capitolo 11

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                    Mary's Pov

Ero finalmente a casa mia.
Quanto mi era mancata la mia stanza.
Finalmente potevo godermi il resto dell'estate prima dell'inizio della scuola.

Al mio rientro avevo trovato Ery in camera mia che era entrata dalla finestra, visto che c'era la vipera in casa.
Ormai era prassi fin da quando eravamo piccole.

Lei abitava due case più avanti alla mia.
C'era sempre stata una scala che portava alla mia finestra.
Papà l'aveva fatta installare quando avevamo poco più di 6 anni visto che lei entrava comunque in qualunque modo a casa.

Quella strega della moglie di mio padre era insopportabile e neanche a  Ery andava a genio, quindi quella scala in quel periodo era perfetta.
Non capivo perché mio padre stesse con lei.
Era una donna di bell'aspetto questo non lo nego, ma era odiosa.
Odiava il mondo della musica, non era simpatica, non aveva senso dell'umorismo, tutto ciò che voleva erano i soldi di mio padre.
Non faceva quasi niente che piacesse a mio padre, pensava solo a quale nuovo vestito comprare o farsi notare da tutti.
E soprattutto odiava me.
Era gelosa del rapporto che avevo con mio padre.
Aveva sempre cercato in tutti i modi di allontanarmi da lui, ma ovviamente senza risultato.

Io per conto mio gli avevo dato del filo da torcere fin da subito.
Non ero tipa da farmi sottomettere da una viperella del genere.

Ritornando a Ery, bhe lei era la prima vera amica che avessi mai avuto.
Era strana anche lei senza dubbio, come me del resto.
Forse se non fossimo state così simili non ci saremmo neanche mai parlate.
Con lei non dovevo fingere ne preoccuparmi di sembrare offensiva o stronza.
Potevo mandarla tranquillamente a fanculo e dirle le cose che realmente pensavo e non se la sarebbe presa perché anche lei era così.
Non ci abbracciavamo quasi mai e non eravamo solite  fare quelle smancerie da ragazzine.
Ci dimostravamo affetto semplicemente essendoci... E insultandoci.
Diciamo che ci davamo man forte a vicenda.

Bene ritornando a noi

Dopo aver raccontato quei due mesi di viaggi e tour a Ery le raccontai anche dell'assurda serata con Dylan.

Mi ero ripromessa di non averci più pensato finché non fossi tornata a casa e ora avevo uscito il discorso.
Mi faceva male parlarne ma ero troppo orgogliosa per farlo vedere.

Ery: < scusami?
Quel povero ragazzo lo hai lasciato la senza spiegazioni e senza nulla?>

Mary: < cosa potevo fare?
Non mi è venuto in mente niente.
E poi lo sai che quando inizio a provare qualche emozione scappo perché sono orgogliosa>

Ery: < l'orgoglio lo hai mandato a fanculo già dall'abbraccio in ospedale quindi non raccontare cazzate, non a me ma a te stessa>

Mary: <cosa?!>

Ery: < Hai capito.
Lo volevi fare e lo hai fatto, punto. Quando mai qualcosa ti ha fermata da quello che volevi fare? >

Mary :< stavolta è stato diverso, non so spiegarlo.
Comunque credo mi abbia chiamata più volte quando ero in volo.
Forse dovrei richiamarlo?>

Ery: <forse?>

Mary: < e va bene, devo!
Contenta?>

Ery: < no, ti avevo detto di non fare cazzate.
Ma tu è la tua testa di cazzo non mi date mai Retta.
Ora dammi i regali che mi hai portato.
Perché mi auguro che tu mi abbia portato quello che ti avevo chiesto o fai una brutta fine!>

*Presi un borsone che era chiuso per miracolo e glielo lanciai addosso*

Mary: < manca solo quello di New York, gli altri ci sono tutti, anche se non te li meriti>

*Dissi queste cose scherzando e prendendola in giro*

Lei aveva uno stile rock come me e mi aveva detto che voleva qualcosa da qualche hard rock, così gli avevo preso magliette e gadget di ogni hard rock di tutte le città in cui ero stata negli ultimi 2 mesi.

Ery: < ti sei salvata per questa volta>

*Si sedette sul mio letto e iniziò a scartare tutto*

Ery: < e chiamalo, glielo devi.
Risolvi sta cosa e poi vai da Denny.
Mi ha stressata per due mesi che gli mancavi. >

Presi il telefono e andai nelle ultime chiamate perse.
16 chiamate dallo stesso numero. Doveva per forza essere lui.
Selezionai il numero e feci partire la chiamata.
Squillò due volte finché non sentii una voce familiare dall'altra parte del telefono.

Dylan: <Ehi, mi hai richiamato.
Non ci speravo quasi piu>

Mary: <scusami Dyl.
Non volevo scappare via così, ma non potevo sopportare l'idea di salutarti>

Dylan: <Già.
Ho provato a chiamarti tutta la notte. Avrei voluto che le cose fossero andate diversamente.
Bhe a questo punto proviamo almeno ad essere amici>

Mary:< certo che si.
E grazie per tutto quello che hai fatto per me.
Amici>

*Cercai di trattenere le lacrime mentre pensavo che sarebbe potuto essere tutto diverso se fossimo vicini.
Faceva nulla, amici va bene.*

Dyl: < come è andato il viaggio?>

*Notai che la sua voce era quasi spezzata.
Forse aveva pianto.
Mi distruggeva ancora di più quel pensiero.
Cercai di scherzare e sdrammatizzare anche se con molta difficoltà*

Mary:< tutto bene, anche se l'aereo è quasi precipitato>
*lo presi in giro*

Dyl: <Ma come?
Pensavo usassi il teletrasporto ahaha>

Mary: < spiritoso, ora devo andare, ci sentiamo presto sconosciuto col nasino all'insù>

Dyl: < a presto Nanetta>

Posai il telefono sul comodino e dopo aver fatto una doccia uscii  con ery a prendere un caffè nella nostra caffetteria preferita.

                      Continua...

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