Capitolo 51

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"Avevo seguito Caelia nel bosco. Il convento in cui mi aveva spedito mia madre, per passare del tempo in contemplazione prima delle nozze col Duca, era dall'altra parte del bosco rispetto al Castello. Quella notte, dopo aver indossato il vestito più pesante che avevo e il leggero soprabito (dopo tutto era ancora estate!), decisi che avrei attraversato il bosco per entrare di nascosto nel Castello e seguire la Strega. Faceva veramente freddo nel bosco. Il vento soffiava e il cielo si stava annuvolando. Di lì a poco sarebbe scoppiato un temporale estivo coi fiocchi, con tanti fulmini e tuoni. Giusto per dare quell'atmosfera macabra alla mia terrorizzante impresa. Comunque poco dopo essermi inoltrata nel bosco, sentii dei rumori di rami spezzati, come se qualcuno stesse camminando verso di me, senza preoccuparsi di essere notato. Facendo attenzione a non produrre il minimo rumore, mi acquattai dietro un'immensa quercia. Il sentiero, visibile nonostante la scarsissima luce, era pieno di curve e dopo qualche minuto che mi ero nascosta, una figura incappucciata fece capolino da dietro un albero. Si muoveva con leggiadria e il mantello nero svolazzava dietro di lei. Non riuscivo ancora a capire se si trattasse di un uomo o di una donna. Lo sconosciuto intanto si faceva sempre più vicino. Notai che, nonostante sembrasse non toccare terra, si muoveva a scatti, come se fosse innervosita da qualcosa o qualcuno.

- Sicuramente è stata quella maledetta! Ha avuto fortuna che la madre idiota l'ha spedita in convento! E' stata sicuramente lei a prendermi il Grimorio di Merlino! Quella sudicia cagna rognosa! - borbottò quella che capii essere Caelia. Quello che avevo sempre sospettato era, quindi, vero. C'era lei dietro alle morti dei miei fratelli. 

Aspettai che continuasse sul sentiero, incurante del rumore che produceva. Cominciai a seguirla dappresso nella boscaglia. Mi muovevo lenta e silenziosa. Il cuore mi batteva forte, ma la curiosità di vedere dove andasse e cosa nascondesse ancora, avevano il sopravvento sulla mia coscienza. Ricacciando nello stomaco la bile che mi era salita in gola, la vidi entrare in una cavità nascosta tra due enormi pietre. Mi avvicinai sempre di soppiatto e dopo aver gettato un'occhiata per vedere se la vedevo, decisi di seguirla.

La spelonca era, se possibile, ancora più fredda. L'aria era pesante e umida e dal fondo delle scale giungevano degli strani odori e vapori. Sembrava veramente un antro di una strega, di quelle delle storie della buonanotte, che spesso la balia ci raccontava per farci addormentare.

Dal fondo delle scale mi nascosi svelta dietro dei sacchi di erbe a lato dell'uscita. Da lì potevo udire e vedere Caelia di spalle, ormai si era tolta il cappuccio e vedevo i suoi lunghi capelli corvini sciolti, che armeggiava su un tavolaccio.

- Beatrice. Pensavi davvero di nasconderti da me? - domandò tutto a un tratto.

Tremai per lo spavento e il cuore in gola. La mia bocca fu invasa dall'odore del ferro e appena sollevai lo sguardo vidi Caelia sopra di me. Svelta, la strega mi prese per i capelli e mi tirò in piedi gettandomi al centro della grotta.

- Sei stata una stupida a rubarmi il Grimorio. Cosa pensavi di fare? Di dire a tutti che i tuoi fratelli li ho uccisi io? Che sono La Strega? Tuo padre pende dalle mie labbra. Non ti crederebbe mai, stupida ragazzina! - mi sputò addosso tutto quello che temevo e che pensavo. Nessuno, infatti, mi avrebbe creduta. - Oppure pensavi di trovare un contro-incantesimo? - mi domandò girandomi attorno, come un gatto che gioca col topo prima di dilaniarlo.

Mi alzai in piedi e respirai a fondo - Non importa cosa pensi. Farò tutto ciò che posso per fermarti! - le dissi sicura a voce bassa.

Lei lanciò una risata malvagia, da far venire i brividi fino all'interno delle ossa. - Tu! Fermare me?! Ormai nessuno può. Io sono immortale! - sentenziò lei.

- Ti sbagli. - le dissi ferma. Avevo sfogliato all'infinito il Grimorio e qualcosa avevo trovato. Non l'avrebbe uccisa, ma l'avrebbe bandita, relegando i suoi poteri all'interno di un altro essere vivente. In quella grotta c'eravamo solo noi due, per cui mi sarei sacrificata per fermarla. In cuor mio sapevo che il prezzo da pagare era esiguo, in confronto alla giustizia che avrei riportato. Alla pace che avrebbe nuovamente regnato. Da quel giorno avrei vissuto solamente altri cinque anni, un anno per ogni vittima sacrificata da Caelia per accedere alla vita eterna.

Guardai Caelia negli occhi e vi notai la follia, la pazzia che albergava in lei. Lo sguardo era ferino e glaciale; esattamente come quello di un predatore. Ma questo giro la preda non sarei stata io. Caelia mi tirò un manrovescio fortissimo che mi fece cadere distesa, la testa sbatte contro il tavolo e un tagli si aprì lungo la mia tempia. Raccolsi le forze e mi tirai di nuovo in piedi.

Cominciammo a girarci intorno, formando un cerchio, pronte a rispondere all'assalto dell'altra. Questa volta attaccai per prima, ma non nel modo che si sarebbe aspettata lei.

- Con la mia vita, io, Beatrice, futura Duchessa di Bretagna e Contessa di Dreux, figlia di Enrico III d'Inghilterra e di Eleonora di Provenza, Principessa d'Inghilterra, accetto di portare il peso delle vite strappate da Caelia Whortope. - Caelia mi balzò addosso appena capì cosa stavo facendo. Le sue mani afferrarono il mio collo e cominciarono a stringere, ma ormai avevo iniziato e se alla fine sarei morta pronunciando tutto l'incantesimo, Caelia non avrebbe più potuto riacquistare i suoi poteri. La lasciai soffocarmi mentre con il filo di voce che avevo continuai a pronunciare l'incantesimo - Con il mio sangue, sangue del sangue delle vittime innocenti sacrificate, bandisco e maledico te, Caelia Whortope, per l'eternità. Il prezzo per bandirti sarà il mio futuro. Da ora vivrò un anno per ogni anima innocente legata al tuo sangue! - rantolai l'ultima frase e Caelia, stanca per l'incantesimo che avevo appena pronunciato, si accasciò al suolo, liberandomi dalla sua presa. La sua pelle cominciava a incartapecorirsi e scurirsi e i suoi respiri erano sempre più deboli.

- Sei stata una sciocca. Avrai anche bandito me, ma adesso anche tu sei maledetta, Beatrice - esalò con le ultime forze che aveva e svenne."

Tutto cominciò a girare e io mi svegliai sudata e con ill collo dolorante. Ero al sicuro, nel mio letto, avvolta dalle coperte. Dentro di me però congelavo. Ora sapevo finalmente l'incantesimo che aveva usato Beatrice per bandire Caelia, ma non sapevo che farci. Non potevo usarlo su me stessa. Non aveva molto senso. Prima di dimenticarmi le parole, lo trascrissi sul quaderno che tenevo sempre con me e che la notte precedente l'avevo poggiato sul comodino. Ormai erano scaduti i dieci giorni e questa notte saremmo scesi nelle segrete per liberare Scamander. 

Thomas si era tirato su a sedere, poggiando la sua schiena contro la testiera del letto.

- Che succede? Un altro ricordo? - 

- Sì. Non ti preoccupare. Ho trascritto tutto il necessario. - dissi girandomi verso di lui e osservando il sole sorgere dalla finestra rivolta ad est. - Provo a dormire ancora un po' se non ti spiace. Questa notte sarà impegnativa - gli dissi dolcemente, tornando ad accollarmi accanto a lui. Thomas mi cinse le spalle e mi cullò sul suo petto, facendomi sentire protetta e amata. Pian piano tornai a chiudere gli occhi e scivolai in un pacifico dormiveglia.

- Dormi tutto il tempo che vuoi, Principessa -

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora