Anche se... (in revisione)

Capitolo 63

Breve avviso: questo capitolo sarà narrato da Thomas. Giustamente noi protagoniste/i (in base a chi sta leggendo la storia) siamo leggermente incoscienti. AHAHAH

Thomas POV:

Non avevo più le forze per combattere il dolore. Pregavo solamente che lei non venisse a salvarmi, Anton e Caelia contavano su questo. L'avrebbero uccisa. Avevo capito troppo tardi che Euridice era dalla loro parte. Che era stata lei a riportare dal limbo in cui era confinata Caelia. Eppure gli indizi c'erano tutti. Anton non aveva la possibilità di rianimare il potere della Grande Strega, perché era solo il potere che la teneva in vita.

Erano due giorni che mi tagliuzzavano per farmi tornare i poteri, in modo che quella stronza potesse prendermeli. Ma non avevano previsto che potessi modificare leggermente la preparazione della pozione. Anziché qualche ora, ero riuscito a ottenere che l'effetto durasse tre giorni e questi stavano scadendo. I miei aguzzini ed io sapevamo che l'unico modo per sbloccarli prima che l'effetto della pozione fosse finito, era quella di portarmi al limite. La nostra magia ci protegge sempre, anche quando noi la blocchiamo con incantesimi e pozioni.

- Pensi di resistere ancora? Stai arrivando al limite e loro non sono ancora arrivati. Probabilmente mia nipote non ti ama quanto pensi - disse ridendo Anton mentre mi infliggeva l'ennesimo taglio. Non gemetti nemmeno dal dolore, talmente tanto me ne avevano inflitto.

Le manette che mi legavano i polsi alle catene che scendevano dal soffitto mi si stavano conficcando nella carne del polso, bruciavano da morire. Le spalle dolevano ed erano intorpidite per le braccia alzate da due giorni, senza mai un attimo di tregua.

- Thomas, Thomas, Thomas... Che dobbiamo fare con te? Sei stato lasciato solo... In due giorni non è venuto a cercarti nessuno - disse Anton scuotendo il capo - Devo ammettere che è stato facile catturarti, grazie ad Euridice - 

- Non sono così stupidi, Anton - gli risposi tossendo. Euridice era stata stupida. Pensava che risvegliare Caelia l'avrebbe resa potente e invece ora giaceva morta. Caelia le aveva portato via tutta la sua forza vitale e la sua magia. Ero solo dispiaciuto per N/C. Lei non meritava il tradimento di sua madre, dopo tutta la fatica fatta per superare la verità e ricostruire un rapporto con i suoi zii, che continuava a considerare i suoi genitori. Ero fiero di lei e se fossi uscito vivo di qui, le avrei dimostrato quanto l'amassi.

Anton mi tirò un pugno talmente forte alla mascella che smisi di sentire e la vista mi offuscò. Vedevo solo delle sagome. C'era più gente e qualcuno si stava avvicinando a me, con la bacchetta sfoderata. Istintivamente arretrai, per quanto lo permettessero le catene. Chiusi gli occhi e scossi il capo per schiarire la vista. Sentii le catene cedere e le manette aprirsi e caddi a terra. Non avevo la forza per reggermi da solo. Due braccia mi presero sotto le braccia e mi trascinarono verso l'imboccatura del tunnel. Lontano da quello che riconobbi essere un combattimento. Aprii gli occhi e vidi che Jackson mi stava controllando le ferite per vedere se qualcuna era profonda o avesse toccato organi vitali.

- Grazie - biascicai.

- Di nulla. Mi hai ricondotto a mia figlia. Sarò sempre in debito. -

- Si farà uccidere. Devi fermarla - lo esortai con una smorfia di dolore.

- Ormai non c'è nessuno che possa fare qualcosa. Resta qua. Devo aiutare mio nipote. Non voglio perderlo per colpa di quel bastardo di mio fratello. -

Jackson si allontanò e io alzai lo sguardo e vidi N/C che stava a mezz'aria di fronte a Caelia. Era girata leggermente verso di me, come se stesse guardando cosa accadeva intorno a lei e quando i nostri sguardi si incrociarono per un breve istante, vidi i suoi splendidi occhi verdi spenti e vacui. Chiusi gli occhi, sconfitto. La mia ragazza forte e coraggiosa era sparita. Quella che stava andando a morire era Beatrice. Le ferite rimaste, dopo che Jackson aveva curato le più gravi, non erano mortali, ma il mio spirito ormai era spezzato. Avevo deciso di cedere alla sconfitta. Con o senza poteri non valeva vivere una vita dove lei non c'era.