Capitolo 53

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Il sole ristorò il mio animo e un po' di speranza nacque nel mio cuore. Dopo tutto non sapevamo cosa avremmo trovato là sotto e soprattutto non doveva essere per forza di cose una cosa negativa. 

A pranzo Sam e io ci sedemmo accanto a Tom. Come sempre sulla tavola c'era da mangiare per un intero esercito.

- Allora ragazze, novità? -

- Glielo dici tu o lo faccio io? - domandò Sam, guardandomi. Io rimasi con il mestolo pieno di minestra sospeso tra il piatto e zuppiera.

- Faccio io. - disse Sam - Tuo zio è il supplente di Kramer. Ne sapevi qualcosa? - 

- Cosa?! Mio zio? - Tom sgranò gli occhi e li puntò su di me - Tuo padre... - 

- Già... Vediamo di non mettere su una crisi isterica. La stavo già per fare io e non aiuta - commentai laconica - comunque per questa sera, l'appuntamento è alle venti da Scamander. Tanto abbiamo Quidditch e possiamo andare direttamente là, dopo l'allenamento - dissi cambiando discorso.

- Certo. Ma non pensi che sia un po' strano che lui sia qui? - incalzò Tom, tornando sull'argomento scottante.

- Ovvio che lo penso. Ma per una volta non ci voglio pensare. Ho già gli incubi a destabilizzarmi, non mi serve anche lo Smemorato - sbuffai.

- Lasciala in pace Tom. Tormentarla per farla parlare non serve; si chiuderà ancora di più. - intervenne Sam.

Cominciai a mangiare la minestra, squisita, e guardai verso i docenti. A quanto pare Thomas aveva appena scoperto che Felton era qui. Il suo viso esprimeva appieno la sua preoccupazione. A quanto pare Faccia da Bronzo, alias Rompipalle, non era in grado di celare tutte le emozioni. In quello Thomas mi vide che lo fissavo e con alzò un sopracciglio. Come facesse a fare mille domande diverse, semplicemente alzandolo per me era un mistero. In risposta chiusi gli occhi, segno che ero rassegnata ad aspettarmi il peggio. Tornai a concentrarmi sulla minestra e sentii che quella lieve fiammella di speranza, stava spegnendosi rapidamente. Non avevo pensato che essendo qui, mio padre poteva tenerci d'occhio e andare a spifferare tutto alla setta. Ero stata così presa dai miei sentimenti nei suoi confronti che mi ero dimenticata l'abc delle missione segrete: sospettare di tutto e di tutti.

- Tom, secondo te, tuo zio potrebbe spiare le nostre mosse? -domandai.

- N/C, ma cosa ti viene in mente? - replicò Sam.

- Beh... Sarebbe anche normale farsi questa domanda, non credi? - 

- Per quanto conosca mio zio, non penso. Lui e mio padre non sono mai andati d'accordo. Anche se ultimamente hanno ripreso a parlarsi. - 

- Quindi potrebbe essere...- dissi io accarezzandomi il mento, il cucchiaio abbandonato nel piatto e lo sguardo perso nei miei pensieri.

- Non pensi di essere un po' troppo sospettosa? - insinuò Sam.

- Non è la tua vita a rischio o la tua salute mentale Sam. Si tratta della mia e se sono paranoica sopportatemi per favore. Sapete che da qui a una ventina di giorni sarà tutto finito e tireremo tutti un bel sospiro di sollievo - sbottai leggermente acida.

- Lascia perdere Sam. Preferisco che sia sospettosa. Ci pensiamo noi a equilibrare il suo troppo cinismo - disse Tom appoggiando la sua mano su quella di Sam, sopra il tavolo, sotto gli occhi di tutti. Osservai i miei amici e Sam tolse veloce la mano da sotto quella di Tom. Avevo notato che aveva abbassato lo sguardo, leggermente imbarazzata.

- Credo che andrò a recuperare le mie cose per l'allenamento. Ci vediamo al campo - disse Sam alzandosi da tavola e allontanandosi quasi di corsa.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora