate che nessuno vi veda o le occhiate che vi tirate senza che l'altro se ne accorga. Inoltre, Sam, non eri tu quella incazzata con Tom perché non è venuto a casa tua a Natale? E non dire che è perché i tuoi genitori hanno incolpato te. - aggiunsi veloce vedendo la faccia che stava facendo.
- Mi avevi promesso che non avresti mai svelato questa cosa! - mi urlò contro.
Tom assisteva alla scena in silenzio. Sembrava meditare su qualcosa.
- Non sto svelando proprio nulla. Vi ho visti sul divano. So benissimo cosa c'è tra voi. Non sarà quello che provo io con Thomas per svariate ragioni, compresa quella che ha portato al suo rapimento, ma vedo che non è un sentimento effimero. Vedo che c'è un sentimento che vi lega profondamente. Molto più di quanto vogliate ammetterlo a voi stessi. E mi fa incazzare il fatto che ci state girando attorno. Se c'è una cosa che la mia storia dovrebbe insegnarvi è proprio che la vita è breve e sprecare del tempo tergiversando è la cosa più stupida che si possa fare! -
- Andrei. Hai ragione - disse Tom.
Tirai un sospiro di sollievo e mi voltai verso il lago. Non avevo mai nutrito dubbi sull'amore che mi legava a Thomas. Era stato improvviso e intenso e questo mi spaventava. La sua assenza improvvisa nella mia vita mi destabilizzava. Mi ha destabilizzato quando è apparso e ora che non c'era.
Lanciai una veloce occhiata dietro di me, per vedere cosa stavano combinando quei due e lo sguardo predatorio di Tom, avrebbe fatto tremare le mie di ginocchia, se ne fossi stata il bersaglio. Invece Sam era ferma contro l'albero. Statuaria nel suo tentativo stoico di non ammettere i sentimenti che le facevano battere il cuore.
Avessi avuto io quello stoicismo, non sarei preda di questa agitazione, della mia mente poco lucida.
Mi rivoltai verso il lago e cominciai a lanciare sassolini sulla superficie tesa e piatta del lago, cercando di scaricare l'ansia in quei lanci.
STAI LEGGENDO
Anche se... (in revisione)
FantasySarai la protagonista di questa fanfiction ambientata a Hogwarts. Dopo la vittoria su Lord Voldemort, il Ministero ha deciso di sopprimere la magia fino al raggiungimento del 27esimo anno d'età, in modo tale che i futuri maghi siano più integrati ne...
