Capitolo 36

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Mi svegliai di soprassalto sentendo un gran vociare farsi sempre più vicino. Ero ancora intontita, così cercai di mettere a fuoco l'udito, sempre se si possa dire mettere a fuoco qualcosa che non sia la vista. Riconobbi la voce di Tom e quella stridula di Sam, la terza non la riconoscevo.

- Tom? Sam? Chi c'è con voi? - domandai a bassa voce, sia mai che il Mastino Lux si arrabbiasse.

- N/C! Come ti senti? - mi chiesero.

- Meglio. Anche se non mi azzardo ad appoggiare la mano, ancora - mi voltai verso la persona che non conoscevo e la fissai. Mi ricordava qualcuno, ma non sapevo chi.

- Tom? - domandai accennai col capo allo sconosciuto, che stava fermo ai piedi del mio letto.

- Ah sì, scusami. N/C ti presento mio zio: Jackson Tobiah Felton - disse Tom facendo le presentazioni.

- Piacere - dissi allungando la mano sinistra. Lo zio di Tom me la strinse senza battere ciglio.

- Quindi tu saresti la figlia di Euridice... Mezza pazza come lei, a quanto mi hanno riferito - furono le sue prime parole nei miei confronti.

- Non credo sia un complimento, ma lo prenderò come tale. Rompipalle sa che è qui? - domandai rivolgendomi a Tom.

- No. - rispose per lui Sam.

- Non credo sia il caso che qualcun altro sappia che sono venuto a trovarti. Comunque era un complimento. La follia di tua madre, era uno dei tratti che più amavo di lei. - mi rivelò il signor Felton.

- Quindi... lei e mia madre... stavate insieme? - domandai allo zio di Tom. È vero avevo poco tatto, ma non potevo restare senza risposte e poi l'azione dell'Ossofast mi rendeva fastidiosa, come una mosca che ti ronza intorno nonostante tu la scacciassi.

- Siamo stati insieme il periodo della scuola, ma poi lei mi lasciò. Da allora la cercai e non ho ancora smesso. - confessò.

- Ma non sapeva che fosse rimasta incinta -

- No, non lo sapevo. Passavo più volte a casa vostra, ma lei non c'era mai. Trovavo solo tua nonna e tuo nonno. Poi quando sono morti, ho saputo che la sorella di Euridice si era trasferita lì con marito e figlia. Non ebbi più motivo di andare là. Sapevo che i rapporti tra le due sorelle erano pressoché inesistenti. A quanto pare mi sbagliavo. -

- Scusi se le domando una cosa... ma lei quanti anni ha? -

- Ne ho compiuti sessantadue e tua madre era mia coetanea -

- Quindi mi ha avuta quando aveva trentacinque anni... Essendo nata a settembre... è rimasta incinta tra dicembre e gennaio. Non la sentiva già più a fine Millenovecentonovantadue inizi Millenovecentonovantatré? -

- Sì, non ci vedevamo più. L'ultima volta che la vidi fu l'estate del Novantadue -

- Quindi lei non può essere mio padre - sospirai sconsolata.

- Mi dispiace, N/C. So che hai anche tu problemi a controllare la magia, come lei. Io l'aiutavo, ma poi non so cosa sia successo e perché mi abbia allontanato pian piano. -

- Mi scusi se le sto facendo rivivere qualcosa che la fa star male, ma ho bisogno di capire - dissi.

- Ormai sono cose che appartengono al passato. Quello che ti posso dire è che aveva iniziato a vedere alcuni amici di mio fratello. All'epoca faceva parte di una cerchia che aiutava a formare le unioni tra le famiglie magiche più abbienti -

- Sta dicendo che il padre di Tom faceva, tipo, da sensale? -

- Più o meno. - disse facendo un sorriso di scherno.

- A quanto pare non ha perso il vizio! - esclamò Tom.

- La ringrazio per il suo tempo, Signor Felton. -

- Non c'è di ché. Se mi venisse in mente altro o se trovo una pista su dove possa essere andata, vi informo. - si congedò da noi, scompigliando i capelli di Tom e lasciandogli un buffetto sulla guancia, per quanto ormai Tom fosse un po' grandicello per quelle cose.

- Ciao zio. -

Mi lasciai andare contro il cuscino, che avevo spostato contro la testiera del letto e gli altri due si sedettero accanto a me.

- Che intendevi dire che tuo padre non ha perso il vizio? -

- Queste vacanze sono venuto da te perché lui voleva che conoscessi una ragazza di una famiglia facoltosa. Ovviamente non gli ho dato il tempo di parlare e sono venuto da te. - spiegò.

- Grazie tante! Ho passato il Natale a sorbirmi i miei genitori che imputavano la tua defezione colpa mia! - gli abbaiò addosso Sam.

Io li guardavo a turno sorpresa.

- Sul serio?! Le vostre famiglie volevano farvi mettere insieme? - dissi incredula e iniziando a ridacchiare.

- Oh! Sì esatto! Ma io non lo voglio! - esclamò Sam.

- La cosa è reciproca Black! - esclamò serio Tom.

- Ragazzi... Vi prego. Siete amici ormai. - dissi cercando di sedare una potenziale rissa tra i due.

- Meglio se cambiamo discorso. - disse Tom, capendo quello che stavo cercando di fare.

- Beh, non siete cugini. Anche se però, tuo zio, Tom, era l'anima gemella di tua madre, N/C - ricapitolò Sam.

- E quindi siamo punto a capo. - disse Thomas sorprendendoci in flagrante.

- Ciao. - dissi con una voce che non sembrava manco la mia.

- Non cercare di fare l'innocente con me, N/C. Non attacca. Ho incrociato tuo zio poco fa - disse rivolgendosi a Tom - Non avevamo detto di condividere le informazioni? -

- Thomas è stato lui a non voler che tu fossi presente. Non lo so perché, ma se non avessimo accettato non avremmo scoperto nulla - dissi prendendo le difese di Tom.

- Non è che abbiate scoperto molto comunque -

- Beh... Qualcosa in più la sappiamo. Aveva lasciato Jackson, che tra l'altro si è scoperto essere la sua anima gemella, per seguire alcuni amici di mio padre. Altro non sappiamo -

- Allora siamo in una fase di stallo. Il Ministero non mi ha ancora mandato nulla. -

- Che cosa state facendo tutti qua! - ci urlò l'Infermiera Lux.

- Scusi, adesso ce ne andiamo - dissero in coro Sam e Tom.

- Se per lei non da fastidio, vorrei restare un attimo a parlare con la Signorina N/C - rispose invece Thomas.

- Certamente Professore. Resti pure quanto le pare - gli disse facendo gli occhi dolci. Senza che se ne accorgessero, le feci il verso e Sam e Tom ridacchiarono quando lo videro.

- Filate a cena! L'orario delle visite è terminato! - gli scacciò il Mastino accompagnandoli alla porta.

- Come ti senti? - mi chiese dolcemente Thomas.

- Non male. Però non me la sento di muovere il polso. Aspetterò che il Mastino - dissi sussurrando appena il soprannome che avevamo affibbiato alla Signora Lux - mi dia il permesso -

- Vorrei poter restare qui di più, ma se non scendo le voci circoleranno - mi disse deponendo un casto bacio sulla fronte.

- Lo so. Vai. Ci vediamo domani -

- A domani - mi prese la mano fra le sue e la strinse per poi appoggiarmela delicatamente sopra le coperte.

Lo guardai andarsene, ammirando la sua figura. Se c'era una cosa di cui non mi sarei stancata era proprio guardarlo.

Rimasta sola tornai al discorso avuto con lo zio di Tom e lo trovai alquanto strano. Nei panni di mia madre, non avrei mai lasciato la mia anima gemella. Quello che provavo quando vedevo Thomas o quando eravamo separati era troppo forte per rinunciarvi spontaneamente. I sentimenti erano troppo forti per ignorarli. Decisi che le possibilità erano due: ci aveva mentito spudoratamente, ingannando anche le abilità di Sam; oppure mia madre era stata costretta a lasciarlo. Qualunque sia la risposta, la situazione era grave e avrei dovuto parlarne con gli altri al più presto.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora