Dura realtà

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Habram aprì piano gli occhi, mentre sentiva la testa girare. Forse era svenuto, oppure si era addormentato all'improvviso sul pavimento, in ogni caso sussurrò il nome di Emily. Nessuna risposta. Riprovò più, ma sentì solamente il pianto di un bambino.

- Emily? Dove sei? -. Il pianto del bambino si fece più forte. 

Cercò di capire da dove provenisse, ma intorno a lui non c'era niente, se non il pavimento su cui si era svegliato. 

Delle scale bianche comparirono davanti a lui. Habram si fece avanti, mettendo un piede sul primo scalino. Iniziò a salire le scale più velocemente possibile, mentre sentiva le gambe diventare improvvisamente di piombo. 

Le sentiva pesanti e stanche, ma continuò a correre. Trovò una porta nera: dietro di essa quel pianto si faceva sempre più disperato. La spalancò, pensando di trovare un bambino, ma non fu così. 

La stanza era vuota e buia, ma solo una cosa attirò l'attenzione di Habram: un cadavere. MA non era un cadavere qualunque, era quello di Emily. 

Corse verso il corpo e si inginocchiò affianco, prendendo la testa di Emily tra le mani. - Emily! Emily, amore mio, svegliati! -.

Sentì le lacrime scendergli lungo le guance, fino ad arrivare al mento. Alcune caddero sul volto della ragazza, che aveva gli occhi chiusi e rilassati. 

- Amore, non mi lasciare...Ti prego! -. 

- Bene, bene, bene -.

Dai passi si fecero lentamente sentire. Si fecero più vicini e Habram alzò lo sguardo. Rodolphus Lastrenge sorrideva maligno. Aveva in mano la sua bacchetta con la punta nera, che si intonava perfettamente al suo completo nero pece. 

- Sei stato tu! - esclamò Habram. 

- Ma ovvio che sono stato io - rispose Lastrenge, come se l'esclamazione di Habram fosse stata una domanda. - Era solo un inutile mezzosangue. Sinceramente non so cosa l'abbia fatta diventare così speciale per te -.

- Ti ammazzo, giuro che ti ammazzo - disse Habram con gli occhi pieni di rabbia. 

- Non credo potrai farlo - disse Lastrenge girandosi di spalle. 

Habram si alzò, cercando la sua bacchetta, ma fu troppo tardi. Il mangiamorte si girò, puntando la bacchetta sul ragazzo, che fu colpito da un fascio verde. 


Habram spalancò gli occhi, alzandosi in piedi. - Dov'è Emily? - disse quasi urlando. 

Molte persone si girarono a guardarlo, ma a lui non importava, voleva solo vedere la sua ragazza. - Dov'è? - ripeté più forte. 

- Calmati, amico - disse Frank, poggiandogli una mano sulla spalla. - Sta partorendo tuo figlio, se te ne sei dimenticato -. 

Habram si guardò intorno, notando di essere al San Mungo. Sospirò sollevato, ma capì che l'aria lì dentro era cambiata. Passavano barelle in continuazione, che trasportavano feriti, alcuni gravi e altri no. 

I tempi erano cambiati: sapeva che alcune persone si erano trasferite il più lontano possibile per proteggersi, altre avevano trovato nascondigli, altre erano morte per difenderne altre. "Questa è la dura realtà" , ormai tutti lo pensavano. 

- Sta partorendo - disse tranquillamente, poi spalancò gli occhi. - E io perché sono qui? -. 

- Sei semplicemente svenuto quando ti hanno chiesto il nome - disse James.

𝐀𝐥𝐞𝐱𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐆𝐫𝐢𝐧𝐝𝐞𝐥𝐰𝐚𝐥𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐚𝐮𝐝𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora