Capitolo 49

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Sprofondai in un sonno agitato. Ricordi vissuti si mescolavano con quelli di Caelia e Beatrice. Se non fosse che non avevo mai dato segni di malattie mentali, avrei cominciato a credere di soffrire di disturbo della personalità multipla. In fondo i sintomi c'erano tutti. 

Ad un certo punto i miei ricordi svanirono e mi trovai vigile in una bellissima stanza, mi stavo specchiando su una bellissima superficie argentata, dalla cornice molto elaborata. Ero io, ma allo stesso tempo non lo ero. Non avevo il controllo del mio corpo. Portavo un semplice vestito di raso verde scuro con i bordi ricamati d'oro. Mi stava a pennello, quasi cucito addosso. I capelli erano acconciati in una treccia elaborata. Ero incantevole e chiunque da fuori avrebbe visto una splendida fanciulla, futura Duchesse di Bretagna. Nessuno sapeva quanto fosse affranto il mio cuore, di quanto volessi urlare per la morte dei miei fratelli. Nessuno credeva ai miei sospetti. I dubbi che nutrivo in merito a quella donna, quella donna che sapevo deteneva in mano la mente di mio padre. Sapevo che era una strega, mi venivano i brividi a guardarla; la pelle si accapponava e un lungo e lento brivido di terrore serpeggiava lungo la mia spina dorsale ogni volta che incontravo il suo sguardo e nella mia testa cominciavo a recitare le preghiere, come se invocare la protezione Divina potesse salvaguardarmi. Questa notte ci sarebbe stato un banchetto, ove tutti erano stati invitati, compresa lei. Beh... Lei era sempre invitata. Era l'occasione giusta per intrufolarmi nelle sue stanze e indagare. 

- Sei pronta, tesoro? - mi domandò mia madre, la Regina Eleonora. Era una donna stupenda. Capelli scuri, lunghi, legati in trecce strette e raccolti in una crocchia sulla nuca.

- Certo madre. - dissi girandomi verso di lei. 

- Allora andiamo, questa serata è stata organizzata per metterti in luce e dimenticare quello che è successo - concluse triste.

Lasciai che mi scortasse fuori dalle mie stanze e lungo il corridoio. In cima alle scale c'era il mio futuro sposo. Elegante e statuario, il suo volto si illuminò vedendomi. Gli andai incontro, con un leggero sorriso e il calore alle guance mi confermò che stavo arrossendo. La me addormentata riconobbe all'istante l'uomo che mi porgeva il braccio, con un'eleganza innata. Era Thomas, o meglio il suo sosia di ottocento anni fa. 

- Siete meravigliosa, Dama Beatrice - mi disse con la stessa voce vellutata piega ginocchia.

Come facesse Beatrice a rimanere salda non lo capivo proprio. Sentivo il nostro sangue ribollire, il respiro accelerare, ma quando rispondemmo la nostra voce era salda e ferma.

- E voi sembrate un angelo, Duca - 

Poggiai la mano sul suo braccio e con calma scendemmo quei pochi scalini che ci dividevano dagli altri invitati. La sala era stata addobbata a festa e i servi correvano a destra e a manca portando vassoi con i bicchieri e brocche di vino annacquato con acqua. Lunghe tavole, disposte a ferro di cavallo, erano state ricoperte con le tovaglie di broccato e vidi mio padre, il Re, seduto sul suo trono al centro, con accanto, sul posto che doveva essere di mia madre, la sua consorte, lei. Cominciai a tremare di rabbia e in qualche modo il Duca, doveva esserne accorto.

- Non vi sentite bene, Milady? - domandò poggiando i suoi occhi cristallini su di me.

- Esattamente. Vi spiace accompagnarmi fuori? Sul terrazzo, magari - gli dissi con un sorriso. Non dovevo lasciare trapelare il mio stato d'animo, altrimenti anche il Duca mi avrebbe preso per pazza.

Mi accompagnò al balcone e respirai aria fresca. La notte aveva preso il posto del giorno e le stelle brillavano nel cielo.

- Non ho fatto a meno di notare che alcune cose non vi vanno a genio - ammise Giovanni, il Duca di Bretagna.

- Sono tante le cose che non mi vanno a genio, Duca. - confermai.

- Una potrebbe essere la favorita di vostro padre, il Re? - sondò lui.

- Potrebbe - sussurrai. Non avrei mai affermato a voce alta che proprio non la digerivo.

- A me non piace. Emana malvagità. - mi disse tranquillamente.

- Io recito le preghiere quando la incontro. - gli confidai.

- Comunque... Non vi ho mai porto le condoglianze per la morte del vostro fratello più piccolo. Mi sembra strano che sia morto. Era così in salute - 

- Dicono che sia un tragico incidente - 

- Ma voi non credete. - concluse lui al posto mio.

- Esatto. Non lo penso affatto. Come del resto degli altri quattro. Credete nelle streghe? - chiesi in un improvviso slancio di confidenza.

- Non credo nelle streghe. Credo che esista il bene e il male. Le streghe le lascio ai menestrelli - mi rispose.

- Ma se in qualche modo fossero reali? Insomma, i menestrelli, per quanto fantasiosi, devono pur prendere spunto da qualche parte. Com'è che si dice, in ogni leggenda c'è un fondo di verità - 

- Vi vedo molto agguerrita sull'argomento, Milady. Sinceramente, sospettate veramente che una strega, ammesso che esistano, abbia ucciso i vostri fratelli? Quale sarebbe il tornaconto? - mi domandò pragmatico.

- Non lo so, ma intendo scoprirlo. Se mi riaccompagnate nelle mie stanze, sarete libero di intrattenervi alla festa. Io non sono più dell'umore adatto per festeggiare - tagliai corto.

- Come volete. Mi inventerò un'emicrania se qualcuno mi chiede conto su dove siate sparita. Non cacciatevi nei guai - mi disse bloccandomi per il braccio, mentre mi stavo girando per rientrare in salone.

- E' casa mia. In che guaio dovrei cacciarmi, Duca? - sibilai.

- N/C! Svegliati! - 

Qualcuno mi stava scuotendo e pian piano aprii gli occhi. Due zaffiri blu intenso preoccupati mi stavano guardando.

- Duca? - sussurrai.

- N/C, sono Thomas. Ehi! - 

- Oddio! Thomas! - esclamai svegliandomi completamente e abbracciandolo. - Ho fatto un incubo... Ero io, ma non ero io... C'eri tu, ma non eri tu. - dissi confusa prendendomi la testa fra le mani.

- Ehi piccola, va tutto bene. Sei con me. - mi disse cominciando a cullarmi - Ti va di raccontarmi il sogno? - 

Feci un cenno d'assenso e cominciai a raccontargli tutto quanto.

- Era una legilimens! Probabilmente Beatrice lo aveva intuito. Forse anche lei aveva poteri. Latenti ma magari ce li aveva. Sarebbe un grandissimo passo avanti. Tu sei forte, non solo perché hai il suo potere. Forse... Dobbiamo fare altre ricerche. Ricerche più accurate su Beatrice e sul perché la madre l'abbia spedita in convento prima del matrimonio! - esclamò lui, balzando in piedi.

- Scusa, ma se anche Beatrice era una strega, perché non ha usato i suoi poteri per scoprire la verità? - risposi io.

- Non credo che fosse cosciente di averli. A quell'epoca il potere religioso era molto forte. La giornata era scandita dalle preghiere e dalle messe. Tutto ciò che era strano veniva considerato eretico. Beatrice doveva aver combattuto con se stessa contro la magia che le scorreva nelle vene. -

- Non vorrei mai trovarmi nei suoi panni... Anche se in un certo senso mi ci sono trovata - sussurrai.

- Adesso tu resti qua. Ti leggi e studi il libro con gli incantesimi di Difesa e io vado in Biblioteca a recuperare dei tomi sulla magia dell'epoca. Se poi riesci a contattare le tue amiche o i tuoi per farti spedire i libri di storia, sarebbe fantastico - 

Mi lanciò un bacio e uscì dalle stanze. Abbattuta mi lasciai ricadere sul letto e infine presi il cellulare per fare quelle telefonate.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora