- Mi raccomando, Alexy, vestiti bene! - urlò Queenie dal piano di sotto.
Quel giorno sarebbero andati a trovare gli unici parenti lontani da parte del padre di Alexandra. Gli Evans. Unica e piccolissima pecca: loro erano babbani. Per loro fortuna sapevano della magia.
Alexandra però era in crisi.
Come si doveva vestire? Casual o raffinato? Elegante o sportivo? Total Black o colorato?
Di solito era Marlene quella che amava la moda, che faceva abbinamenti da urlo, non lei!
Si sedette sul letto, dopo quelle che sembravano ore, per riposarsi.
Proprio in quel momento le venne in mente una cosa detta dalla sua migliore amica: " Il nero, il bianco e il rosso sono l'abbinamento perfetto per formare qualcosa di semplice. Semplice, ma pur sempre di effetto!".
Alexandra corse verso l'armadio.
Frugò un pò tra i suoi vestiti e perse un abito nero. Da come aveva potuto capire da quel poco che le aveva raccontato Queenie, era appartenuto a sua madre Malefica: era un vestito nero che arrivava fin sopra al ginocchio e a maniche corte, aveva anche incorporata una cintura bianca.
Lo indossò.
Era bellissimo, ma mancava qualcosa.
Guardò di nuovo nell'armadio e le si illuminarono gli occhi blu. Gli anfibi rossi che le aveva regalato Sirius!
E mise anche quelli.
Intanto entrò Queenie, per vedere il motivo del suo ritardo. Appena la vide, spalancò gli occhi. - O cielo, Alexandra! Sei favolosa! -.
- Grazie, Queenie. Ma... sento che manca qualcosa... ma non so cosa... - disse la ragazza guardandosi ancora allo specchio.
Queenie si guardo un paio di volte intorno, prima di vedere il giubbotto di pelle della figlioccia sullo schienale della sedia, a fianco alla scrivania.
La donna lo prese e lo appoggiò delicatamente sulle spalle della ragazza. - Oh, Queenie -.
Alexandra lo indossò, si girò verso Queenie e l'abbracciò. Dopo essersi abbracciate, Queenie prese la bacchetta, la puntò alla tasca destra del giubbotto e mosse lievemente la mano.
- Incantesimo di estensione, eh? - domandò Alexandra.
- Si, Alexy. Porta la bacchetta, non si sa mai - rispose Quennie.
Alexandra prese la bacchetta e si avviò verso il piano inferiore.
- Non sai quanto assomigli a tua madre, Alexy - sussurrò la donna, prima di uscire dalla camera della figlioccia.Dopo essersi assicurate di avere tutto, uscirono di casa. Queenie porse ad Alexandra il braccio, che lo afferrò saldamente.
Alexandra e la smaterializzazione non andavano d'amore e d'accordo.
Alexandra sentì i piedi staccarsi dal suolo, una morsa allo stomaco la colpì in pieno. Poi una seconda. E una terza. Quest'ultima era talmente forte che Alexandra dovette strizzare gli occhi già chiusi in precedenza.
Appena rimisero piede a terra, Alexandra si senti di nuovo il sangue nelle vene.
- Mai più! Mai più! - disse allisciandosi i capelli. Queenie rise.
- Identica a tuo padre! Anche lui la odiava! Avrebbe preferito farsi mille chilometri interi a piedi invece di smaterializzarsi! -.
Alexandra sorrise distrattamente, mentre si guardava intorno.
"Privet Drive, numero quattro" aveva detto Queenie.
Si avviarono verso la quarta casetta. Bussarono.Sulla soglia della porta comparvero tre sagome: una donna dai capelli rosso fuoco e lentiggini delle stesso colore, occhi verdi smeraldo e vestita con un completo blu; un uomo dai capelli castano/biondo, occhi neri e vestito con jeans e camicia; una ragazza sui quindici anni, identica al padre ma con gli occhi verdi della madre ed indossava un abito lilla.
- Queenie! Siete arrivate! Oh, e tu devi essere Alexandra, giusto? - disse la donna.
- Si, signora Evans -.
- Oh, che maleducata! Entrate pure! -.
"Per me potevano anche restare tranquillamente fuori" pensò la figlia dei coniugi Evans.
Alexandra la guardò dritta negli occhi e sorrise.
- Tu devi essere Petunia, piacere Alexandra! - disse porgedole la mano.
- Piacere - rispose in tono schifato e prese la mano in modo disgustato.Si diressero in salotto e si accomodarono sui divanetti beige.
- Alexandra, lui è mio marito Mark e, Queenie, lei è mia figlia Petunia - disse. Poi rivolse lo sguardo sulla ragazza. - Puoi tranquillamente chiamarmi Ernest, cara -.
- Allora Alexandra, raccontaci un po' di te - chiese Mark sorridendo.
- Bhè credo che non ci sia niente di speciale su di me - disse Alexandra arrossendo.
Petunia sbuffò e la ragazza dagli occhi celesti la guardò inclinando leggermente la testa.
- E riguardo al mondo della magia? -.
- C'è una scuola di magia e stregoneria qui in Inghilterra, Hogwarts, in cui si imparano incantesimi difensivi, pozioni e storia della magia. Ovviamente ci sono anche altre scuole altrettanto importanti: in America c'è l'Ilvermorny, in Francia c'è Beauxbotons, in Italia c'è Aeternam (*) , e così via -.
Continuarono a parlare di magia per ore.
- Sarebbe bellissimo avere una figlia strega - disse in tono sognate Mrs. Evans.
- Basta! - esclamò all'improvviso Petunia. - Ma non vi rendete conto che sono dei mostri! - disse rivolta ai genitori.
- Petunia calm- disse il padre, ma la figlia lo ignorò.
- Allora Alexandra, chi mai vorrebbe essere tuo amico? Eh? Sei soltanto un mostro! -.
- Come ti permetti?! - tuonò Alexandra. - Tu non sai niente di me! Niente! -. Si alzò in piedi con fulmini dentro le pupille. ( Conoscete l'ira di Zeus? Si? Bene, perché immaginatevi Zeus al posto di Alexandra. Fatto? Allora potete capire come si sentiva la nostra protagonista).
- Per tua informazione ho degli amici, dei migliori amici! Forse tu non sai cosa vuol dire l'amicizia, ma io si! Loro mi sostengono, mi hanno insegnato ad amare, e di sicuro non sarai tu a- venne interrotta da Petunia.
- Allora com'è morta tua madre? - e si alzo in tutta calma e tranquillità.
- È morta durante il parto, giusto? Quindi è stata colpa tua, se non fossi nata lei sarebbe viva. Oppure morta lo stesso data la reputazione di tuo padre -.
Alexandra era immobile, i pugni serrati e gli occhi spalancati. Non sentì più il sangue nelle nocche nelle mani, inziò a sentire tutto ovattato.
Era davvero stata colpa sua?
- Ora basta! -. Queenie si alzò in piedi.
- Come osi, signorinella! -.
Stava per accadere qualcosa di brutto.
Accadeva sempre qualcosa di brutto quando Queenie Goldstein si arrabbiava.
Andò di fronte a Petunia e le tirò uno schiaffo in piena guancia. Guardò i signori Evans e disse: - La prossima volta, ma dubito fortemente che ci sarà, insegnatele a tenere a freno la bocca. Le parole fanno male, tanto male -.
Prese la borsa, circondò con un braccio le spalle di Alexandra, si avviarono verso la porta e se ne andarono.Alexandra non aveva la forza fisica e mentale di smaterializzarsi, infatti Queenie propose di fare due passi a piedi. Intanto in lontananza si sentivano le urla dei signori Evans contro la figlia.
- È stata colpa mia? La morte di mamma, è stata colpa mia? - sussurrò a Queenie.
- No, no, Alexandra, non è stata colpa tua - disse la madrina fermandosi.
- Guardami - disse.
Alexandra alzò timidamente lo sguardo. - Non è stata colpa tua e mai lo sarà. Se pensi che tuo padre ti abbia lasciata per questo, ti sbagli di grosso. Lui non ti ha mai lasciata veramente. Adesso basta piangere e andiamo a preparare la torta alle pesche che ti piace tanto, va bene? -.
La ragazza annuì sorridendo.
Afferrò il braccio di Queenie e si smaterializzarono.
Davanti alla porta della loro casa, Alexandra trovò la sorpresa più bella di tutte, in giubbotto di pelle, quattro in pantaloni e una in gonna, che la aspettava.Spazio autrice
(*) Aeternam non è di mia invenzione.
L'ha creata un'altra ragazza che ha creato sia una pagina Instagram e sia su Tik tok.
Il suo Instagram è: aeternam_official
Il suo Tik tok è: cleiuz_
Seguitela perchè merita tanto.
Presto uscirà sul suo profilo Wattpad (che non trovo) una storia su Aeternam, e non vedo l'ora di leggerla. E niente, alla prossima!~Bye Mary
STAI LEGGENDO
𝐀𝐥𝐞𝐱𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐆𝐫𝐢𝐧𝐝𝐞𝐥𝐰𝐚𝐥𝐝 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐚𝐮𝐝𝐞𝐫𝐬
FanfictionPRIMO LIBRO DELLA SERIE "HARRY POTTER". ⚠️ 𝖢𝗂 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗆𝗈𝗅𝗍𝗂 𝖾𝗋𝗋𝗈𝗋𝗂 𝗀𝗋𝖺𝗆𝗆𝖺𝗍𝗂𝖼𝖺𝗅𝗂, 𝗊𝗎𝗂𝗇𝖽𝗂 𝗏𝗂 𝖼𝗁𝗂𝖾𝖽𝗈 𝖽𝗂 𝗇𝗈𝗇 𝖿𝖾𝗋𝗆𝖺𝗋𝗏𝗂 𝖺𝗅 𝗉𝗋𝗂𝗆𝗈 𝖼𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝗉𝖾𝗋𝖼𝗁𝖾 𝖺𝗇𝖽𝖺𝗇𝖽𝗈 𝖺𝗏𝖺𝗇𝗍𝗂 𝗆𝗂𝗀�...