Capitolo 65

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Durante tutta la settimana di convalescenza, Thomas, Tom e Sam erano una presenza costante nelle mie giornate, scandite da riabilitazione, riposo e studio. Già, studio. La Preside McGranitt era stata chiara: avrei dato gli esami come tutti gli altri studenti.

- Forza. Ti mancano solo gli ultimi appunti di Pozioni da studiare e poi hai ripassato tutto. - mi disse Sam, porgendomi le ultime cinque pergamene.

- Sai che gioia! - bofonchiai.

- Prima ritorni alla normalità, meglio è. Ce la siamo vista brutta là sotto. Tu più di tutti -

- Non lo so... Non è che Thomas se la sia passata meglio. Se solo avessi qui di fronte Anton! - esclamai torcendo le mani su un collo invisibile.

Samantha scoppiò a ridere. - Non risolverai le cose così. Già lo so -

- Ma dai! - mormorai. Presi le pergamene e le spostai sul comodino accanto al mio letto. In quello, il mio sguardo si posò sulla foto di una vacanza a Parigi. Tre volti sorridenti mi fissavano. Ero con Michelle e Carol, accanto alla piramide del Louvre. Altri tempi, altra vita.

- Ti mancano, vero? - mi chiese Sam, accennando con il mento alla foto.

- Sì. Averle viste qualche giorno qua è stato bellissimo. Sono grata alla McGranitt per non aver denunciato la mia infrazione - sospirai.

- Già. Però sottoporle al Voto Infrangibile! Dovranno stare attente. Nemmeno tu potrai parlare con loro, nello specifico, di quanto accaduto. Purtroppo nella scuola la voce s'è sparsa... Sai com'è - disse alzando le spalle.

- Più vuoi tenere segreta una cosa, più lo sanno tutti? - chiesi.

- Appunto. - si voltò verso la sua borsa abbandonata sul letto accanto al mio. - Come fate voi due a tenere nascosta la tresca? Cioè... di me e Tom lo sanno tutti ormai! - sospirò sconfitta.

- Sam... Di Tom e te lo sapevano tutti, ancora prima di voi! Siete stati dei zucconi. Avete fatto coming out, l'uno nei confronti dell'altra solo dopo aver rischiato di morire! - esclamai ridacchiando.

- Ridi, ridi! - si offese lei, ma vedevo che teneva a stento una risata dietro quel broncio che aveva messo su. Un leggero bussare contro lo stipite della porta dell'Infermeria ci fece voltare. All'ingresso c'era Jackson.

- Vi lascio soli. - mi disse Sam alzandosi e dandomi un bacio sulla guancia.

Si allontanò e sorpassò Jackson facendogli un sorriso, che lui prontamente ricambiò. Con studiata lentezza venne verso di me, senza mai smettere di guardarmi, come se potessi scomparire da un momento all'altro.

- Come stai? -

- In trappola. Voglio uscire di qui - gli dissi franca.

- Ho temuto il peggio nelle due settimane in cui hai giaciuto incosciente su questo letto. - si sedette ai piedi del letto e appoggiò una mano sulla mia gamba, accarezzandomi teneramente, come un padre che cerca di confortare una figlia. Contrassi gli addominali e mi spostai accanto a lui, in modo che potesse abbracciarmi. Forse chi aveva più bisogno di conforto era proprio lui.

- Papà, non scappo da nessuna parte. Non adesso che ho trovato te - lo rassicurai.

- Piccola mia! Non hai idea di quanto rimpiango il passato. Se solo... Forse tua madre sarebbe ancora viva, se non avesse conosciuto mio fratello - disse con voce strozzata, abbracciandomi stretta.

- Non possiamo sapere quello che sarebbe successo. Di una cosa però sono sicura. Ho due padri fantastici! - esclamai sorridendo. Il suo abbraccio, per quanto estraneo, mi dava un senso di casa, di famiglia, di appartenenza. Era strano, ma allo stesso bellissimo.

Anche se... (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora