Capitolo 55

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Avevo ancora i postumi della Smaterializzazione. Thomas aveva ragione quando eravamo arrivati a cavallo dei Thestral ad Hogsmead. Ora, qualsiasi cibo o bevanda mi passasse sotto il naso, mi faceva venire la nausea. 

- Stai ancora male? - chiese Sam addentando una fetta di pane e marmellata.

- Non hai idea... - dissi guardando dritto davanti a me. Se mi fossi girata verso di lei, probabilmente avrei vomitato - se non fosse che tra poco abbiamo lezione e che la mia assenza verrebbe notata, me ne andrei sulle rive del lago a riposare e respirare aria fresca. Quelle gallerie, ieri, mi hanno fatto venire la claustrofobia - dissi semplicemente.

Avevo ancora la sensazione del muschio sotto le scarpe e del freddo e umido sulla pelle. Nei capelli sentivo ancora l'odore dell'aria pesante e fetida, nonostante le svariate docce fatte per recuperare calore e sciacquare dal mio corpo il fango e la paura che mi si erano azzeccati addosso senza mai andarsene. Avevo una morsa allo stomaco che mi rendeva difficile respirare, mangiare e vivere. Da ieri sera, dalla missione nelle segrete e il rocambolesco salvataggio di Scamander, sentivo che non avevo più il controllo della situazione. Caelia era viva e vegeta e stava cercando vendetta ed io non sapevo come affrontarla. Avevo imparato a memoria l'incanto usato da Beatrice, ma non volevo assolutamente bandirla. Lei doveva morire una volta per tutte. Aveva distrutto troppe vite e stava distruggendo la mia, lei direttamente o chi per lei.

Vedevo che Sam e Tom mi lanciavano occhiate sbieche, quando pensavano che non li stessi osservando e che parlottavano fitto e si interrompevano quando li raggiungevo. Thomas, invece, era tranquillo. Sicuro che insieme avremmo trovato una soluzione. Io, invece, ero certa che sarebbe finita male per me.

- Non ci devi pensare. Abbiamo salvato Scamander e siamo tornati tutti interi. Ora dobbiamo trovare il modo per sconfiggere definitivamente quella stronza... - disse Sam appoggiando la fetta di pane che stava mangiando - Tom è a pezzi. Aver saputo che suo padre fa parte di quella setta... Non so come faccia a restare calmo davanti agli altri. - commentò in un bisbiglio.

Finalmente mi voltai verso Sam. Il volto della mia amica era smunto e nonostante dimostrasse di essere forte e di non aver alcuna paura del futuro, i suoi occhi erano inquieti. Si spostavano da un angolo all'altro, come in cerca di una minaccia.

- Sam... Non credo che le cose andranno meglio da ora in avanti. Ci siamo riusciti solo perché non si aspettavano che li trovassimo. Ma hai sentito Caelia. Eri lì, l'hai vista. Sai bene che mi darà la caccia finché non avrà riacquistato i suoi poteri - dissi io. 

Parlavamo velocissimamente e a voce bassissima, i nostri compagni mangiavano tranquillamente, ignari dei pericoli che gli circondavano, ignari che una potente strega poteva tornare in pieno possesso dei suoi poteri e sterminarli tutti. L'unica persona che si frapponeva tra lei e l'assoggettamento dell'intero mondo magico ero io. Questa cosa mi spaventava enormemente.

- Se fossi in te, N/c, parlerei con Tom. Ne ha bisogno. Sei sua cugina. Ha bisogno di te - mi esortò Sam.

- Ci parlerò. Sempre se vorrà farlo - dissi mesta guardando verso Tom.

Era seduto a qualche metro di distanza da noi, per conto suo. Non rivolgeva la parola a nessuno e sembrava preoccupato.

Un movimento al tavolo dei professori tolse la mia attenzione da mio cugino. La Preside si era alzata in piedi e stava venendo verso di noi. Mi voltai a guardare Thomas, cercando di capire se eravamo nei guai o meno.

- Signor Felton, Signorina Black e Signorina N/C. Seguitemi. - ci disse una volta che aveva raggiunto il tavolo dei Grifondoro. I nostri compagni che ci guardavano in silenzio, sorpresi e incuriositi per esser stati convocati dalla Preside.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora